Loggia_Comunale_Pordenone

Loggia Comunale di Pordenone

La Loggia comunale, simbolo del centro storico di Pordenone, si trova alla fine dell’elegante Corso Vittorio Emanuele, sulla parte più alta del promontorio che si affaccia sul fiume Noncello. Il bell’edificio, in stile gotico, fu costruito tra il 1291 e il 1395, completamente in laterizio; parte del pianoterra si apre su un portico loggiato ad ampi archi ogivali. La Loggia ha un avancorpo a torre, sulla cui parte superiore fu costruito un grande orologio astronomico-lunare dai fratelli Rainieri di Reggio; in cima alla torre sono poste due statue che battono le ore, dette i “mori”, che in realtà sono due paggi che reggono lo scudo con lo stemma cittadino e i simboli della casa d’Austria.

Attualmente le statue in pietra originali sono nel Museo d’arte cittadino, mentre sulla torre comunale sono state poste due copie. Sulla facciata del primo piano del palazzo, interamente occupato dalla sala del Consiglio comunale, si aprono due finestre trilobate tripartite. Nel XVI secolo furono aggiunti al palazzo dal maestro Iacopo da Gemona due eleganti pinnacoli a baldacchino. Nel 1928 ci fu un ampliamento sul retro dell’edificio ad opera dell’architetto Cesare Scoccimarro; a fine anni Sessanta fu aggiunto un ulteriore edificio su disegno dell’architetto Ignazio Gardella.

 
 
 
 
 
 

ALTRO IN ZONA
Molo_Audace_Trieste

Molo Audace

Il molo che avanza nel mare davanti a Piazza dell’Unità d’Italia fu inizialmente chiamato San Carlo, perché costruito sul relitto dell’omonima nave affondata nel porto nel 1740, finché il 3 novembre 1918, alla fine della prima guerra mondiale, il cacciatorpediniere Audace fu la prima nave della Marina italiana ad attraccarvi. Per ricordare questo momento storico sull’ultimo lembo di terraferma proteso sul mare è stata collocata una rosa dei venti in bronzo.

La lunga passeggiata di pietra bianca si anima nelle giornate della Barcolana quando le acque del golfo si colorano delle vele issate dai regatanti.

Sulla Riva Caduti per l’italianità di Trieste sono collocate due statue di Fiorenzo Bacci: il bersagliere che sale le scale della banchina e Le Ragazze di Trieste, due figure femminili intente a cucire il tricolore.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Porto di Trieste

Informazioni: Trieste Infopoint, via dell’Orologio, 1 (angolo Piazza Unità d’Italia) – tel.: +39 040 3478312; fax: +39 040 3478320; e-mail: info.trieste@turismofvg.it

×

 

ALTRO IN ZONA
Parco_S_Giovanni_Trieste

Parco di San Giovanni (Parco dell’ex Ospedale psichiatrico)

Il vasto parco con i suoi numerosi padiglioni occupa l’intera area della collina su cui si sviluppa. Presenta un reticolo viario alberato e costruzioni architettoniche risalenti all’epoca in cui ospitava il manicomio e nuovi inserimenti botanici ornamentali su impianti geometrici.

Nel 1891 il Comune di Trieste iniziò a ideare la costruzione di un complesso adibito a frenocomio ispirato alla tipologia open door, secondo il programma terapeutico che fu elaborato dai medici Canestrini e Seunig. Solo nel 1902 l’incarico venne affidato all’ingegnere goriziano Ludovico Braidotti che ideò una struttura a villaggio formata da vari padiglioni, ognuno dotato di servizi igienici, veranda e passeggio coperto, integrata da una colonia agricola.

L’area scelta all’inizio del Novecento a ridosso dei monti Calvo e Valerio – nel rione di Guardiella, a est della città – era un terreno ceduto dalla famiglia Cronnest. Il progetto fu completato nel 1908. Il complesso, che poteva ospitare 480 ricoverati, si componeva di circa quaranta edifici, inseriti in una sistemazione ambientale che voleva conciliare le necessità di sorveglianza con disposizioni libere e contemplative. Attorno agli edifici più importanti si predisposero rimboschimenti e piantagioni e aiuole fiorite che avrebbero occupato le ore di attività dei pazienti.

Nel 1971 la direzione fu affidata allo psichiatra Franco Basaglia, fautore di metodologie sperimentali per la cura delle malattie mentali. Il comprensorio, che fu chiuso nel 1977, venne aperto alla città: i padiglioni che non erano utilizzati dall’Azienda sanitaria diventarono sedi museali, universitarie e scolastiche.

In tale contesto si avviò un piano di rinnovo delle componenti botaniche, la sistemazione a giardino di vari settori e la creazione di roseti.

Il roseto in prossimità dell’ingresso superiore è stato progettato da Vladimir Vremec: si possono ammirare rose dedicate a personaggi famosi e altre interessanti, oltre che per la loro bellezza, perché ottenute in periodi storici importanti. Sono presenti molte varietà ottenute da ibridatori inglesi, tedeschi, francesi, olandesi e altri ma anche americane e giapponesi. Entrando dall’ingresso inferiore presso via San Cilino, il percorso si snoda attraverso sentieri, scale e viali alberati, tra prati e aiuole, in un susseguirsi di varietà di piante e rose antiche per giungere alla parte superiore, dove sono coltivate le rose moderne.

Attraverso il Viale delle Camelie si accede alle aree che ospitano le collezioni di rose antiche: nelle aiuole presso Villa Bottacin, dove dimorano anche le quercie più maestose del parco, sono presenti le rose delle classi ‘Alba’ ed ‘Ibridi perenni’. Nel terrazzamento superiore sono collocate le classi ‘Gallica’, ‘Centifolia’, ‘Damascena’ e ‘Centifolia Muscosa’. La scarpata più soleggiata, esposta a ovest, è ricoperta da iris di vario colore. A fianco dell’ex padiglione Gregoretti le aiuole parallele ospitano rose antiche delle classi ‘Chinensis’, ‘Tea’, ‘Ibridi perenni’, ‘Rugosa’, ‘Canina’ ed altre ancora.

Diversi ibridi di ‘Rugosa’ si incontrano lungo il muro del giardinetto dedicato ai cani, assieme a rose rampicanti – ‘Banksia’, ‘Gigantea’ e ‘Bracteata’ – che si inerpicano sugli archi metallici che accompagnano il vialetto. Al suo interno si trova una serie di varietà di rose ‘Portland’, una collezione di rose ‘Bourbon’ e nelle vicinanze dei grandi lecci, a ridosso delle coltivazioni orticole, una collezione di vecchie varietà di ‘Ibridi di Moschata’.

Sopra lo scalone monumentale sono state piantate graminacee ornamentali attorno a gruppi di rose a cespuglio e le scarpate nelle adiacenze del Teatro sono ricoperte da rose coprisuolo. In omaggio all’epoca della costruzione dell’ex Ospedale Psichiatrico è stata sistemata, nella grande area prativa tra via Weiss e via Bottacin, una collezione di rose del periodo Liberty e Art Noveau.

Nell’ampia area soleggiata a terrazze, sotto il Padiglione H, all’estremità nord-est del parco, si trova la parte più grande del roseto, dedicata alle rose moderne più note: Ibridi di Tea, rose a mazzetti, rose rampicanti inframmezzate a clematidi e a graminacee ornamentali, e, a ridosso del muro perimetrale in arenaria, cespugli di Cistus e Phlomis. Le scarpate sulla terrazza che funge da belvedere, ospitano singole varietà di rose coprisuolo inframmezzate da rosmarini striscianti.

 

Informazioni


Indirizzo: Via San Cilino, Trieste

Superficie totale: 18,33 ha

Impianto planimetrico: formale, con inserti informali ornamentali e viali

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Provincia di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, giardino terrazzato, piazzale a esedra, scultura di Marco Cavallo, terrazza panoramica, viali

Specie botaniche di rilievo: farnia, circa 5.000 varietà di rose

Orari di apertura: sempre aperto

×

 

ALTRO IN ZONA
Rosandra

Riserva Naturale della Val Rosandra

La riserva racchiude la vallata incisa dal torrente Rosandra (Glinščica) nell’altipiano carsico, in un territorio di transizione tra l’ecosistema alpino e il mare, per poi estendersi oltre il confine con la Slovenia nel territorio del Comune di Hrpelje-Kozina. Il versante nordorientale della valle, soleggiato, con le pareti verticali della forra alternate a macchie boschive, è caldo e mitigato; mentre l’opposto versante, in ombra ed esposto al vento, con grandi ghiaioni, è freddo e battuto dalla bora che qui si incanala verso la costa facendo prostrare i pini.

Nei tratti pianeggianti si trovano le lande e i gramineti, le fioriture sono accese, tra maggio e giugno nei toni viola della serratola moscata o gli abbondanti cespugli di scòtano che, in autunno, si colorano di tonalità calde giallo-aranciate e rosse.

Numerosi itinerari guidano gli escursionisti, i rocciatori e gli speleologi alla scoperta di siti di interesse archeologico (i Castellieri di Monte San Michele e del Monte Carso), e paleontologico (la Caverna degli orsi), i resti dell’acquedotto romano, i ruderi del castello di Moccò, la chiesetta di Santa Maria in Siaris (XVI secolo), i due mulini all’inizio della valle e il borgo storico di Bottazzo; ma anche le eminenze naturalistiche, la landa carsica sul monte Stena, le pinete di pino nero, i ruscelli e i punti panoramici da dove si gode di una straordinaria vista sul golfo di Trieste. Degni di nota sono anche la cascata alta 36 metri del fiume Rosandra, i resti dell’acquedotto romano e la ex-ferrovia, il cui tracciato è stato convertito in pista ciclopedonale.

Nelle varie stagioni si possono riconoscere le fioriture primaverili delle primule, insieme a ellebori, fragole vellutine, iris, viole ed emeri, sino alle tardo-estive centauree, con campanule piramidali, echinopi, santoregge e ciclamini.

Variegata anche la fauna – pur non essendo facile da intercettare – la valle è abitata da caprioli, camosci, cervi, lepri, scoiattoli, ghiri, volpi, sciacalli, linci ed ermellini. La grande quantità di grotte e cavità ipogee (Grotta dei pipistrelli, Grotta delle gallerie, Grotta del tasso, Fessura del vento) favorisce la diffusione di un gran numero di pipistrelli che sono stati scelti come simbolo della riserva.

Dal tumulo del Monte Cocusso, la vista spazia verso la costa istriana, la laguna di Grado e i rilievi più distanti. Nei pressi vi sono le due cavità più alte in quota nel Carso triestino (il Pozzo della miseria e il Pozzo della determinazione).

Nel percorso di ascesa al Monte Stena si trova l’ingresso della Grotta di San Lorenzo, sovrastata da un grosso ciliegio canino. Dal ciglione del Monte Stena è visibile la cascata, circondata da fioriture in accordo con le stagioni (giallo in primavera e rosa-violetto in autunno) e, in lontananza, quasi tutta Trieste.

Su uno sperone roccioso, subito oltre il confine di Stato, ci sono i ruderi del Tabor di Draga, un vecchio torrione eretto alla fine del XV secolo. Costeggiando il bosco di pino nero che copre la sommità del Monte Carso si può deviare a sinistra per raggiungere la Grotta delle antiche iscrizioni, mentre, proseguendo sul ciglione, tra le fioriture dell’iride celeste, del riccio di dama e della ginestra si fiancheggia la landa rupestre fino a raggiungere i ruderi dell’antico Vallo del castelliere, la cinta muraria del più esteso borgo fortificato della zona di Trieste nell’età del bronzo.

 

Informazioni


Ubicazione: Comune di san Dorligo della Valle-Občina Dolina

Estensione: 746 ettari

Informazioni: www.riservavalrosandra-glinscica.it – Comune di San Dorligo della Valle, Dolina 270 – Tel.: 040 8329237

Centro visite: Bagnoli della Rosandra-Boljunec 507, San Dorligo della Valle-Dolina

Servizi: centro visite, bar, punti ristoro, area pic-nic, parco giochi, palestra di roccia

Attivitá: escursioni guidate, trekking, mountain bike, alpinismo, equitazione, corsi di arrampicata

Tel./ fax: 040 8326435;

E-mail: centrovisite@riservavalrosandra-glinscica.it

 

×

 

ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI TRIESTE

Giardino_San_Michele_Trieste

Giardino San Michele

Il giardino si inerpica sul pendio sud-ovest del colle di San Giusto in una zona urbanizzata già in epoca romana e crea una cerniera tra il nucleo medievale della città e l’area urbana di epoca ottocentesca. La sua superficie trapezoidale è scandita da terrazzamenti pavimentati, gradinate e aiuole.

Nel 1771 il terreno fu acquisito dal Comune di Trieste per realizzarvi un giardino pubblico. Dopo il 1790 il terreno divenne di proprietà del conte Giacomo Prandi che vi edificò una casa dominicale con l’annesso giardino. L’area tornò nel 1925 al Comune, a seguito dell’apertura del vicino Museo di storia e arte. Durante gli scavi archeologici che coinvolsero l’area nel 1946 furono ritrovati alcuni resti di case romane.

Il nuovo giardino fu realizzato dalla cooperativa SELAD – Sezione lavoro aiuto disoccupati – a partire dal 1952. Si realizzarono i due piani terrazzati con pergolati colonnati e gradinate in pietra e fontane che si alternano alle zone verdi ombreggiate dai platani.

Dal 1999 sono stati realizzati interventi di riqualificazione ambientale e sociale, creati in accordo tra il Comune e l’associazione del rione AnDanDes. Il giardino è un piacevole punto d’incontro per il quartiere, dove si si organizzano attività ricreative e di animazione e non mancano aree attrezzate per i più piccoli.

 

Informazioni


Indirizzo: Via San Michele, Trieste

Superficie totale: 0,77 ha

Impianto planimetrico: all’italiana con schema geometrico, di forma quadrangolare

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: bacino, belvedere, fontana, gradinata, lapide, pergolati

Specie botaniche di rilievo: albero di Giuda, Albizia julibrissin, glicine, koelreuteria paniculata, mirabolano

Orari di apertura: estivo 8.00-20.15; invernale 8.00-18.15

Servizi: gioco a torre, giochi d’acqua, giochi multifunzionali in legno, toilettes, divieto d’accesso ai cani

×

 

ALTRO IN ZONA
Laghi_Doberdo_e_Pietrarossa

Laghi di Doberdò e Pietrarossa

I Laghi di Doberdò e Pietrarossa rappresentano un raro esempio a livello europeo di idrografia superficiale legata al fenomeno del carsismo. Si trovano in un polje, cioè una depressione naturale a fondo piatto, i cui versanti possono essere più o meno ripidi, e sono attraversati da falde acquifere del sottosuolo. Sono i due unici laghi carsici del Friuli Venezia Giulia e appartengono all’omonima riserva naturale che si trova in provincia di Gorizia.

Mentre il lago di Pietrarossa è di livello pressoché costante, quello di Doberdò è un lago temporaneo, un lago-stagno: infatti il livello delle sue acque cambia a seconda della portata dei vicini fiumi Vipacco ed Isonzo. Quando i due fiumi sono in magra, la superficie libera del lago, non occupata da canneti, si riduce a canali e pozze circolari di pochi metri. Le sorgenti si trovano sul lato occidentale del lago, mentre gli inghiottitoi sono sul lato orientale.

In quest’area la flora e la fauna sono molto varie per la copresenza all’interno della Riserva di diversi ambienti naturali, quali zone umide (laghi, praterie, boschi) contrapposte ad ambienti carsici più aridi (landa, boscaglia).

Lungo le sponde del lago di Doberdò si trova una sottile striscia di bosco ripariale con salici e pioppi neri che ospitano diverse specie di uccelli tra i quali c’è il raro picchio rosso minore. Fra i mammiferi che abitano la zona troviamo i caprioli, molto comuni sul Carso, ma anche il raro sciacallo dorato. Dove l’acqua è più profonda crescono le ninfee.

All’interno della Riserva si trovano i resti di un castelliere risalente all’Età del Bronzo: era un antico villaggio fortificato con una cinta muraria costruita in pietra a secco, una delle prime forme abitative del Carso.

 

ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI GORIZIA

Grotta_Torri_Slivia1

Grotta Torri di Slivia

La Grotta delle Torri di Slivia (Pejca v Lascu in sloveno) è stata una delle prime grotte del Carso Triestino ad essere esplorata: il 6 gennaio 1885 gli speleologi della Società degli alpinisti triestini si trovarono di fronte delle imponenti formazioni stalagmitiche (torri), da cui derivò il nome della grotta, che ha uno sviluppo lineare di 554 metri. Nel 1964 il presidente del Gruppo speleologico triestino, Romano Ambroso, iniziò, quasi da solo, i lavori di adattamento per renderla fruibile al pubblico, e nel 1968 finalmente la grotta aprì al turismo.           Negli anni successivi la gestione della grotta passò di mano più volte, per tornare infine ai proprietari del terreno.

La grotta delle Torri di Slivia è considerata una delle meraviglie del Carso triestino: si sviluppa in vani adornati di bellissime vele, eccentriche, stalattiti e stalagmiti, che raggiungono altezze anche di 7 metri per 10 tonnellate di peso. Le concrezioni più famose sono le 8 torri stalagmitiche da cui la grotta prende il nome.

Nella grotta vivono tre specie di pipistrelli, protetti da un’illuminazione parziale della cavità e dalla regolamentazione dell’accesso dei visitatori sulla base dei ritmi della natura.

Alla grotta si può accedere da un pozzo naturale profondo circa 30 metri, dal quale è possibile calarsi solo con attrezzature speleologiche, e da un ingresso artificiale che porta a 60 metri sotto terra attraverso una scalinata di 200 gradini.

La cavità si trova sotto una delle proprietà dell’azienda agricola Le Torri di Slivia ed è un esempio di tutela attiva di un sito naturalistico nato da una stretta collaborazione con il Museo di storia naturale di Trieste e con la Facoltà di Geologia dell’Università di Trieste.

L’agriturismo “Torri di Slivia” funge da biglietteria e punto di partenza per visitare la grotta. Le visite sono tutte guidate (italiano, sloveno, inglese e tedesco), con partenza ad orari fissi.

Per i gruppi inferiori a 15 persone non è necessaria la prenotazione, mentre per i gruppi organizzati superiori ai 15 visitatori è consigliata la prenotazione.

Il percorso interno è illuminato artificialmente e si snoda attraverso comodi gradini e sentieri in ambienti ampi. La temperatura interna varia a seconda delle stagioni dai 3 ai 9 gradi centigradi.

 

Informazioni


Orari (gli orari si riferiscono alla partenza di ogni visita, per le visite fuori orario è necessaria la prenotazione):

gennaio/febbraio: su prenotazione minimo 8 persone

marzo/aprile/maggio: sabato domenica e festivi 10,30, 14,00, 15,30

giugno/settembre/ottobre: sabato domenica e festivi 10,30, 14,00, 15,30

luglio/agosto: tutti i giorni 10,30, 14,00, 15,30, 17,00

novembre/dicembre: su prenotazione minimo 8 persone

Prezzi: intero            € 8,00; ridotto dai 4 ai 12 anni / scuole / gruppi organizzati di almeno 15 persone € 6,00; bambini fino a tre anni gratis, FVG CARD gratis.

L’ingresso comprende: visita guidata con guida naturalistica o speleologica; trasporto con Agribus all’ingresso della grotta e ritorno; dotazione di caschetti protettivi con lampada.

 

Informazioni: Azienda agricola Le Torri di Slivia, Aurisina Cave 62/A – 34011 Duino Aurisina (TS) – Tel: +39 338 3515876 – info@letorridislivia.netwww.letorridislivia.net

×

 

ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI TRIESTE