Piazza_della_Transalpina_Gorizia

Piazza della Transalpina

La stazione della linea Transalpina, creata per collegare Vienna a Trieste, fu inaugurata nel 1906 alla presenza dell’erede al trono austroungarico l’arciduca Francesco Ferdinando. Oggi la Transalpina è una linea a binario unico non elettrificata che congiunge la Valle dell’Isonzo e le Alpi Giulie a Sesana e Jesenice. I treni storici a vapore percorrono ancora questo tratto per portare i turisti da Gorizia al lago di Bled.

Nella piazza antistante la stazione, dopo la seconda guerra mondiale, venne tracciato il nuovo confine tra Italia e Jugoslavia, così il piazzale venne diviso in due dal “Muro di Gorizia”, uno dei simboli della separazione politica e ideologica durante gli anni della guerra fredda. Fino al 1954 lungo la linea di confine si snodava il filo spinato e la porta d’entrata della stazione ferroviaria non si apriva sulla piazza. Sulla facciata della stazione campeggiavano fino al 1991 la stella rossa e la scritta in serbo-croato “Mi gradimo socijalizam” (Noi costruiamo il socialismo).

La rete divisoria è stata abbattuta con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea nel 2004. A memoria del confine oggi rimane una targa sul terreno, su cui è tracciata la linea che separa i due Stati, per cui è possibile stare letteralmente con un piede in Italia e uno in Slovenia. Nel centro della piazza l’artista triestino Franco Vecchiet ha realizzato un mosaico con il numero del cippo confinario n° 57/15 ora spostato a lato della piazza. Una fila di pietre ricorda graficamente la linea di confine sulla quale sorgeva la rete.

All’interno dell’elegante Stazione in stile secessione è stata allestita una sala espositiva dedicata alla storia del confine.

La piazza è spesso sede di eventi e manifestazioni sportive internazionali.

 

Informazioni


Indirizzo: Stazione Transalpina, Piazza della Transalpina/Evropski Trg, Gorizia/Nova Gorica

 

Orari di apertura: lo spazio espositivo della Stazione è aperto da lunedì a venerdì 13.00-17.00, sabato 9.00-19.00, domenica 10.00-19.00.

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ALTRO IN ZONA
Bike-Funk-Park-

Bike Funk Park

In estate Piancavallo saluta la neve e si trasforma!
Le sue piste diventano percorsi per la mountain bike dando vita al “Bike Funk Park“, il bike in cui gli appassionati del freeride, del downhill e dello slopestyle possono trovare un’area interamente attrezzata e dedicata a loro con percorsi che si snodano su tratti di pista e fuori pista.

Downhill e freeride per provare emozioni uniche!
L’offerta downhill presenta 3 percorsi che si sviluppano lungo le piste Salomon e variante Salomon con un percorso per esperti (lunghezza mt 2000 con 350 metri di dislivello) ed uno per il livello medio con tre varianti (lunghezza mt 2200 con 350 metri di dislivello).

Viene inoltre proposto per il freeride un percorso (mt 2000 con 350 mt di dislivello) che si sviluppa affianco della pista Tublat. Il trasporto di riders e bike, viene garantito dall’apertura della seggiovia Tremol 1.
I percorsi di downhill presentano strutture fisse come passerelle, paraboliche, kicker, salti di facile/media difficoltà, drop e passaggi tecnici naturali ricavati seguendo il profilo del terreno.
I percorsi sono messi tutti in sicurezza e si dividono in facile, media e alta difficoltà .

Dirt
Nell’area Caprioli, tradizionale sede invernale del Funk Park riservato alle evoluzioni di chi pratica lo snowboard ed il freestyle, è predisposta un’area per le evoluzioni degli appassionati della nuova disciplina del “Dirt”.
Castello di tre drop per principianti ed esperti da uno-due-tre metri, un salto piccolo da un metro con atterraggio step down e gap di 2/3 metri, un salto medio con atterraggio step down e gap da 4/5 metri, un salto grande per esperti con atterraggio step down e gap di 8 metri ed un easy drop di mezzo metro a filo terreno per chi inizia ad eseguire i primi salti.
Nuova struttura chiamata Funk Banana composta da un salto di 1,5 metri con atterraggio step down su passerella concava con uscita in drop di 1 metro e gap di 2 metri, ai quali si aggiunge anche la possibilità di effettuare salti ed evoluzioni in piena sicurezza grazie alla presenza di un grande materasso ad aria (big air bag: 15mt x 9mt), con la possibilità di ritornare facilmente in partenza grazie ad un moderno nastro trasportatore.

Informazioni


Orari
Feriali: dalle 9.30 alle 17.00
Sabato, domenica e settimana di Ferragosto: dalle 9.00 alle 17.30

Informazioni:
Bike Funk Park
Tel. +39 0434 655258
Fax +39 0434 655126
piancavallo@promotur.org

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ProtMiramare

Riserva Naturale Marina di Miramare

Riserva marina di Miramare

 

L’area protetta è situata nel Golfo di Trieste, ai piedi del promontorio di Miramare, e si sviluppa lungo il litorale racchiuso tra il porticciolo di Grignano e la riviera di Barcola. Il tratto costiero è formato dalla roccia calcarea tipica del Carso che avvicinandosi al mare digrada in massi, ciottoli e sabbia. La fascia costiera è soggetta a un regime di tutela integrale ad eccezione di un corridoio in corrispondenza della scogliera del Castello di Miramare in cui sono consentite le visite subacquee.

L’immersione nelle acque della riserva marina consente di osservare un’unicità biologica preziosa perché diversificata in microambienti specifici abitati da una notevole varietà di specie. Nella zona di marea ci si potrà imbattere in crostacei cirripedi, molluschi bivalvi, granchi, pomodori di mare e la quercia di mare, autentico relitto biogeografico dell’ultima glaciazione, nonché la bavosa pavone, specie simbolo dell’Area marina protetta. Colonizzano invece le rocce, alghe verdi e brune, spugne a canne d’organo e celenterati come gli anemoni di mare, mentre salpe, sciarrani, occhiate e orate nuotano entro i quattro metri di profondità, e più ancora in profondità spigole e corvine. Oloturie, ofiure o stelle serpentine, stelle marine e crostacei si mimetizzano sui fondali sabbiosi e fangosi, dove vivono anche la mormora e il mollusco bivalve più grande del Mediterraneo, la pinna nobile, la cui conchiglia grande fino a settanta centimetri offre ospitalità a spugne e ascidie incrostanti.

La modesta profondità del Golfo di Trieste (i fondali raggiungono una profondità massima di 18 metri) non ha impedito di avvistare durante l’estate delfini e tartarughe di mare.

La sede dell’Area marina protetta di Miramare si trova presso il Castelletto, mentre per le attività in mare è attivo un punto di appoggio nell’ex Bagno Ducale, un tempo luogo eletto ai bagni di sole degli Asburgo.

Il Centro visite offre un percorso multisensoriale che ricrea la sensazione di camminare sul fondale marino, nonché acquari e una vasca tattile dove è possibile toccare alcuni degli inquilini del mare.

 

Informazioni


Ubicazione: Viale Miramare 349, Grignano, Trieste

Estensione: 30 ettari, fino a 200 metri dalla linea di costa

Informazioni: www.riservamarinamiramare.it – Associazione italiana per il WWF for Nature Onlus; tel.: 040 224147; e-mail: info@riservamarinamiramare.it

Servizi: centro visite, biblioteca, aula didattica, laboratorio, bookshop, accessibile ai disabili

Attività: visite guidate, laboratori didattici, seawatching, immersioni con autorespiratore ad aria per subacquei forniti di brevetto, week-end blu, Settimane azzurre per le scuole

Centro visite: tutte le domeniche 10.00-11.00 e 12.30-16.00; aperture straordinarie su prenotazione

Ingresso: intero visita libera € 2,50; ridotto € 2,00 (studenti, over 65); gratis fino ai 5 anni e soci WWF; intero con visita guidata € 5,00; ridotto € 4,00

Visite: su prenotazione visite guidate per gruppi di almeno 8 persone contattando la Segreteria attività didattiche e ricreative – tel.: 040 224147 interno 3; e-mail: info@riservamarinamiramare.it – infosub@riservamarinamiramare.it

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ALTRO IN ZONA
itSaba

Umberto Saba: Itinerari Triestini

Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nasce il 9 marzo 1883 in una casa del vecchio ghetto ebraico di Trieste. Il padre, Ugo Poli, era nato nel 1853 a Trieste ma i genitori provenivano da Montereale Valcellina in Friuli e la madre di Saba, Rachele Felicita Coen era una triestina israelitica. Ugo abbandona la moglie sette mesi dopo il matrimonio e poco prima della nascita del figlio per rifugiarsi in Italia a causa del suo coinvolgimento nel movimento irredentista.

Saba inizia a comporre appena adolescente e le poesie di quel periodo sono raccolte nella prima parte del Canzoniere intitolata appunto Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-1907). Dopo un periodo di studi irregolari si impiega in un’impresa commerciale. Nel 1903 si iscrive all’università di Pisa. È in questo periodo che manifesta i primi sintomi di nevrastenia che lo porteranno a concepire il suicidio e, nel corso di tutta la vita, a un susseguirsi di cure e ricoveri. Cittadino italiano, benché fosse nato in territorio austriaco, nel 1907 presta servizio militare a Salerno, un’esperienza che si rifletterà nei Versi militari. Tornato a Trieste, nel 1909 sposa Carolina (Lina) Wölfler da cui, l’anno dopo, avrà l’unica figlia Linuccia. Nel 1912 soggiorna a Bologna assieme alla moglie, con cui si è appena riconciliato dopo una grave crisi coniugale; collabora con “Il resto del Carlino” e scrive le poesie della raccolta La serena disperazione. Si trasferisce quindi per un breve periodo a Milano, segretario in un cabaret. Il primo conflitto mondiale lo vede impegnato in ruoli amministrativi nelle retrovie italiane, esperienza che gli darà ispirazione per i Nuovi versi militari.

Al suo ritorno nella città natale acquista una rivendita di libri usati che, rinominata “Libreria antica e moderna”, assieme alla poesia sarà l’occupazione di tutta la sua vita. Pubblica nello stesso periodo varie raccolte di versi a sue spese in tirature limitate, e finalmente nel 1921, la prima versione del Canzoniere, la raccolta di tutta la sua produzione poetica che continuerà ad arricchire e a variare lungo tutto il corso della vita (il primo, inestimabile manoscritto, detto Canzoniere del 1919 è conservato dalla Biblioteca Civica di Trieste). Fra il 1938 e il 1945, a causa delle leggi razziali, Saba lascia Trieste e cerca rifugio prima a Parigi, poi a Roma (nascosto in casa di Ungaretti), a Firenze (fra gli altri, presso Montale) e poi a Milano. Nel ’45 esce, edita da Einaudi, la seconda edizione del Canzoniere (cui seguiranno altre edizioni ampliate e corrette) e l’anno seguente le prose di Scorciatoie e raccontini (della sua produzione in prosa fanno anche parte Ricordi — Racconti, Storia e cronistoria del Canzoniere e il romanzo incompiuto Ernesto). Saba viene stroncato da un infarto il 25 agosto 1957 in una clinica di Gorizia nella quale era ricoverato dal giorno della morte della moglie, il 26 novembre 1956.

 

 

Vedi Umberto Saba: Itinerari triestini / Umberto Saba: Triestine ltineraries, a cura di Renzo S. Crivelli e Elvio Guagnini , MGS Press, Trieste 2007

 

1

CASA NATALE
Via di Riborgo, 25 (non esiste più; corrisponde circa all’attuale via del Teatro Romano)
Via di Riborgo partiva da piazzetta San Giacomo (oggi non più esistente) affacciata su via del Corso (oggi Corso Italia) e attraversava il ghetto ebraico, un insieme di vie maleodoranti, di case fatiscenti senza acqua e con i servizi igienici in comune. Tra il 1934 e il 1938, il “piccone” fascista colpì il vecchio ghetto costringendo gli abitanti all’evacuazione. Centinaia di case vennero rase al suolo e tra queste la casa di Saba. Via di Riborgo lasciò il posto al Corso del Littorio, ora via del Teatro Romano.
Quando nacqui mia madre ne piangeva, / sola, la notte, nel deserto letto. I Per me, per lei che il dolore struggeva, / trafficavano i suoi cari nel ghetto.
Autobiografia (1924) —

2

CASA DELLA BALIA
Via del Monte, 15
Nei primi tre anni di vita, Saba viene affidato alle cure di una balia slovena, Peppa Gabrovich, una popolana di religione cattolica.
Alcune poesie de il piccolo Serto fanno riferimento al dolore per il distacco dalla balia che la madre avrebbe licenziato all’improvviso per gelosia e perché cercava di educare il bambino nel cattolicesimo.
La casa della mia nutrice posa / tacita in faccia alla Cappella antica, / ed al basso riguarda, e par pensosa, / da una collina alle caprette amica.
La casa della mia nutrice (1901) —

3

SECONDO DOMICILIO
Piazzetta San Giacomo, 1
(non più esistente: si apriva all’incrocio fra la via di Riborgo e corso Italia, grosso modo all’altezza dell’attuale largo Riborgo)
Nel 1888 Saba e la madre vanno a vivere con una sorella di lei, la zia Regina, dapprima in via degli Artisti 7 e nel 189 I in piazzetta San Giacomo, in un primo momento al civico n. 3 e poi al n. 1.
Nella poesia Dedica a mia zia Regina (1921), Saba parla dell’affetto che lo legava a lei nonostante “l’acuta passione per l’economia e il risparmio”. Zia Regina è la sola persona che ascolta volentieri le sue prime poesie e i suoi primi racconti e si preoccupa dell’istruzione del nipote che grazie a lei, nel 1903, può recarsi a studiare a Pisa. Alla sua morte, Regina gli lascia in eredità 100.000 Corone.
Spesso, per ritornare alla mia casa / prendo un’oscura via di città vecchia. / Giallo in qualche pozzanghera si specchia / qualche fanale, e affollata è la strada.
Città vecchia (1910-12)

4

CASA DI LINA
Via delle Acque 18 (oggi via Ruggero Timeus 12)
Saba conosce la futura moglie Carolina Wölfler, che abitava in via delle Acque 18 ora via Ruggero Timeus 12, nel 1904 quando gli viene presentata da un cugino di lei. Solo tra il 1907 e il 1908 però, alla fine del servizio militare, i due si ritrovano. Carolina e la sua famiglia abitavano allora in via Domenico Rossetti, 28 (oggi 24). Saba, che conosce la via ma non il numero civico, passeggia in via Rossetti nella speranza di incontrarla quando Lina gli appare alla finestra annaffiando un vaso di gerani.
Via del Monte è la via dei santi affetti, / ma la via della gioia e dell’amore / è sempre Via Domenico Rossetti. – Tre vie (1910-12) -

5

TEMPIO ISRAELITICO DETTO SCUOLAVIVANTE
Via del Monte, 3
Il 28 febbraio 1909 Umberto Saba sposa Carolina Wölfler nel Tempio israelitico detto Scuola Vivante, ora sede del museo Carlo e Vera Wagner vicino all’antico cimitero ebraico che si estendeva fino alle pendici del colle di San Giusto. Da lì la comunità ebraica, proprio in quell’anno, dovette trasferire i resti dei suoi defunti nel nuovo cimitero di via della Pace perché l’amministrazione comunale aveva espropriato l’area per destinarla al “Parco della Rimembranza”.
A Trieste ove son tristezze molte, / e bellezze di cielo e di contrada, / c’è un’erta che si chiama Via del Monte. / Incomincia con una sinagoga, / e termina ad un chiostro. /
- Tre vie (1910-12) -

6

ABITAZIONE DAL 1909 ALLA MORTE
Via Chiozza, 56 (ora via Francesco Crispi, 56)
La prima casa dove Saba e Lina vanno a vivere si trovava nella campagna sopra a Montebello, probabilmente all’altezza del numero 141 di Strada di Fiume.
Come racconta egli stesso, in quella casa compose A mia moglie.
Nel febbraio del 1919 finita la guerra, Saba congedato dall’esercito, ritorna a Trieste e si stabilisce in via Chiozza n. 56, prima al secondo piano e poi al quarto.

7

“ITALIA” CINEMA-TEATRO
Via Dante Alighieri, 3
Saba era sempre vissuto di rendita ma finita la guerra, con il passaggio di Trieste all’Italia, il capitale lasciato da zia Regina non gli era più sufficiente per vivere. Così nel 1919, prima di aprire la Libreria Antiquaria, Saba lavora per alcuni mesi al Cinema-Teatro “Italia” gestito dal cognato Enrico Wölfler; si occupa della pubblicità per i film in programmazione scrivendo versi promozionali.
Amo la folla qui domenicale, / che in se stessa rigurgita, e se appena / trova un posto, ammirata sta a godersi / un poco di ottimismo americano.
- Canto dell’amore (una domenica dopopranzo al cinematografo) (1925-1930) -

8

LIBRERIA ANTIQUARIA
Via San Nicolò, 30
Nel settembre 1919 Saba e l’amico Giorgio Fano acquistano per 4.000 lire la libreria di Giuseppe Mayländer, rivenditore di libri usati. L’intenzione iniziale è di liberare il locale e rivenderlo a prezzo maggiorato ma i vecchi libri (più di 28.000) incantano Saba che convince il socio a riaprire l’attività come Libreria Antiquaria. Saba si occupa della libreria per oltre trentacinque anni: in Primavera d’Antiquario (1926) si proclama “custode di nobili morti”.
Durante la seconda guerra mondiale, a causa delle leggi razziali, è costretto a una finta cessione dell’attività a Carlo Cerne, suo dipendente dal 1924, che poi rimane suo socio al cinquanta per cento. Dopo la morte del poeta, Cerne prosegue l’attività lasciandola a sua volta nelle mani del figlio Mario che la gestisce tuttora.
Avevo una città bella tra i monti / rocciosi e il mare luminoso. Mia / perché vi nacqui, più che d’altri mia / che la scopriva fanciullo, ed adulto / per sempre a Italia la sposai col canto. Vivere si doveva. Ed io per tanto / scelsi fra i mali il più degno: fu il piccolo / d’antichi libri raro negozietto. /Tutto mi portò via il fascista inetto / ed il tedesco lucro.
- Avevo (1944) -

9

STATUA
Via Dante
Nel 2004, all’incrocio di via Dante con via San Nicolò, è stata posizionata una statua bronzea opera di Nino Spagnoli che raffigura Saba mentre si avvia verso l’amata libreria. A causa dei ripetuti furti si è rinunciato a ricollocare fra le labbra del poeta quella pipa, compagna di tutta la sua vita, con cui lo scultore l’aveva raffigurato.

10

CAFFÈ-LATTERIA DA WALTER
Via San Nicolò, 31
La latteria di fronte alla libreria è il luogo prediletto da Saba per le sue pause dal lavoro. Da Walter si fa vedere parecchie volte al giorno e chi passa a trovarlo va a chiacchierare con lui al primo tavolo, di fronte alla vetrata.
A volte, quando Saba deve comporre una poesia e ha bisogno di concentrarsi, anche Carlo Cerne deve andarsene dalla libreria e rifugiarsi da Walter finché il poeta non ha finito.

11

STUDIO DI EDOARDO WEISS
Via San Lazzaro, 8
Tra il 1929 e il 1931 Saba è in cura da Edoardo Weiss, medico triestino che per primo introduce in Italia la pratica terapeutica analitica di Sigmund Freud. Saba dichiara che l’incontro con Weiss rappresenta per lui l’inizio di una nuova fase esistenziale: riscopre l’importanza che aveva avuto nella sua vita la balia, con la quale riallaccia i contatti e che spesso va a trovare.
Un grido / s’alza di bimbo sulle scale. E piange / anche la donna che va via. Si frange / per sempre un cuore in quel momento. / Adesso / sono passati quarant’anni. / Il bimbo / è un uomo adesso, quasi un vecchio, esperto / di molti beni e molti mali. È Umberto / Saba quel bimbo. E va, di pace in cerca, / a conversare colla sua nutrice; I che anch’ella fu di lasciarlo infelice / non volontaria lo lasciava.
- Il piccolo Berto (1929-1931) -

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CAFFÈ MUNICIPIO (POI GARIBALDI)
Piazza Grande 4-5 (ora piazza dell’Unità d’Italia, 5)
Dal 1905 Saba e i suoi amici si trovano al caffè Municipio in Piazza Grande. Lì Saba incontra Silvio Benco scrittore, giornalista e critico del “Piccolo”, quotidiano locale, cui fa leggere le sue composizioni. Benco intuisce subito l’originalità e i nuclei portanti della sua poetica.
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale il caffè del Municipio diventa caffè Garibaldi e alla compagnia di intellettuali si aggiungono altri membri tra cui gli scrittori Svevo, Joyce, Quarantotti Gambini, Stuparich e il poeta Virgilio Giotti.

13

CAFFÈ DEI NEGOZIANTI (ORA CAFFÈ TOMMASEO)
Piazza dei Negozianti, 3 (ora piazza Nicolò Tommaseo, 4C)
Il Tommaseo è uno dei più antichi e prestigiosi Caffè di Trieste, uno dei primi ad avere l’illuminazione pubblica a gas e il primo in cui si poteva gustare il gelato. Anche Saba, in una lettera all’amica Nora Baldi del 21 dicembre 1953, ricorda: “di aver mangiato buonissimi gelati al pistacchio, oggi introvabili, credo, nel vasto mondo”. Il caffè è il punto d’incontro del gruppo più attivo della borghesia intellettuale triestina, inoltre è il ritrovo degli attori e cantanti occupati nel poco distante Teatro Comunale (oggi Teatro Verdi).
Dopo la prima guerra mondiale, Saba incontra spesso al “Tommaseo” gli amici Virgilio Giotti, Giani Stuparich e Pier Antonio Quarantotti Gambini.
Che vuol dire, cuor mio, che dopo tanti /anni, vissuti fuor del vecchio sogno, / torno adesso al Caffè dei Negozianti. – Il Caffè dei Negozianti (1921) -
ALTRO IN ZONA
Castello_Polcenigo

Castello di Polcenigo

Il castello di “Paucinico” viene menzionato in un diploma di Ottone I dell’anno 963, con cui viene donato al vescovo di Belluno che, nel 973, riconfermò l’investitura militare ai signori del castello conferendo il titolo di Conte di Polcenigo al capitano d’arme Fantuccio, che diede origine al nobile casato.

Nel 1410 le milizie udinesi assalirono il castello, diedero alle fiamme il borgo e danneggiarono il castello di Mizza dove si era stabilito un ramo della famiglia. L’anno successivo gli Ungheri presero il castello, poi riconquistato da Venezia, che lo contese ai friulani finchè non se ne impossessò saldamente nel 1420. In seguito ad un’incursione dei turchi nel 1499 il castello venne gravemente danneggiato.

Il nucleo originario venne ampliato a partire dagli inizi del Duecento, comprendendo il borgo circostante, che ancora include edifici notevoli, come i palazzi Scolari e Fullini-Zaja, l’ex convento francescano e alcune torri medievali. Parte del complesso castellano nel Settecento fu radicalmente trasformato su progetto di Matteo Lucchesi, assumendo l’aspetto di una sontuosa villa veneta. Alienato nel 1833, il castello fu drasticamente spoliato.

Il Castello attualmente è ridotto allo stato di rudere.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Coltura 26, Polcenigo

Stato di conservazione: ruderi

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI PORDENONE

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Wild Souls Farm

Equiturismo ed allevamento

L’azienda offre passeggiate a cavallo in bosco, trekking di più giorni, allevamento e addestramento con doma dolce.

Durante l’estate si intrattengono i ragazzi in attività di scoperta del territorio carsico, approccio all’equitazione e tantissimi giochi all’aria aperta.

Il nome riflette il temperamento dei soci dell’azienda, i fratelli Carboni, uniti dalla passione dei cavalli e dal loro spirito libero.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


IRINA CARBONI
Cell: +39 340 4832519
Mail: sarwents89@gmail.com

JACOPO CARBONI
Cell: +39 346 7424834
Mail: jakydvx@hotmail.com

SHAULA CARBONI
Mail: scorpiongirl87@gmail.com

FABIANA TRIMBOLI
Cell: +39 338 8005940
Mail: fabianatrimboli@gmail.com

 

BASOVIZZA, località Foiba, 30 m. prima del museo, in provincia di Trieste.

http://www.wildsoulsfarm.com/

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI TRIESTE

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Grado Pineta

La spiaggia di Grado Pineta, adiacente all’omonimo quartiere, si estende in mezzo al verde. Non lontana dal centro di Grado, è collegata anche dalla comoda pista ciclabile. L’accesso alla spiaggia è gratuito; è possibile parcheggiare nel quartiere di Pineta, perché le strade a ridosso della spiaggia sono chiuse al traffico, garantendo alla stessa maggiore tranquillità.

Anche questa parte del litorale di Grado è sabbioso e con i fondali bassi, ideale per chi non sa nuotare; la zona infatti è priva di correnti e tra la spiaggia e i banchi di sabbia l’acqua è sempre bassa e mai fredda.

Da alcuni anni la spiaggia di Pineta è diventata luogo di ritrovo dei kitesurfer provenienti da tutta Europa, che accorrono qui al primo alito di vento per lanciarsi in spettacolari volteggi.

I diversi stabilimenti offrono a noleggio i servizi da spiaggia, dagli ombrelloni ai pedalò alle attrezzature sportive. Organizzano inoltre corsi di ginnastica, animazione, intrattenimenti, anche serali, rivolti soprattutto ai giovani. Vicino alla spiaggia vi sono vari approdi nautici.

Un’ampia zona dell’arenile, denominata Spiaggia di Snoopy, è interamente dedicata agli amici a quattro zampe.

 

Informazioni


Spiaggia Airone

Tel. + 39 0431 83630

cell. + 39 329 0628718

 

Costa del Sol

Cell. + 39 347 65 51 674

 

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