Porte_di_Spilimbergo

Le Porte di Spilimbergo

La Torre Orientale è stata realizzata nel 1304 e faceva parte della prima cerchia di mura. La porta di levante, che sorge accanto alla splendida Casa Dipinta, si può ammirare lungo Corso Roma poco oltre Piazza Duomo, mentre, più avanti ancora vi è la Porta della Torre Occidentale, costruita nel 1339 come breccia nella terza cerchia di mura, che conserva il leone alato veneziano, affrescato sulla facciata d’accesso.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Informazioni: Pro Spilimbergo, Palazzo La Loggia, Piazza Duomo 1 – www.prospilimbergo.org – tel.: +39 0427 2274; e-mail: info@prospilimbergo.org

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Villa_de_Puppi_Moimacco

Villa de Puppi

La villa, costruita nella prima metà del Settecento in stile neopalladiano, si impone alla vista con quattro solenni colonne ioniche che sostengono il timpano con lo stemma nobiliare. Si trova immersa tra le alte conifere del parco sebbene si affacci lungo la strada principale del paese. I de Puppi discendono dalla celebre famiglia dei conti Guidi, signori di Poppi, nel Casentino, citati da Dante Alighieri.

La villa padronale, serrata tra due edifici con torretta, è affiancata dalle barchesse che abbracciano una piccola corte. All’interno il salone centrale immette tramite un doppio scalone al piano nobile. Qui si conservano mobili di pregio e dipinti antichi. Nel retro la massiccia facciata con motivi a bugne di pietra guarda verso il grande cortile con pozzo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Roma 5, Moimacco

Informazioni: www.depuppi.it

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ValAlba

Riserva Naturale della Val Alba

Nella propaggine orientale delle Alpi Carniche, la riserva si trova alla confluenza con le Alpi e Prealpi Giulie, nel territorio solcato dal rio Alba e dal rio Simon. La Val Alba si colloca in un territorio integro e selvaggio, di grande interesse ecologico, dove gli aspri rilievi e le profonde valli creano un mosaico di ambienti differenziati, ricco di torrenti cristallini, salti d’acqua, creste rocciose e fitti boschi attraversati da numerosi sentieri. Tra la flora rara si può scoprire il ranuncolo bianco, il papavero delle Giulie e il giglio della Carniola.

Numerose le testimonianze della presenza militare durante il primo conflitto mondiale. Infatti, i crinali ospitarono la seconda linea del fronte, di cui sono ancora visibili i ricoveri in quota e le postazioni in galleria. Di grande interesse le escursioni al Rifugio del Vuâlt, all’ex ospedale militare, al Bivacco Bianchi e alle sorgenti del Rio Alba.

Al territorio alpino pressoché incontaminato della valle si può accedere da tre frazioni abbarbicate alla montagna: Dordolla, Pradis e Ovedasso.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Ubicazione: Comune di Moggio Udinese

Estensione: 3.000 ettari

Informazioni: www.parcoprealpigiulie.org – Ente parco naturale Prealpi Giulie, Piazza del Tiglio 3, Prato di Resia – Tel.: 0433 53534; E-mail: info@parcoprealpigiulie.it

Servizi: esposizione Riserva della Val Alba a Dordolla; ricoveri e bivacchi a Vuâlt e Cjasut dal Scîor; accessibile ai disabili

Attività: visite ed escursioni guidate, attività didattiche per scolaresche; alpinismo classico e sportivo, canyoning

Come arrivare: attraversato l’abitato di Moggio Udinese continuare sulla strada provinciale 112 per la Val Aupa fino ad incontrare l’indicazione per la Riserva della Val Alba

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Parco del Castello Savorgnan Pirzio Biroli

Il parco del Castello di Brazzà si sviluppa a nord del Borgo di Brazzacco di Sopra, cingendo su due lati la rocca fortificata che domina sulle limitrofe colline moreniche.

Il complesso è di proprietà della famiglia Savorgnan della Torre di Brazzà e Cergneu e comprende il maniero, la cappella di San Leonardo e la villa settecentesca. Fu restaurato alla fine dell’Ottocento per volere di Cora Slocomb Savorgnan di Brazzà, che disegnò e fece realizzare il parco secondo i canoni del giardino paesaggistico anglosassone: con zone verdi ornamentali alternate a grandi prati, un laghetto e tracciati a forma di trifoglio. Il terreno digrada dal crinale verso la piana, coperto di boschi con specie botaniche provenienti dal nord Europa e dall’America centrale, tra cui un esemplare monumentale di faggio centenario. Cora, inoltre, promosse la diffusione della profumata violetta bianca-blu di Brazzà, tuttora qui coltivata.

A seguito dei danni della causati dalla Prima guerra mondiale, negli anni Venti del Novecento, furono avviati i lavori di ripristino della villa – affidati all’architetto Provino Valle – e del giardino.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Pietro Savorgnan di Brazzà 11, Brazzacco di Sopra (Moruzzo)

Superficie totale: 15,00 ha

Impianto planimetrico: all’inglese

Condizione giuridica: proprietà privata

Peculiarità scenografiche e compositive: cappella, gradinata d’accesso, torre del castello

Specie botaniche di rilievo: abete bianco, cedro del Libano, cedro dell’Atlante, cedro dell’Himalaya, cipresso dell’Arizona, faggio europeo, farnia, leccio, Liriodendron tulipifera, pino marittimo, pino nero, platano, sambuco, sequoia, tiglio nostrano

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Parco_tematico_Grande_Guerra_Monfalcone

Parco tematico della Grande guerra

Il museo all’aperto, che si protende sulle alture carsiche sopra Monfalcone, offre ai visitatori la possibilità di scoprire questa zona di guerra che fu sconvolta da aspre battaglie tra il giugno del 1915 e il maggio del 1917.

Tre diversi itinerari segnalati attraversano il parco, snodandosi attraverso trincee e caverne che per lunghissimo tempo furono il triste rifugio degli uomini schierati sugli opposti fronti: i primi due sono dedicati alla ridotta di Quota 121 o Cima di Pietrarossa e alla trincea di Quota 85, il cosiddetto Trincerone, posizioni prese dall’esercito italiano nell’agosto del 1916 dopo la sesta battaglia dell’Isonzo; il terzo porta alla trincea Joffre e alla Grotta Vergine, la linea di difesa asburgica conquistata dai battaglioni italiani nel giugno del 1915.

La prima quota è un groviglio di trincee e postazioni d’artiglieria mentre la seconda, dedicata a Enrico Toti, era una linea difensiva dotata anche di ricoveri per le truppe. Il Parco è poi completato dalla trincea Cuzzi, compresa tra la Quota 98 e Quota 104. Inoltre, al di fuori del parco, nei pressi della località di Sablici, è possibile raggiungere Quota 77, superata dai soldati italiani durante la decima battaglia dell’Isonzo.

 

Informazioni


Indirizzo: da via Salita Mocenigo o da via del Carso (sentieri CAI 83 e 84)

 

Servizi: sentieri segnalati, visite guidate a cura dell’Ufficio turistico di Fogliano di Redipuglia, via III Armata 54 – tel./fax: +39 0481 489139; www.prolocofoglianoredipuglia.it; e-mail: plfogliano@tiscali.it

 

Informazioni: Ufficio di informazione e accoglienza turistica di Monfalcone, via Ceriani 10 – tel.: +39 0481 494229; fax: +39 0481 494352; www.comune.monfalcone.go.it; e-mail: iat@comune.monfalcone.go.it

 

Orari di apertura: sempre visitabile

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itSaba

Umberto Saba: Itinerari Triestini

Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nasce il 9 marzo 1883 in una casa del vecchio ghetto ebraico di Trieste. Il padre, Ugo Poli, era nato nel 1853 a Trieste ma i genitori provenivano da Montereale Valcellina in Friuli e la madre di Saba, Rachele Felicita Coen era una triestina israelitica. Ugo abbandona la moglie sette mesi dopo il matrimonio e poco prima della nascita del figlio per rifugiarsi in Italia a causa del suo coinvolgimento nel movimento irredentista.

Saba inizia a comporre appena adolescente e le poesie di quel periodo sono raccolte nella prima parte del Canzoniere intitolata appunto Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-1907). Dopo un periodo di studi irregolari si impiega in un’impresa commerciale. Nel 1903 si iscrive all’università di Pisa. È in questo periodo che manifesta i primi sintomi di nevrastenia che lo porteranno a concepire il suicidio e, nel corso di tutta la vita, a un susseguirsi di cure e ricoveri. Cittadino italiano, benché fosse nato in territorio austriaco, nel 1907 presta servizio militare a Salerno, un’esperienza che si rifletterà nei Versi militari. Tornato a Trieste, nel 1909 sposa Carolina (Lina) Wölfler da cui, l’anno dopo, avrà l’unica figlia Linuccia. Nel 1912 soggiorna a Bologna assieme alla moglie, con cui si è appena riconciliato dopo una grave crisi coniugale; collabora con “Il resto del Carlino” e scrive le poesie della raccolta La serena disperazione. Si trasferisce quindi per un breve periodo a Milano, segretario in un cabaret. Il primo conflitto mondiale lo vede impegnato in ruoli amministrativi nelle retrovie italiane, esperienza che gli darà ispirazione per i Nuovi versi militari.

Al suo ritorno nella città natale acquista una rivendita di libri usati che, rinominata “Libreria antica e moderna”, assieme alla poesia sarà l’occupazione di tutta la sua vita. Pubblica nello stesso periodo varie raccolte di versi a sue spese in tirature limitate, e finalmente nel 1921, la prima versione del Canzoniere, la raccolta di tutta la sua produzione poetica che continuerà ad arricchire e a variare lungo tutto il corso della vita (il primo, inestimabile manoscritto, detto Canzoniere del 1919 è conservato dalla Biblioteca Civica di Trieste). Fra il 1938 e il 1945, a causa delle leggi razziali, Saba lascia Trieste e cerca rifugio prima a Parigi, poi a Roma (nascosto in casa di Ungaretti), a Firenze (fra gli altri, presso Montale) e poi a Milano. Nel ’45 esce, edita da Einaudi, la seconda edizione del Canzoniere (cui seguiranno altre edizioni ampliate e corrette) e l’anno seguente le prose di Scorciatoie e raccontini (della sua produzione in prosa fanno anche parte Ricordi — Racconti, Storia e cronistoria del Canzoniere e il romanzo incompiuto Ernesto). Saba viene stroncato da un infarto il 25 agosto 1957 in una clinica di Gorizia nella quale era ricoverato dal giorno della morte della moglie, il 26 novembre 1956.

 

 

Vedi Umberto Saba: Itinerari triestini / Umberto Saba: Triestine ltineraries, a cura di Renzo S. Crivelli e Elvio Guagnini , MGS Press, Trieste 2007

 

1

CASA NATALE
Via di Riborgo, 25 (non esiste più; corrisponde circa all’attuale via del Teatro Romano)
Via di Riborgo partiva da piazzetta San Giacomo (oggi non più esistente) affacciata su via del Corso (oggi Corso Italia) e attraversava il ghetto ebraico, un insieme di vie maleodoranti, di case fatiscenti senza acqua e con i servizi igienici in comune. Tra il 1934 e il 1938, il “piccone” fascista colpì il vecchio ghetto costringendo gli abitanti all’evacuazione. Centinaia di case vennero rase al suolo e tra queste la casa di Saba. Via di Riborgo lasciò il posto al Corso del Littorio, ora via del Teatro Romano.
Quando nacqui mia madre ne piangeva, / sola, la notte, nel deserto letto. I Per me, per lei che il dolore struggeva, / trafficavano i suoi cari nel ghetto.
Autobiografia (1924) —

2

CASA DELLA BALIA
Via del Monte, 15
Nei primi tre anni di vita, Saba viene affidato alle cure di una balia slovena, Peppa Gabrovich, una popolana di religione cattolica.
Alcune poesie de il piccolo Serto fanno riferimento al dolore per il distacco dalla balia che la madre avrebbe licenziato all’improvviso per gelosia e perché cercava di educare il bambino nel cattolicesimo.
La casa della mia nutrice posa / tacita in faccia alla Cappella antica, / ed al basso riguarda, e par pensosa, / da una collina alle caprette amica.
La casa della mia nutrice (1901) —

3

SECONDO DOMICILIO
Piazzetta San Giacomo, 1
(non più esistente: si apriva all’incrocio fra la via di Riborgo e corso Italia, grosso modo all’altezza dell’attuale largo Riborgo)
Nel 1888 Saba e la madre vanno a vivere con una sorella di lei, la zia Regina, dapprima in via degli Artisti 7 e nel 189 I in piazzetta San Giacomo, in un primo momento al civico n. 3 e poi al n. 1.
Nella poesia Dedica a mia zia Regina (1921), Saba parla dell’affetto che lo legava a lei nonostante “l’acuta passione per l’economia e il risparmio”. Zia Regina è la sola persona che ascolta volentieri le sue prime poesie e i suoi primi racconti e si preoccupa dell’istruzione del nipote che grazie a lei, nel 1903, può recarsi a studiare a Pisa. Alla sua morte, Regina gli lascia in eredità 100.000 Corone.
Spesso, per ritornare alla mia casa / prendo un’oscura via di città vecchia. / Giallo in qualche pozzanghera si specchia / qualche fanale, e affollata è la strada.
Città vecchia (1910-12)

4

CASA DI LINA
Via delle Acque 18 (oggi via Ruggero Timeus 12)
Saba conosce la futura moglie Carolina Wölfler, che abitava in via delle Acque 18 ora via Ruggero Timeus 12, nel 1904 quando gli viene presentata da un cugino di lei. Solo tra il 1907 e il 1908 però, alla fine del servizio militare, i due si ritrovano. Carolina e la sua famiglia abitavano allora in via Domenico Rossetti, 28 (oggi 24). Saba, che conosce la via ma non il numero civico, passeggia in via Rossetti nella speranza di incontrarla quando Lina gli appare alla finestra annaffiando un vaso di gerani.
Via del Monte è la via dei santi affetti, / ma la via della gioia e dell’amore / è sempre Via Domenico Rossetti. – Tre vie (1910-12) -

5

TEMPIO ISRAELITICO DETTO SCUOLAVIVANTE
Via del Monte, 3
Il 28 febbraio 1909 Umberto Saba sposa Carolina Wölfler nel Tempio israelitico detto Scuola Vivante, ora sede del museo Carlo e Vera Wagner vicino all’antico cimitero ebraico che si estendeva fino alle pendici del colle di San Giusto. Da lì la comunità ebraica, proprio in quell’anno, dovette trasferire i resti dei suoi defunti nel nuovo cimitero di via della Pace perché l’amministrazione comunale aveva espropriato l’area per destinarla al “Parco della Rimembranza”.
A Trieste ove son tristezze molte, / e bellezze di cielo e di contrada, / c’è un’erta che si chiama Via del Monte. / Incomincia con una sinagoga, / e termina ad un chiostro. /
- Tre vie (1910-12) -

6

ABITAZIONE DAL 1909 ALLA MORTE
Via Chiozza, 56 (ora via Francesco Crispi, 56)
La prima casa dove Saba e Lina vanno a vivere si trovava nella campagna sopra a Montebello, probabilmente all’altezza del numero 141 di Strada di Fiume.
Come racconta egli stesso, in quella casa compose A mia moglie.
Nel febbraio del 1919 finita la guerra, Saba congedato dall’esercito, ritorna a Trieste e si stabilisce in via Chiozza n. 56, prima al secondo piano e poi al quarto.

7

“ITALIA” CINEMA-TEATRO
Via Dante Alighieri, 3
Saba era sempre vissuto di rendita ma finita la guerra, con il passaggio di Trieste all’Italia, il capitale lasciato da zia Regina non gli era più sufficiente per vivere. Così nel 1919, prima di aprire la Libreria Antiquaria, Saba lavora per alcuni mesi al Cinema-Teatro “Italia” gestito dal cognato Enrico Wölfler; si occupa della pubblicità per i film in programmazione scrivendo versi promozionali.
Amo la folla qui domenicale, / che in se stessa rigurgita, e se appena / trova un posto, ammirata sta a godersi / un poco di ottimismo americano.
- Canto dell’amore (una domenica dopopranzo al cinematografo) (1925-1930) -

8

LIBRERIA ANTIQUARIA
Via San Nicolò, 30
Nel settembre 1919 Saba e l’amico Giorgio Fano acquistano per 4.000 lire la libreria di Giuseppe Mayländer, rivenditore di libri usati. L’intenzione iniziale è di liberare il locale e rivenderlo a prezzo maggiorato ma i vecchi libri (più di 28.000) incantano Saba che convince il socio a riaprire l’attività come Libreria Antiquaria. Saba si occupa della libreria per oltre trentacinque anni: in Primavera d’Antiquario (1926) si proclama “custode di nobili morti”.
Durante la seconda guerra mondiale, a causa delle leggi razziali, è costretto a una finta cessione dell’attività a Carlo Cerne, suo dipendente dal 1924, che poi rimane suo socio al cinquanta per cento. Dopo la morte del poeta, Cerne prosegue l’attività lasciandola a sua volta nelle mani del figlio Mario che la gestisce tuttora.
Avevo una città bella tra i monti / rocciosi e il mare luminoso. Mia / perché vi nacqui, più che d’altri mia / che la scopriva fanciullo, ed adulto / per sempre a Italia la sposai col canto. Vivere si doveva. Ed io per tanto / scelsi fra i mali il più degno: fu il piccolo / d’antichi libri raro negozietto. /Tutto mi portò via il fascista inetto / ed il tedesco lucro.
- Avevo (1944) -

9

STATUA
Via Dante
Nel 2004, all’incrocio di via Dante con via San Nicolò, è stata posizionata una statua bronzea opera di Nino Spagnoli che raffigura Saba mentre si avvia verso l’amata libreria. A causa dei ripetuti furti si è rinunciato a ricollocare fra le labbra del poeta quella pipa, compagna di tutta la sua vita, con cui lo scultore l’aveva raffigurato.

10

CAFFÈ-LATTERIA DA WALTER
Via San Nicolò, 31
La latteria di fronte alla libreria è il luogo prediletto da Saba per le sue pause dal lavoro. Da Walter si fa vedere parecchie volte al giorno e chi passa a trovarlo va a chiacchierare con lui al primo tavolo, di fronte alla vetrata.
A volte, quando Saba deve comporre una poesia e ha bisogno di concentrarsi, anche Carlo Cerne deve andarsene dalla libreria e rifugiarsi da Walter finché il poeta non ha finito.

11

STUDIO DI EDOARDO WEISS
Via San Lazzaro, 8
Tra il 1929 e il 1931 Saba è in cura da Edoardo Weiss, medico triestino che per primo introduce in Italia la pratica terapeutica analitica di Sigmund Freud. Saba dichiara che l’incontro con Weiss rappresenta per lui l’inizio di una nuova fase esistenziale: riscopre l’importanza che aveva avuto nella sua vita la balia, con la quale riallaccia i contatti e che spesso va a trovare.
Un grido / s’alza di bimbo sulle scale. E piange / anche la donna che va via. Si frange / per sempre un cuore in quel momento. / Adesso / sono passati quarant’anni. / Il bimbo / è un uomo adesso, quasi un vecchio, esperto / di molti beni e molti mali. È Umberto / Saba quel bimbo. E va, di pace in cerca, / a conversare colla sua nutrice; I che anch’ella fu di lasciarlo infelice / non volontaria lo lasciava.
- Il piccolo Berto (1929-1931) -

12

CAFFÈ MUNICIPIO (POI GARIBALDI)
Piazza Grande 4-5 (ora piazza dell’Unità d’Italia, 5)
Dal 1905 Saba e i suoi amici si trovano al caffè Municipio in Piazza Grande. Lì Saba incontra Silvio Benco scrittore, giornalista e critico del “Piccolo”, quotidiano locale, cui fa leggere le sue composizioni. Benco intuisce subito l’originalità e i nuclei portanti della sua poetica.
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale il caffè del Municipio diventa caffè Garibaldi e alla compagnia di intellettuali si aggiungono altri membri tra cui gli scrittori Svevo, Joyce, Quarantotti Gambini, Stuparich e il poeta Virgilio Giotti.

13

CAFFÈ DEI NEGOZIANTI (ORA CAFFÈ TOMMASEO)
Piazza dei Negozianti, 3 (ora piazza Nicolò Tommaseo, 4C)
Il Tommaseo è uno dei più antichi e prestigiosi Caffè di Trieste, uno dei primi ad avere l’illuminazione pubblica a gas e il primo in cui si poteva gustare il gelato. Anche Saba, in una lettera all’amica Nora Baldi del 21 dicembre 1953, ricorda: “di aver mangiato buonissimi gelati al pistacchio, oggi introvabili, credo, nel vasto mondo”. Il caffè è il punto d’incontro del gruppo più attivo della borghesia intellettuale triestina, inoltre è il ritrovo degli attori e cantanti occupati nel poco distante Teatro Comunale (oggi Teatro Verdi).
Dopo la prima guerra mondiale, Saba incontra spesso al “Tommaseo” gli amici Virgilio Giotti, Giani Stuparich e Pier Antonio Quarantotti Gambini.
Che vuol dire, cuor mio, che dopo tanti /anni, vissuti fuor del vecchio sogno, / torno adesso al Caffè dei Negozianti. – Il Caffè dei Negozianti (1921) -
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ItinerariTiepolo

Tiepolo a Udine

Udine fu la prima città di terraferma nella quale Giambattista Tiepolo, non ancora trentenne, ottenne importanti commissioni che anticiparono il successo internazionale. Il giovane pittore “tutto spirito e foco” fu chiamato tra il 1726 e il 1729 dal Patriarca di Aquileia Dioniso Delfino e, più tardi, nel 1759, insieme al figlio Giandomenico, quando era già affermato e richiesto in tutte le maggiori Corti europee, dal suo successore e nipote Daniele Delfino.

 

 
 

 
 

 
 

 

1

PALAZZO ARCIVESCOVILE
PIAZZA PATRIARCATO
Il Palazzo arcivescovile, già residenza patriarcale nel Cinquecento, ospita oggi il Museo Diocesano e le Gallerie del Tiepolo. Giambattista arrivò a Udine all’inizio del 1726, chiamato da Dioniso Delfino per decorare il palazzo appena restaurato. Per la stessa potente famiglia in quegli anni stava realizzando a Venezia un ciclo di grandi tele raffiguranti episodi di storia romana che andranno a decorare il palazzo di Ca’ Dolfin.
Il primo degli affreschi realizzati da Giambattista nel palazzo patriarcale, ancora legato al gusto barocco, raffigura San Michele che caccia dal Paradiso gli angeli ribelli e otto Storie della genesi entro i riquadri in stucco di Abondio Stazio. Nella Galleria degli Ospiti l’anno successivo raffigurò l’epopea dei Padri della Chiesa. Le finte architetture realizzate da Girolamo Mengozzi Colonna, brani di fantasia esuberante e di bravura illusionistica, sono finestre limpide entro cui la narrazione tiepolesca si svolge con l’incanto di una fiaba: Abramo e gli angeli, Rachele che nasconde gli idoli e l’Angelo che appare a Sara insieme a scene in monocromo e finte statue di Profetesse.
Nel soffitto Il sogno di Giacobbe, Il sacrificio di Isacco, Agar nel deserto. Sono scene in cui le grandi vicende della storia dell’umanità si sciolgono nella delicatezza dei sentimenti. Affreschi dove grazia e invenzione si risolvono in un bagno di luce, ambientati in una cornice rurale pervasa di sottile lirismo. Il tono è colloquiale, antiretorico. La presenza divina si rivela nella dimensione serena e dimessa della quotidianità. In Rachele nasconde gli idoli, il pittore esibisce il suo autoritratto nelle vesti di Giacobbe e quello della moglie, Cecilia Guardi, nel ruolo di Rachele. La Sala Rossa o del Tribunale, che Tiepolo conclude nel 1729, è sovrastata dalla straordinaria scenografia sotto-insù del Giudizio di Salomone, arditamente stagliata contro un cielo terso. Gli episodi dell’Antico testamento furono realizzati in stucco da Giovanni Maria Andreoli. Al 1733 risalgono, invece, i due tondi con raffiguranti santi della cappella palatina.

2

CHIESA DI SANTA MARIA ANNUNZIATA
PIAZZA DUOMO
Nel 1726 Giambattista Tiepolo realizzò – pare in soli 10 giorni – la decorazione della Cappella del Santissimo Sacramento del Duomo, una spettacolare volta dipinta su cui si librano le schiere di angeli in volo. Successivamente per l’altare dipinse la pala della Resurrezione e nel 1733 la paletta con la Crocifissione, nel 1737 quella con i Santi Ermacora e Fortunato e, infine, un anno più tardi, la Trinità.

3

ORATORIO DELLA PURITÀ
PIAZZA DUOMO
Nel 1757 padre e figlio furono chiamati dal Patriarca Daniele Delfino che due anni prima aveva fatto costruire l’edificio dell’oratorio attiguo al Duomo. Giambattista vi dipinse la pala d’altare con l’Immacolata e il soffitto con la luminosissima Assunta portata in volo da un nugolo di angeli. Il figlio Giandomenico fu invece incaricato di realizzare gli otto grandi monocromi su fondo oro delle pareti che rappresentano episodi della Bibbia in cui furono protagonisti i fanciulli e le fanciulle a cui quella scuola sarebbe stata dedicata.

4

GALLERIA DI ARTE ANTICA E PINACOTECA DEL CASTELLO
Forte del successo ottenuto con gli affreschi del Duomo Giambattista fu chiamato a realizzare il fregio del Salone del Parlamento con Il Trionfo dei Cristiani sui Turchi che celebrava la vittoria veneziana nella battaglia di Lepanto del 1571.
Nel 1737 realizzò le due tele per la chiesa di Santa Maria dei Filippini con l’Angelo Custode e San Francesco di Sales ora conservati nella pinacoteca, insieme alla magniloquente tela allegorica che in origine ornava il soffitto di Palazzo Caiselli raffigurante La virtù e la Nobiltà trionfano sull’Ignoranza (1740-1743).
Il Consilium in arena è la singolare opera di Giandomenico che celebra il conte Filippo Florio, primo udinese che ottenne di essere ammesso all’Ordine dei Cavalieri di Malta, una scena corale e vivace che raffigura la società udinese con occhio spregiudicato.
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