Ecomuseo_Acque_Gemonese

Ecomuseo delle Acque del Gemonese

Il Campo di Osoppo-Gemona è una piana alluvionale completamente circondata da rilievi formatasi da un vasto lago che oggi costituisce l’ampia falda freatica situata a pochi metri di profondità, che talora affiora in superficie dando luogo a risorgive di elevatissimo interesse naturalistico.
Il “museo diffuso sul territorio” si propone di preservare le testimonianze di interesse antropologico e indagare le relazioni fra ambiente naturale e ambiente antropizzato, le tradizioni, le attività e le opere dell’uomo che hanno condizionato la formazione del paesaggio.
Su questo territorio ricchissimo di ambienti umidi e di opere idrauliche l’uomo interviene da secoli. L’ecomuseo interpreta, conserva e valorizza i tanti siti naturali (sorgenti, laghi, torrenti, fiumi) e le altrettanto numerose manifestazioni della cultura materiale e immateriale (opere di presa, rogge, mulini, pozzi, lavatoi ma anche pratiche di vita e di lavoro, saperi tradizionali, produzioni locali) del Gemonese.
L’Ecomuseo riunisce i comuni di Artegna, Buja, Gemona del Friuli, Majano, Montenars e Osoppo in una logica di sostenibilità e valorizzazione ambientale, economica e sociale, nonchè di preservazione della memoria collettiva che coinvolga l’intera comunità locale. La sua area di competenza coincide con la zona maggiormente colpita dal sisma del 1976, dove le tracce fisiche della memoria storica hanno subito una rilevante dispersione. Inoltre raccoglie e documenta manufatti, strumenti di lavoro, strutture di archeologia industriale, ma anche beni immateriali: tradizioni, saperi, spiritualità, dialetti, feste, tradizioni orali.
L’Associazione ha sede nel mulino Cocconi di Ospedaletto di Gemona, che ospita il Museo dell’arte molitoria, un centro di documentazione sulle acque ed è sede di un laboratorio didattico.
In questo contesto sono stati realizzati degli itinerari che collegano le emergenze naturali e antropiche presenti nella zona, volti a divulgare l’uso che si è fatto dell’acqua nei secoli.
 

Informazioni

Servizi: visite guidate ed escursioni in tutte le località del comprensorio; centro di educazione ambientale
Orari di apertura: il centro è aperto alle scuole solo su prenotazione, ai visitatori e ai turisti il primo giovedì e il secondo sabato del mese 9.00-12.00 e 15.00-18.00
Ingresso: le tariffe dipendono dalla durata dell’uscita e dall’attività che viene svolta.
Informazioni: www.ecomuseodelleacque.it; tel. 0432 972316 e-mail: info@ecomuseodelleacque.it – Tel.: 338 718 7227 e presso il Centro didattico-ambientale «Mulino Cocconi», Largo Beorcje 12, Ospedaletto di Gemona – Tel.: 0432 972316; Fax: 0432 961860; E-mail: cea.mulinococconi@virgilio.it – www.mulinococconi.it

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Museo civico

Il museo è sito nel complesso di Palazzo Elti nel centro storico di Gemona. Alla fine dell’Ottocento il sacerdote Valentino Baldissera, erudito e amante delle arti collezionò un primo nucleo di reperti archeologici e curiosità. In seguito il bibliotecario Antonio Tessitori e altri appassionati locali si dedicarono al recupero e alla raccolta delle testimonianze storiche del territorio, che andarono ad arricchire la collezione comunale.

L’esposizione accoglie, inoltre, opere rinascimentali e barocche recuperate dalle Chiese di Santa Maria delle Grazie e di San Giovanni, andate distrutte nel sisma del 1976. Il soffitto di quest’ultima è stato ricomposto fotograficamente e sono visibili 7 delle 36 tavole recuperate eseguite nel 1533 da Pomponio Amalteo e Gaspare Negro.

Il percorso espositivo offre opere di Cima da Conegliano e di Pellegrino da San Daniele e, inoltre, dipinti di soggetto sacro eseguiti dai Secante, pittori udinesi del XVI secolo; una Crocifissione, attribuita al veneziano Palma il Giovane e una serie di opere di produzione oltralpina.

Nel 1906 il Comune di Gemona acquisì la collezione di dipinti provenienti dalla Carinzia del pittore Luigi Fantoni (1844-1903) fra cui tele e bozzetti attribuiti ad artisti tedeschi del XVIII secolo (Kremserschmidt, Troger, Spiegler).

Ci sono, inoltre, le opere dei maestri gemonesi dell’Otto e Novecento, quali Giacomo e Antonio Brollo, Raimondo D’Aronco e Giuseppe Barazzutti.

 

Informazioni


Indirizzo: Palazzo Elti, Via Bini 9, Gemona del Friuli

Servizi: visite guidate, audioguida, biblioteca; accessibile ai disabili

Informazioni: www.provincia.udine.it/musei; presso l’Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica – Tel.: 0432 981441; E-mail: ufficioiat@gemonaweb.it; e il Comune di Gemona – Tel.: 0432 973211; www.comune.gemona-del-friuli.ud.it;

Orari di apertura: da giugno a settembre tutti i giorni 10.00-13.00 e 15.00-19.00; da ottobre a maggio 10.00-12.30 e 15.00-18.00; chiuso il lunedì

Ingresso: gratuito

Tel.: 0432 971399

Fax: 0432 971090

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Forte Hensel

Posto su un picco roccioso a controllo della via che conduceva a Tarvisio, fu una delle piazzeforti più importanti del sistema difensivo austro-ungarico. Nel 1808, durante le guerre napoleoniche, per impedire l’accesso in Carinzia attraverso le Valli del Fella e dell’Isonzo, l’arciduca Giovanni fece costruire delle fortificazioni militari: a presidio della Valcanale, presso Malborghetto, venne costruito il cosiddetto forte Hensel (è coeava la fortificazione realizzata presso il Passo del Predil tra le località di Cave e Bretto di Sopra).

Nel 1809 l’opera ancora incompiuta venne assaltata dalle truppe francesi e il capitano Friedrich Hensel vi morì con le sue truppe. Inutili furono i tentativi di riconquista fatti dall’esercito austriaco; i francesi lasciarono il forte solo nel 1811 e, persa ogni importanza strategica durante la prima guerra mondiale, venne abbandonato dagli austriaci e lasciato in declino. Nel 1847, per volere dell’imperatore Ferdinando I, fu eretto un monumento a memoria del Capitano Hensel.

Oggi, tra la fitta vegetazione, sono ancora visibili i resti. Sulla parete rocciosa del promontorio c’è il monumento del “Leone di Hensel” in ricordo del capitano austriaco morto in battaglia contro l’esercito napoleonico. Dall’altro lato della statale un sentiero che costeggia il fiume Fella permette di superare la galleria che attraversa il promontorio dello Tschalawài. Il primo edificio che si incontra lungo la salita porta la targa con il nome del forte, visibile l’imbocco a un tunnel dotato di feritoie, ma l’accesso all’opera è vietato per il pericolo di crolli. Di fronte si trova un secondo tunnel e il tracciato che sale verso l’edificio più in alto. Infine, in cima al promontorio si trovano le piazzole dei cannoni da dove si gode della vista che si apre sulla Val Canale.

 

Informazioni


Indirizzo: Località Ugovizza, Malborghetto-Valbruna

Come arrivare: superato l’abitato di Malborghetto (strada statale SS13), lasciare l’automobile nell’area di sosta poco prima della galleria “Forte”; il percorso escursionistico prosegue su una carrareccia non segnalata (90 minuti circa)

Informazioni: Comune di Malborghetto Valbruna, Piazza Palazzo Venezian 1 – Tel.: 0428 60023

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Canal Grande

Nel cuore del Borgo Teresiano – area urbana settecentesca sorta sulle vecchie saline – si apre una breve via d’acqua artificiale che sfocia nel bacino di San Giorgio, nel Porto Vecchio. Fu realizzato tra il 1754 e il 1756 dal veneziano Matteo Pirona, affinché i velieri e i mercantili potessero attraccare al centro della città e scaricare le merci sulle banchine, rispondendo alla vocazione marittima e commerciale della città-emporio.

Il canale, allora punteggiato da variopinti pescherecci, è attraversato oggi da due ponti e da una passerella pedonale: il Ponte rosso, su cui è collocata la statua dello scrittore irlandese James Joyce; il Ponte verde, all’imbocco dal mare, cui venne affiancato, nel 1904, il Ponte bianco o Ponte nuovo, sul quale passava la ferrovia che collegava le Rive. La passerella pedonale in acciaio, vetro e pietra d’Istria, inaugurata nel 2013 come Passaggio Joyce, viene comunemente chiamata “Ponte curto”.

In piazza Ponterosso si trova la fontana settecentesca di Giovanni Battista Mazzoleni, con il puttino, familiarmente chiamato Giovannin de Ponterosso. Su Piazza Sant’Antonio, allestita a giardino, si affaccia lo storico caffè Stella Polare.

Alle rive del canale fanno da scenografia le geometrie bicrome di palazzo Gopcevich, la chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, le cupole azzurre del tempio ortodosso di San Spiridione, il “Grattacielo rosso” ovvero palazzo Aedes, palazzo Genel e palazzo Carciotti.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Sant’Antonio Nuovo, Trieste

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Palazzo Werdenberg

Già sede, nel XVII secolo, del Seminario gesuitico, oggi il palazzo ospita la Biblioteca statale isontina. L’edificio fu donato nel 1634 dal conte Giovanni Battista Verda de Werdenberg perché se ne facesse un convitto ecclesiastico. A seguito della soppressione dell’ordine gesuita nel 1773, per volontà dell’imperatrice Maria Teresa, l’edificio continuò ad essere deputato all’istruzione della gioventù, divenendo una scuola pubblica retta dai padri Piaristi e, durante l’Ottocento, fu prima sede del ginnasio e poi, dal 1888, della Biblioteca Civica.

Il palazzo si apre internamente su una verde corte con tre ordini di logge sovrapposte. Sobrio e funzionale, l’edificio fa sfoggio degli unici vezzi nel grande scalone barocco con gli stucchi settecenteschi attribuiti alla scuola dell’architetto Giovanni Pacassi, padre del celebre architetto goriziano.

Nelle diverse sale si susseguono durante l’anno mostre d’arte, incontri culturali e conferenze.

Nella biblioteca si conservano libri antichi, una notevole raccolta di storia patria e i fondi Giuseppe Domenico Della Bona e Carlo Michelstaedter.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Mameli 12, Gorizia

Informazioni: Biblioteca Statale Isontina – www.isontina.librari.beniculturali.it; tel.: +39 0481 580211; e-mail: bs-ison@beniculturali.it

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Parco Urbano Villa Giulia

Il parco si estende su un’area collinare a est di Trieste dove si trovano alcuni rifugi militari scavati nella roccia nonchè un eccellente punto panoramico sul golfo. Estendendosi su due versanti con diversa esposizione, lungo i due pendii si è sviluppata una macchia diversa: una di conifere e l’altra di latifoglie.

Fu inaugurato nell’aprile del 1934, a più di vent’anni dalle prime acquisizioni dei terreni di proprietà delle famiglie Rumer, Geiringer e Krausenek. Lasciato lungamente in abbandono, il parco è stato riaperto al pubblico nel 1984, dopo che l’area è stata riqualificata. Vi si può osservare la caratteristica vegetazione carsica: roverella, carpino nero, orniello e sommaco, che in autunno si tinge di rosso; ricca anche la fauna selvatica: capriolo, tasso, volpe e cinghiale e anche diverse specie di uccelli quali il picchio, la cinciallegra, la gazza e la ghiandaia. Sono stati, inoltre, creati due stagni artificiali, il maggiore dei quali – il “laghetto delle rane”, presso una cava dismessa – è attualmente curato dal Museo di storia naturale.

Negli ultimi anni sono state organizzate diverse iniziative a tema naturalistico-ricreativo per valorizzare questo luogo e goderne l’atmosfera e sono sorti anche dei comitati cittadini per la salvaguardia del verde minacciato dall’incombente espansione edilizia.

Si può raggiungere il parco con il caratteristico tram di Opicina.

 

Informazioni


Indirizzo: Strada nuova per Opicina, Trieste

Superficie totale: 23,50 ha

Impianto planimetrico: a bosco, irregolare

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: arena, laghetto

Specie botaniche di rilievo: acero campestre, acero trilobo, carpino nero, cipresso, ginestra, orniello, robinia, rovere, roverella

Servizi: campo da calcio

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Basilica di Santa Maria Assunta

Dal 1998 la città di Aquileia è inserita nel World Heritage List dell’UNESCO. Infatti la basilica patriarcale rappresenta, con i suoi magnifici mosaici del IV secolo, un ineguagliato esempio di architettura religiosa e insieme all’imponente campanile è il simbolo di Aquileia.

La basilica attuale è il risultato di diversi rifacimenti susseguitisi nel corso dei secoli: essenzialmente romanica, ma con particolari gotici e rinascimentali. Il complesso originario, del quale rimangono le aule paleocristiane e una pavimentazione costituita da uno straordinario complesso musivo paleocristiano, era del IV secolo, ma la struttura che ammiriamo ora è sostanzialmente quella consacrata nel 1031 dal Patriarca Popone. Della stessa epoca è il campanile, alto 73 metri, che domina la pianura friulana: dalla cella campanaria si può ammirare un panorama magnifico che spazia dalle Prealpi alla laguna.

Nel 1348, dopo un terremoto, furono eseguiti restauri che sostituirono gli archi a pieno sesto della navata centrale con archi a sesto acuto.

Cinquecentesco è invece il soffitto ligneo, grandioso lavoro di carpenteria e ultimo intervento importante eseguito nella basilica.

Il mosaico pavimentale del IV secolo è il più vasto d’Europa (760 mq) ed è il reperto più prezioso della basilica; nei suoi simbolismi cristiani si celebra la resurrezione, la nuova vita che trionfa sulla morte.

L’interno della basilica è ampio e luminoso. Subito a sinistra c’è una piccola costruzione dell’XI secolo detta Santo Sepolcro, a imitazione di quello di Gerusalemme. Dall’interno della Basilica si accede alla Cripta degli affreschi (conserva opere del XII secolo e di gusto bizantino) e alla Cripta degli scavi, importante per conoscere la storia della città cristiana dei primi secoli. Accanto alla Basilica si trovano la cosiddetta chiesa dei pagani e il battistero.

 

Informazioni


Basilica e campanile di Aquileia

Piazza Capitolo, 1

I-33051 Aquileia (UD)

Tel.: +39 0431 919719

Fax: +39 0431 919828

www.basilicadiaquileia.it

E-mail: basilica.aquileia@virgilio.it

 

Servizi: bookshop, parcheggio; accessibile ai disabili

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