Roccolo_del_Postino_Montenars

Roccolo del postino

Questo roccolo è stato realizzato tra il XIX e il XX secolo per la cattura degli uccelli. Si tratta di strutture arboree costruite sulle selle e sui crinali dei monti per intercettare le rotte migratorie. Il roccolo, di forma circolare, è delimitato da una doppia siepe in carpino bianco e in bosso, ed è situato a circa 2,6 chilometri dal centro abitato.

L’architettura arbustiva è sostenuta da colonne e archi di rami e tronchi di carpino bianco, che conserva le foglie, ormai secche, anche nella stagione autunnale, mimetizzando le reti che vengono tese tra le arcate.

Oggi una legge regionale contribuisce alla manutenzione di questo e degli altri roccoli del territorio di Montenars, visitabili tramite un sentiero anulare che collega alcuni dei roccoli superstiti immergendosi nei boschi di castagni. Il Roccolo del Postino è valorizzato dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo:Strada comunale Montenars-Flaipano, Montenars

Superficie totale: 0,03 ha

Impianto planimetrico: alberatura formale

Peculiarità scenografiche e compositive: siepe formale

Specie botaniche di rilievo: bosso, carpino bianco

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Museo_aperto_Pal_Piccolo

Museo all’aperto del Pal Piccolo

L’Alta Valle del But, come le Alpi Giulie, svolse un ruolo strategico durante il primo conflitto mondiale: qui, infatti, nell’estate del 1915 gli eserciti italiano ed austro-ungarico si affrontarono in aspre battaglie per il controllo delle cime del Pal Grande, del Freikofel e del Pal Piccolo. Sulla vetta di quest’ultimo è stato allestito un museo all’aperto, curato dall’Associazione Amici delle Dolomiti, che consente di esplorare le postazioni austriache.

Il sentiero che porta sulla cima (1866 m) inizia presso il Passo di Monte Croce Carnico (1360 m), segnalato dall’indicazione “Kleiner Pal – MG Nase”. Lungo il percorso si incontrano alcune caverne adibite ad uso militare, delle casermette, una trincea coperta, fregi ed iscrizioni scolpiti nella roccia e, infine, l’appostamento chiamato Naso delle mitragliatrici. Nei pressi della vetta i volontari hanno ricostruito la cosiddetta Villa Tropfstein, una baracca nella roccia, mentre nella stazione a monte della teleferica si trova la cupola corazzata della prima linea austriaca. Sul piccolo altopiano irregolare si possono percorrere i camminamenti e le trincee austro-ungarici, scavati nella viva roccia, che distavano dal Trincerone italiano sull’altro versante (1860 m) solo poche decine di meri.

La discesa al Passo può essere effettuata percorrendo il sentiero a ritroso oppure, una volta superato l’ultimo avamposto austriaco e raggiunte le postazioni italiane, con una struttura massiccia in cemento armato seguendo il sentiero CAI 401, che ripercorre la mulattiera di approvvigionamento delle truppe italiane, tra ruderi di ricoveri e di camminamenti. Da qui, si può visitare il Castello Rosso (percorso fuori traccia su terreno sconnesso) dove sono conservate diverse testimonianze degli alpini e dei fanti italiani.

 

Informazioni


Informazioni: Associazione Amici Alpi Carniche presso il Museo Storico. La Zona Carnia nella Grande Guerra, via Nazionale 90, Timau – Tel.-Fax: 0433 779168; www.museograndeguerratimau.it – e-mail: museotimau@alice.it

 

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Fiume_Isonzo

Fiume Isonzo

Il fiume Isonzo, che nasce a 1.100 metri d’altitudine in Val Trenta (Slovenia), nelle Alpi Giulie, ha tanti nomi quanti i popoli che ha incontrato: a partire probabilmente dal celtico “Eson”, poi il latino Aesontium, trasformato in Sontium (da cui il tedesco Sontig), lo sloveno Soča (femminile), le varianti friulane Lusinç (in friulano standard), Isuns, Lisuns, Lusinz, Lusins, fino al dialettale Lisonz in bisiaco.

L’Isonzo ha un regime essenzialmente alpino influenzato anche dalla notevole presenza di sorgive carsiche che lo alimentano costantemente.

In Slovenia il fiume, le cui acque hanno il colore dello smeraldo, scorre fra canyon e boschi, in un paesaggio incantevole: ogni tanto una passerella in legno ne attraversa il corso impetuoso. In Val Trenta suoi affluenti sono i torrenti Lepena, Coritenza e Uccea. A Tolmino (Tolmin) riceve le acque del Tolminka e a Santa Lucia d’Isonzo (Most na Soči) quelle del fiume Idria. Entrando in territorio italiano presso Gorizia riceve le acque del Vipacco, in territorio carsico, poi quelle del torrente Groina e del Piumizza e, più avanti, verso il mare, del Torre, per poi concludere il suo percorso di 136 km raggiungendo l’Adriatico fra Staranzano e Grado, a Punta Sdobba, caratterizzando con il suo corso quella parte di territorio chiamata Isontino.

L’Isonzo è importante non solo dal punto di vista naturalistico, ma anche storico: teatro di battaglie fin dal 300 d. C. fra cristiani e pagani, viene storicamente associato alla prima guerra mondiale per le dodici battaglie che prendono il suo nome, nelle quali morirono oltre 300.000 soldati tra italiani e austroungarici.

Nell’alta Valle dell’Isonzo le sue acque limpide ospitano la trota marmorata, che però è ritenuta a rischio di estinzione, soprattutto a causa dell’introduzione della trota fario, con la quale si ibrida. Sulla foce del fiume, all’Isola della Cona, dal 1996 esiste un’area naturale protetta denominata Riserva naturale della Foce dell’Isonzo che si estende per oltre 3.600 ettari e ospita moltissime specie botaniche e faunistiche, fra cui i cavalli Camargue con cui è possibile fare delle escursioni. Molte le specie di uccelli migratori che si fermano alla foce, per la gioia degli appassionati di birdwatching che trovano apposite strutture dedicate all’osservazione.

 

Casa_Farfalle_Bordano

Casa delle Farfalle

La Casa delle Farfalle di Bordano è una struttura eco-museale che ospita oltre quattrocento specie di farfalle nelle grandi serre che riproducono gli habitat naturali dell’Africa tropicale, delle foreste pluviali asiatiche e del bacino del Rio delle Amazzoni. I terrari e gli acquari consentono di ammirare molte altre specie di piante esotiche e animali come camaleonti, pappagalli e tartarughe.

Il sentiero entomologico è un percorso guidato che mostra le oltre cento specie diurne e le cinquecentocinquanta specie notturne di farfalle che popolano il monte San Simeone. Da vedere anche le sezioni del Museo vivente del mimetismo, il percorso interattivo Profumi e una sezione dedicata al linguaggio dei colori.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Canada 5, Bordano UDINE

Servizi: visite guidate, bookshop, bar, laboratori didattici; accessibile ai disabili

Orari di apertura: Lun – Ven dalle 9 alle 18 / Sab – Dom – Festivi dalle 9 alle 19

Ingresso: intero € 8,00; ridotto (da 4 a 12 anni; oltre i 65 anni; gruppi con più di 15 persone)

Visite: visite guidatesu prenotazione€ 20,00 (per gruppi di 15-25 persone); guida gratuita per scolaresche, centri estivi, e gruppi diversamente abili (almeno 15 persone)

Telefono: +39 0432 1636175

Fax: +39 0432 030069

Informazioni: www.farfalledibordano.it

E-mail: info@farfalledibordano.it

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Castello_Pinzano

Castello di Pinzano al Tagliamento

 

 

Il complesso fortificato costituiva un presidio inespugnabile, protetto da più cinte murate, bastionature e torri, difeso naturalmente dal dirupo e dal sottostante fiume Tagliamento.

I signori di Pinzano vengono ricordati a partire dal XII secolo come vassalli dei duchi di Carinzia. Questa casata tenne la rocca fino al 1344, quando ne furono privati dal Patriarca a seguito di una sanguinosa faida familiare; nel 1352 il feudo fu ceduto ai Savorgnan che lo tennero fino al 1797, anno della caduta della Repubblica veneta.

L’abbandono secolare, le traversie subite durante la prima guerra mondiale e gli eventi sismici del 1928 e del 1976 hanno quasi del tutto cancellato le tracce dell’imponente complesso: attorno al mastio, di cui restano solo le fondamenta, sorgevano ben tre cinte murarie, i cui resti sono ancora visibili; qui si raccoglieva anche un piccolo borgo di cui si notano ancora le fondamenta ormai immerse nella macchia circostante, ma ancora apprezzabili ripercorrendo l’antica strada castellana.

Secondo una leggenda, nei sotterranei del castello ci sarebbero state una camera segreta che conteneva il prezioso tesoro dei Pinzano, frutto delle numerose scorrerie nel Friuli, nonché delle gallerie segrete che conducevano sino al Tagliamento.

Attualmente è in corso un progetto di recupero; i lavori hanno già portato alla luce le cantine del maniero voltate a botte.

 

Informazioni


Indirizzo: Via XX Settembre 60, Pinzano al Tagliamento

Stato di conservazione: in rovina

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Castello_Sacile

Castello di Sacile

Il Castel Vecchio di Sacile – edificato su un’isola affiorante dal Livenza, detta “le Contrade” – viene fatto risalire alla fine del X secolo. Il patriarca Gregorio a metà del Duecento spese ingenti somme per fortificare questo e molti altri castelli friulani danneggiati dagli assalti di Ezzelino da Romano.

A quel tempo oltre alle due rocche che fiancheggiavano il Livenza – il Castelvecchio ed il castello di Corte – erano presenti due porte d’accesso, orientate verso il Borgo Ricco, in direzione del Friuli, e verso al Tagliamento.

Nel 1347 il patriarca Bertrando fece costruire le mura che collegavano il castello al porto, altra isola fluviale e approdo per le barche mercantili. Nella seconda metà del Quattrocento venne costruita una doppia cinta muraria per unire il fortilizio alla terraferma, che si estendeva verso entrambi i borghi.

Dell’antico maniero restano oggi solo pochi ruderi; degli originari cinque torrioni ne sono rimasti tre: quello più antico, risalente al XII secolo, si trova dietro il Duomo di San Nicolò, ai margini della passerella sul Livenza che conduce a Campo Marzio; quelli di San Rocco e del Foro Boario furono eretti tra il 1470 ed il 1485 contro la minaccia turca. Insieme facevano parte di un complesso sistema difensivo raccordato da cunicoli sotterranei.

Dell’imponente torrione di San Rocco rimangono i resti in Largo Salvadorini dove è ancora visibile il Leone alato di San Marco a memoria del doge Giovanni Mocenigo che lo fece edificare. Nel Foro Boario si conservano in buono stato il torrione e parte delle mura difensive della città. Recenti interventi di riqualificazione dell’area hanno permesso la creazione di una passeggiata lungo il Livenza che costeggia la cinta muraria e il torrione fino al parco di Pra’ Castelvecchio.

 

Informazioni


Indirizzo: Sacile

Stato di conservazione: ruderi

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Grotta_Gigante

Grotta Gigante

La Grotta Gigante (in sloveno Briška jama) è una grotta carsica esplorata nel 1840 e aperta al turismo già dal 1908. Si trova sul Carso, a pochi chilometri da Trieste. La sua origine viene fatta risalire ad almeno una decina di milioni di anni fa: è costituita da un’enorme cavità, il cui fondo si trova a 115 m. sotto la superficie e a 160 m. s.l.m., le cui misure sono: altezza 98,5 m., lunghezza 167,6 m. e larghezza 76,3 m, tanto da essere inserita nel Guinness dei Primati come grotta turistica contenente la sala naturale più grande al mondo.

Il primo a calarsi nella grotta fu l’ingegnere montanistico Anton Friedrich Lindner, che nel 1840 esplorava le cavità del Carso alla ricerca di riserve idriche sotterranee da sfruttare per l’approvvigionamento idrico di Trieste: alla città in costante crescita non bastavano più le riserve d’acqua tradizionali. Lindner pensò quindi di cercare l’acqua nel sottosuolo e iniziò così l’esplorazione sistematica delle grotte della zona. Non avendo però trovato l’acqua (scomparsa dalla Grotta Gigante ormai da milioni di anni), egli sospese l’esplorazione della grotta. Successivamente un’altra spedizione scoprì nel 1890 due nuovi ingressi, uno dei quali adatto alla costruzione di scalinate per le visite turistiche: fu così che la Grotta Gigante fu aperta al pubblico nel 1908. Nel 1997 fu costruito il nuovo percorso di risalita. Nel 2007 si concluse l’esplorazione dell’ultimo ramo laterale, che permette di scendere a 250 metri, cioè a solo 20 metri sul livello del mare.

La Grotta Gigante rappresenta un tratto ancora visibile di un’antica galleria fluviale di un complesso sistema ipogeo. I corsi d’acqua hanno abbandonato la cavità almeno cinque milioni di anni fa. La Grande Caverna si è originata circa 500.000 anni fa dal crollo di un diaframma di roccia che separava due diverse gallerie sovrapposte. Tale colossale frana ha creato il vastissimo ambiente oggi visitabile. Un altro crollo ha permesso l’unione della Grotta Gigante con un profondo pozzo verticale, generato dall’acqua piovana in epoca più recente rispetto all’origine del resto della grotta. Abbandonata dai corsi d’acqua, all’interno della grotta hanno iniziato a formarsi numerosissime stalattiti e stalagmiti, che crescono attualmente ad una velocità media di 1 mm ogni 15-20 anni. Tra queste stalagmiti ne spicca una alta 12 metri, la cosiddetta “Colonna Ruggero“, formatasi in circa 200.000 anni. L’apporto di calcare costituisce la base per la formazione di queste concrezioni, mentre altri minerali, come gli ossidi di ferro, contribuiscono a dar loro differenti colorazioni.

Scavi archeologici hanno portato alla luce numerosi reperti, risalenti al tardo Neolitico, all’Età del Bronzo, all’epoca romana e medievale. La Grotta Gigante è utilizzata anche per ricerche scientifiche. Al suo interno si trovano i Pendoli Geodetici più lunghi del mondo, usati dal Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università degli Studi di Trieste per monitorare gli innumerevoli movimenti della crosta terrestre. Completano la stazione geofisica una coppia di clinometri, che informano sui movimenti di rotazione della grotta sul piano orizzontale, ed i sismometri dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS).

La Commissione Grotte “E. Boegan”, gruppo speleologico della Società Alpina delle Giulie, gestisce il sito. La visita guidata si svolge lungo un percorso di 850 metri, si scende fino a 100 metri di profondità con una temperatura interna costante di 11°C.

Informazioni


Grotta Gigante, Borgo Grotta Gigante, 42/A, Sgonico (TS)

Telefono & Fax: +39 040 327312

info@grottagigante.it   www.grottagigante.it

 

Servizi: visite guidate, bookshop, bar, laboratori didattici, torre di arrampicata, parcheggio per autovetture e pullman gratuito

 

 

Listino prezzi 2015 (costo d’entrata compreso il servizio di guida):

Intero € 12,00

Ridotto (soci CAI, soci SSI, over 65, studenti 17-26 anni) € 9,00

Ridotto + (ragazzi 6-16 anni; comitive = 25 persone) € 8,00

Ridotto mini (bambini 3-5 anni) € 1,00

Omaggio (bambini 3-5 anni) gratis

Agevolazione famiglia (per nuclei famigliari con più di 2 figli) gratis dal terzo in poi

Scuole (visita alla Grotta per scolaresche, oratori, scout, centri estivi…;

almeno 15 persone; 1 accompagnatore gratis ogni 10 ragazzi) € 5,00

Didattica o torre (laboratorio o torre di arrampicata; prenotazione

obbligatoria; in abbinata alla visita alla Grotta) € 2,50

Pacchetto completo didattica (visita alla Grotta + laboratorio

a scelta + torre di arrampicata) € 9,00

Orari delle visite guidate (durata un’ora):

Da aprile a settembre: 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18

Da ottobre a marzo: 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16
 
 
Chiuso solo i lunedì non festivi e i giorni 1° gennaio e 25 dicembre

Luglio e agosto aperto tutti i giorni

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