Porta_Gemona_Portonat_San_Daniele_Friuli

Porta Gemona o Portonat

Il Portonat è una porta ad arco progettata nel 1579 dall’architetto Andrea Palladio per sostituire il vecchio torrione rovinato sulla via che porta a Gemona, una torre portaia scudata che si apriva nella cinta muraria medievale. La torre era in passato legata al celebre Palio di San Daniele che si teneva il 28 agosto di ogni anno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Dante Alighieri 8-9, San Daniele del Friuli

Orari di apertura: sempre visibile dall’esterno

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Castello_Sacile

Castello di Sacile

Il Castel Vecchio di Sacile – edificato su un’isola affiorante dal Livenza, detta “le Contrade” – viene fatto risalire alla fine del X secolo. Il patriarca Gregorio a metà del Duecento spese ingenti somme per fortificare questo e molti altri castelli friulani danneggiati dagli assalti di Ezzelino da Romano.

A quel tempo oltre alle due rocche che fiancheggiavano il Livenza – il Castelvecchio ed il castello di Corte – erano presenti due porte d’accesso, orientate verso il Borgo Ricco, in direzione del Friuli, e verso al Tagliamento.

Nel 1347 il patriarca Bertrando fece costruire le mura che collegavano il castello al porto, altra isola fluviale e approdo per le barche mercantili. Nella seconda metà del Quattrocento venne costruita una doppia cinta muraria per unire il fortilizio alla terraferma, che si estendeva verso entrambi i borghi.

Dell’antico maniero restano oggi solo pochi ruderi; degli originari cinque torrioni ne sono rimasti tre: quello più antico, risalente al XII secolo, si trova dietro il Duomo di San Nicolò, ai margini della passerella sul Livenza che conduce a Campo Marzio; quelli di San Rocco e del Foro Boario furono eretti tra il 1470 ed il 1485 contro la minaccia turca. Insieme facevano parte di un complesso sistema difensivo raccordato da cunicoli sotterranei.

Dell’imponente torrione di San Rocco rimangono i resti in Largo Salvadorini dove è ancora visibile il Leone alato di San Marco a memoria del doge Giovanni Mocenigo che lo fece edificare. Nel Foro Boario si conservano in buono stato il torrione e parte delle mura difensive della città. Recenti interventi di riqualificazione dell’area hanno permesso la creazione di una passeggiata lungo il Livenza che costeggia la cinta muraria e il torrione fino al parco di Pra’ Castelvecchio.

 

Informazioni


Indirizzo: Sacile

Stato di conservazione: ruderi

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Museo civico archeologico Iulium Carnicum

Ospitato nel secentesco Palazzo Tommasi Leschiutta, a pochi passi dai resti del Foro romano, il Museo archeologico di Zuglio eredita le raccolte di un antiquarium locale che esisteva già agli inizi dell’Ottocento.

I reperti, attraverso un arco di tempo che va dalla preistoria all’epoca rinascimentale, testimoniano le varie fasi insediative del territorio.

Il piano terra è dedicato ai siti archeologici emersi in diverse località della Carnia dai quali provengono gli esemplari confluiti nella raccolta civica frutto di ritrovamenti occasionali e di scavi sistematici. Ai primitivi popoli che abitarono la regione nel paleolitico risalgono alcuni manufatti in selce, oggetti in rame e bronzo, soprattutto armi da taglio rinvenute tra Ovaro, Arta, Bordano e Paularo e frammenti ceramici provenienti da Invillino. All’età del ferro sono databili i reperti emersi a Zuglio-Cianas, Misincinis di Paularo e Verzegnis.

Il percorso espositivo prosegue con la ricostruzione della necropoli di Misincinis di Paularo (VIII-IV secolo a. C.) con manufatti in bronzo, ferro, vetro e ambra facenti parte di corredi funerari, nonchè varie attestazioni della civiltà paleoveneta (come l’iscrizione in alfabeto venetico di Agrons di Ovaro ) e celtica (tra cui le armi di Lauco del II secolo a. C.).

Al primo piano sono esposti i reperti dell’area del Foro dell’antica Iulium Carnicum, la città più settentrionale dell’Italia romana, sulla via che da Aquileia e Concordia conduceva al Norico.

Tra il 1807 e il 1808 fu esplorata la basilica forense, dove si rinvennero due grandi clipei in bronzo oggi conservati nel Museo archeologico nazionale di Cividale. L’intero complesso monumentale del foro, con gli edifici pubblici e sacri è tuttora l’unica testimonianza visibile della città romana. Dalle terme romane provengono decorazioni a stucco e affresco, mentre da alcune domus private sono giunti fino a noi reperti tra cui una statuetta in bronzo raffigurante Dioniso infante.

 

 

Informazioni


Indirizzo: Via Giulio Cesare 19, Zuglio

Informazioni: www.comune.zuglio.ud.itwww.carniamusei.org – www.provincia.udine.it/musei

Orari di apertura: da giugno a settembre mercoledì e giovedì 9.00-12.00, venerdì, sabato e domenica 9.00-12.00 e 15.00-18.00;

da ottobre a febbraio, venerdì 9.00-12.00, domenica dalle 9.00-12.00 e 15.00-18.00;

da marzo a maggio, venerdì e sabato 9.00-12.00 e 15.00-18.00; su richiesta in altri giorni e orari

Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 2,00 (da 6 a 12 anni, oltre i 60 anni, diversamente abili, scolaresche, gruppi di almeno 10 persone); gratuito fino a 5 anni

visite guidate al Museo e al Foro romano € 31,00; per scolaresche fino a 10 alunni € 16,00

Tel.-Fax: 0433 92562

E-mail: museo.zuglio@libero.it – carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

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Roseto Parco Galvani (MIRA)

Il parco – impostato secondo i canoni compositivi del giardino ‘all’inglese’ –occupa un’ampia area verde a ridosso del centro storico di Pordenone. Si tratta di un prato recintato su tutti i lati con alberi d’alto fusto e un laghetto nella zona meridionale, sulle cui sponde si sviluppa il roseto. La villa è stata la residenza della famiglia Galvani dalla fine del Settecento fino al 1900.

Negli anni Settanta del Novecento fu acquisita dal Comune di Pordenone che avviò i lavori di riqualificazione dell’area. Dichiarata nel 1980 di «grande rilevanza storica per l’ambiente naturale che la circonda», la villa è stata restaurata e ospita ora il Centro di arte contemporanea.

Nel novembre del 2010 è stato inaugurato il Museo itinerario della rosa antica, en plein air, che conserva circa 185 varietà di rose appartenenti a 40 specie diverse, disposte seguendo lo sviluppo dell’albero filogenetico: un percorso museale storico-didattico sulla rosa antica con ben 766 rosai che permette di conoscere caratteristiche, storia e collegamenti botanici di questo fiore dalla complessa genealogia.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Viale Dante 33, Pordenone

Superficie totale: 2,87 ha

Impianto planimetrico: informale all’inglese

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Pordenone

Peculiarità scenografiche e compositive: lago, percorso delle rose

Specie botaniche di rilievo: rose (185 varietà di rose appartenenti a circa 40 specie diverse), ippocastano, magnolia, tasso

Informazioni: MIRA – Museo itinerario della rosa antica, presso “PARCO” Galleria d’arte moderna e contemporanea “A. Pizzinato”

Tel.: +39 0434 523780

Fax: +39 0434 392925

www.artemodernapordenone.it

info@artemodernapordenone.it

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Castello_Porcia

Castello di Porcia

Le prime notizie del maniero medievale che domina il centro storico di Porcia risalgono al 1188, quando Guecello I Signore di Prata, Porcia e Brugnera fu investito dal Patriarca di Aquileia del feudo e del castello. Il castello, tuttavia, dovrebbe risalire all’XI secolo e forse il mastio perfino al periodo romano.

A partire dal XII secolo è divenuto dimora permanente dei nobili di Porcia che governarono questi territori per quasi otto secoli e ancor oggi è residenza privata e, pertanto, visitabile solo all’esterno.

Il casato, che assurse al titolo comitale prima e al rango principesco poi, nel 1418 giurò fedeltà alla Serenissima, servendola fino alla conquista napoleonica; e anche dopo la fine del potere feudale i Porcia riuscirono a mantenere la proprietà del castello. Qui vi soggiornarono l’imperatore Carlo V d’Asburgo ed Enrico III di Polonia.

Originariamente le mura merlate sormontate da otto torri comprendevano la residenza nobiliare e una chiesa; progressivamente venne ampliato e ulteriormente fortificato. Nel corso dei secoli il castello ha subito numerose devastazioni – soprattutto a causa dei terremoti – e oggi si presenta come una struttura composita: un palazzo rinascimentale ed un edificio in stile veneziano sono, infatti, affiancati all’imponente torre medievale. Al suo interno si conservano alcune pitture quattrocentesche e gli affreschi di Giuseppe Bernardino Bison. Nel fabbricato delle cantine ci sono alcuni resti del Salone degli Stemmi e dei Diamanti che andò distrutto da un incendio nel XVI secolo.

Nelle vicinanze si trova il campanile della chiesa di San Giorgio, realizzato tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo, l’unico in regione ad avere un camminamento senza gradini. Girolamo di Porcia scrisse che su questo campanile – che nella foggia si ispira a quello di San Marco, a Venezia – “si può ascendere a cavallo”.

 

Informazioni


Indirizzo: Porcia

Visite: Cantine dei Principi di Porcia e Brugnera, sempre aperte

Informazioni: www.porcia.com

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Museo di Mineralogia e Petrografia

Il museo del Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Trieste (Palazzina O del Comprensorio di San Giovanni), espone circa millecinquecento campioni di minerali, pietre preziose, geminati, forme cristalline e silicati. Si possono ammirare anche noduli di mantello e megacristalli di alta pressione, nonché alcuni minerali tipici delle Tre Venezie. Oltre alle sale espositive e didattiche ci sono due laboratori per la catalogazione e lo studio di minerali e rocce.

I percorsi didattici sviluppano il tema delle rocce magmatiche sedimentarie e metamorfiche e l’esame dei minerali al microscopio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Comprensorio di San Giovanni, Palazzina O, Via E. Weiss 6, Trieste

Servizi: visite guidate, laboratori didattici; accessibile ai disabili

Informazioni: www.geoscienze.units.it/sedi-museali/museo-mineralogia

Orario di apertura: su richiesta previo appuntamento

Ingresso: gratuito

Tel.: 040 5582264 (Segreteria presso la Palazzina C)

Fax: 040 5582156

E-mail: princiva@units.it

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Provincia di Trieste

La provincia di Trieste si sviluppa in una sottile striscia di terra lunga circa 30 km, stretta tra il mare Adriatico e il Carso. Si affaccia sull’ampio golfo che accoglie la città di Trieste e un’alternanza di baie, porticcioli e scogliere mozzafiato con castelli a picco sul mare, come quelli di Miramare e di Duino. Alle spalle la protegge l’aspro paesaggio carsico, dove si possono ammirare grandiosi spettacoli naturali come la Grotta Gigante o la Dolina di Percedol, una valle ricca di rigogliosa vegetazione. Dall’altipiano carsico, con le sue grotte, alle suggestive foci del Timavo, alla riserva marina del Parco di Miramare; dalle falesie di Duino, vicino al Castello, alle riserve naturali del Monte Lanaro, del Monte Orsario e della Val Rosandra, la natura di questo lembo di terra è unica in ogni stagione.

Ma il fascino del territorio oltrepassa gli aspetti naturalistici: l’elegante città d’arte di Trieste, dov’è evidente l’eredità culturale asburgica, i paesini carsici con le loro tradizioni e perfino le piccole località turistiche costiere costituiscono grandi tesori custoditi in questo piccolo lembo di terra.

Trieste deve il suo fascino al suo essere città di frontiera e insieme porto di mare, che ha portato al sovrapporsi e incrociarsi di popoli e culture molto diversi: grazie alle sue eredità italiana, mediterranea, mitteleuropea e slava, Trieste ha una ricchezza culturale che si palesa immediatamente al visitatore tramite i suoi splendidi edifici che rispecchiano tutti gli stili delle varie epoche, dalla romana al neoclassico al razionalismo, e tramite le chiese appartenenti a tutte le religioni praticate dai diversi popoli che qui hanno trovato casa. Non bisogna poi tralasciare di visitare i suoi caffè storici, che han visto passare la storia di questa città e che sono ancora luogo d’incontro fondamentale, insieme ai buffet dove si gusta la tipica cucina locale.

Anche la cucina naturalmente è un incrocio di sapori, dalla Mitteleuropa al mare: di tradizione mitteleuropea sono la jota (minestra di fagioli, crauti e patate), i gnochi de pan e i gnochi de susini e i capuzzi (crauti). La cucina di pesce ha tradizioni tipicamente venete, come i sardoni in savor.

Anche i dolci sono per lo più di tradizione austroungarica e veneta: presnitz (dolce di sfoglia e frutta secca) e putizza (pasta morbida ripiena di frutta secca), strucolo de pomi (strudel di mele), strucolo cotto (strudel di noci), crostoli (chiacchiere veneziane), krapfen (bomboloni alla marmellata o alla crema), fritole (specie di piccola frittella) e pinza (un pane dolce).

Infine i vini: Terrano, Malvasia e Refosco, coltivati sul Carso, stanno diventando sempre più rinomati. È stata istituita pure la Strada del Terrano, che attraversa gran parte della provincia sull’altipiano carsico, da Opicina a Sistiana, portando nei luoghi della produzione vinicola. Le osmize (da “osem”, otto in sloveno), segnalate sul Carso da un ramo verde, risalgono ad un editto dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria che consentiva ai contadini la vendita diretta di vino e di altri prodotti agricoli di propria produzione per la durata di otto giorni. Vi si trovano prosciutto crudo e cotto, salame, il tipico formaggio Tabor, uova sode e, naturalmente, il vino.

 

 

 

CULTURA
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