coglians

Sentieri del monte Coglians

Il monte Coglians, con i suoi 2.780 metri, è la vetta più alta del Friuli Venezia Giulia e delle intere Alpi Carniche.
È caratterizzato da intensi fenomeni carsici, la grotta più profonda finora esplorata é l’Abisso Marinelli.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Traversata carnica
Dislivello in metri: 750
Difficoltà: E
Tempi di percorrenza in ore: 6

INFO: Turismo FVG Forni Avoltri
Tel. +39 0433 72202
Email info.forniavoltri@turismo.fvg.it

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Partenza dal rifugio Tolazzi (mt. 1350) in prossimità della frazione Collina di Forni Avoltri

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Imboccate il sentiero Cai nr. 143

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Raggiunta casera Morareet proseguite lungo il sentiero nr. 143 per raggiungere il rifugio Marinelli (mt. 2813), da dove si può godere di uno spettacolare panorama a 360 gradi sulle vette delle Alpi Carniche circostanti

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Dal rifugio Marinelli, salite al monte Floriz, scendete lungo il sentiero 174

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In prossimità della forcella Plumbs imboccate il sentiero nr. 150 che conduce a casera Plumbs e successivamente al bar Edelweiss sulla comunale che riconduce al rifugio Tolazzi

ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

Civico_Museo_Storia_Arte_Trieste

Civico Museo di Storia ed Arte e Orto lapidario

Al pianoterra è esposta la collezione civica di egittologia, circa un migliaio di reperti raccolti a partire dall’Ottocento grazie agli interessi collezionistici della borghesia triestina, tra i quali tre mummie, statue, amuleti, vasi canopi e altri materiali greco-romani, copti e islamici.

La sezione del periodo romano proviene in gran parte da Aquileia, Tergeste e dall’Istria. Il nucleo della collezione fu acquisito nel 1870 dal farmacista triestino Vincenzo Zandonati che raccolse oltre 34.500 pezzi. Notevoli i frammenti di rilievo raffiguranti l’Amazzonomachia della fine del II secolo d. C. ritrovati nella Cattedrale di San Giusto. Sono esposte sculture risalenti al periodo tra il I secolo a. C. e il III d.C., con esempi di ritrattistica privata e imperiale, divinità del Pantheon romano in pietra e bronzetti; inoltre ci sono anche lucerne, gioielli e gemme incise, urne sepolcrali in vetro soffiato e i corredi rinvenuti nella necropoli di San Servolo.

Al primo piano si trovano le sale dedicate alla Preistoria e Protostoria locale con materiali paleolitici provenienti dalla Grotta Pocala di Aurisina, manufatti neolitici ritrovati nella Grotta dell’Orso di Gabrovizza, in quella della Tartaruga di Borgo Grotta Gigante, nelle Gallerie di San Dorligo della Valle e nella Grotta del Mitreo di Duino, nonché reperti dei numerosi castellieri protostorici del territorio e delle necropoli, come quella di Santa Lucia di Tolmino, risalente all’età del ferro e quella “celtica” di San Canziano. Segue la sezione riservata ai vasi greci: un repertorio di ceramica attica e magnogreca dall’età arcaica fino a tutto il periodo ellenistico, dove si possono ammirare esemplari corinzi, attici, apuli ed etruschi, provenienti in gran parte dalla collezione Fontana Sartorio. Ci sono, inoltre, le vetrine dedicate alle scritture dell’Antichità che presentano esempi di geroglifici sumerici, egizi, caratteri cuneiformi babilonesi, iscrizioni greche e latine. Visitabile anche il deposito della Collezione Tarentina – quasi duemila reperti tra rilievi e figure in terracotta, antefisse e vasi, marmi, un’oinochoe in bronzo e il famosissimo rhyton d’argento a testa di cerbiatto – e la Collezione Cipriota, con recipienti e idoletti fittili. La donazione di un significativo nucleo di ceramica maya proveniente da El Salvador ha permesso, infine, di allestire la sala intitolata a Cesare Fabietti dedicata alle civiltà precolombiane del Centro America.

L’Orto Lapidario custodisce epigrafi, monumenti e sculture di epoca romana come i Rilievi del cosiddetto “Ponte di Ronchi”, la statua acroteriale raffigurante un’Aura del monumento degli Aquatori Feroniensi e il Propileo monumentale di San Giusto; nonché il Cenotafio di Johann Joachim Winckelmann (Stendal 1717 – Trieste 1768). Il Giardino del Capitano conserva sculture, lapidi ed iscrizioni di epoca medioevale e moderna.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza della Cattedrale 1, Trieste

Orari di apertura: da martedì a domenica 9.00–17.00; chiuso il lunedì

Ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00; gratuito per i bambini fino ai 5 anni

Informazioni: www.museostoriaeartetrieste.it

Visite: prenotazioni presso il Servizio Didattico – Tel.: 040 6754480; Fax: 040 6754727; E-mail: serviziodidattico@comune.trieste.it; www.serviziodidattico.it

Come Arrivare: in autobus con la linea 24

E-mail: cmsa@comune.trieste.it

Tel.: 040 310500 / 040 308686

Fax: 040 300687

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ALTRO IN ZONA
Fiume_Stella

Fiume Stella

Lo Stella (Stele in friulano) nasce a 5 m. s.l.m., dalla confluenza di un susseguirsi di piccole rogge che nascono dalle risorgive di pianura in un’area acquitrinosa; presto diviene fiume navigabile da piccole imbarcazioni e dopo 45 km sfocia nella Laguna di Marano (Ud). I due principali affluenti del fiume sono il Taglio e la Torsa. Il bacino di risorgiva del Medio Friuli, che si distende da Codroipo a Palmanova, è tra i più grandi d’Europa. Le acque sotterranee emergendo danno vita a una moltitudine di rivoli, canali, fossi dalla cui unione si formano veri e propri fiumi, come lo Stella.

Natura incontaminata, zone paludose ricche di acquitrini di straordinaria bellezza, ma anche i parchi, lambiti dalle sue acque, delle splendide ville Badoglio (Flambruzzo) e Ottelio (Ariis) ne fanno un fiume ricco di fascino.

Il Parco Comunale dello Stella, che abbraccia l’area circostante i fiumi Stella e Taglio e che comprende aree anche molto diverse (naturali, agricole, urbanizzate, ecc.) e l’Oasi naturalistica “Foci dello Stella” (dove si sono formati degli isolotti coperti di canneti che costituiscono una grande attrattiva ambientale e culturale, grazie alla presenza dei ‘casoni’ dei pescatori) sono solo due dei punti di partenza per partire a esplorare l’area dello Stella.

 

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Castello di Prampero

L’anno di fondazione del castrum è il 1025, quando il Patriarca di Aquileia concesse in feudo un colle e diede licenza al feudatario originario di Augusta di costruirvi un castello (l’avvenimento è tramandato in una lapide antica ancora conservata). Il castello appartiene ancora a questo casato, che assunse il predicato di Prampero.

Già alla fine del Duecento il complesso era notevolmente articolato, con più circuiti murati, porte, torri, chiesa castellana e molti fabbricati. Si distinguono tre torri inserite nel muro di cinta del castello romanico: la torre Gemona a nord-ovest, la torre Nord (risalente all’anno di fondazione) e a sud-est la torre Tarcento con la cappella dei Santi Simone e Giuda dell’XI secolo. La prima, anch’essa forse anteriore al Mille, fungeva da residenza. Il Portale dei Leoni, che si apre sulla facciata meridionale, documenta un ampliamento dell’edificio di epoca ghibellina. Due erano i palatia: quello che congiunse la torre Gemona con la torre Nord e quello rovinato accanto alla Torre Tarcento.

Il castello, che subì il saccheggio e l’incendio del giovedì grasso del 1511, fu restaurato soltanto a partire dal 1567, tralasciando nella ricostruzione le opere di difesa ormai obsolete. Il maniero prese allora l’aspetto che mantenne fino al crollo del 1976. In seguito è stata ricostruita la torre nord coperta con loggia, il palatium, il muro di nord-est, il portale in pietra che immette nella corte e sono stati messi in sicurezza i percorsi che costeggiano il castello lungo il Rio Prampero; interamente restaurata è la sottostante chiesetta castellana di Santa Margherita.

 

Informazioni


Indirizzo: Via del Castello, Magnano in Riviera

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Castello_Montereale_Valcellina

Castello di Montereale

La costruzione del castello di Montereale, posto a guardia della Valle Cellina, lungo la via pedemontana pordenonese presidiata da numerose rocche (tra cui quelle di Maniago, Meduno, Toppo e Pinzano) risale al X secolo. Nel 1203 il “Castrum Montis Regalis” fu ceduto dal vescovo di Concordia ai Signori di Prata, per poi passare, nel 1213, ai nobili di Montereale, feudatari del Patriarca.

In seguito il fortilizio fu più volte assediato e tra il 1313 e il 1318 ebbe parte nei fatti d’arme che videro i Montereale contrapposti ai Pinzano, ai Toppo e ai Maniago. Nel 1346 Bianchino di Porcia assaliva e saccheggiava il maniero che, già provato dalle guerre e poi dai terremoti che seguirono, fu abbandonato e cadde in rovina nel corso del Cinquecento.

Del castello rimangono parecchi tratti di muraglia, circondati da fossati, e della torre maestra sono ancora visibili le fondazioni, a cui anticamente si aggiungevano altre due piccole torri.

Tra il 1983 e il 1990 si sono svolte diverse campagne di scavo che hanno confermato la continuità di utilizzo del monte a scopo difensivo a partire dall’età tardo antica. I reperti rinvenuti sono ora esposti nel Museo Archeologico di Montereale Valcellina.

 

Informazioni


Indirizzo: Strada Regionale 251, Montereale Valcellina

Stato di conservazione: ruderi

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Sentiero-pal

Sentieri sul Pal Piccolo e Pal Grande

Il Pal Piccolo deve la sua importanza ai combattimenti qui avvenuti nella prima guerra mondiale. Oggi sulla cima del monte è allestito un museo all’aperto, dove è possibile visitare i resti delle trincee e dei baraccamenti usati da alpini durante il conflitto.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Traversata carnica
Dislivello in metri: 500
Difficoltà: E
Tempi di percorrenza in ore: 4.30

INFO: Iat Paluzza
Tel. +39 0433 775344
Email info.paluzza@turismo.fvg.it

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Partenza dal Passo Monte Croce Carnico (mt. 1.360)

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Imboccate il sentiero Cai nr. 401 mantenendo sulla sinistra la palestra di roccia

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Proseguite sullo stesso sentiero fino alle trincee di vetta del Pal Piccolo (mt. 1.866)

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Scendete brevemente lungo il sentiero di salita e imboccate un sentiero militare che, passando attraverso trincee e strutture militari in disuso, riconduce ai piedi della palestra di roccia e quindi al Passo di Monte Croce

VARIANTE

Una volta raggiunta la vetta del Pal Piccolo (mt. 1.866), una serie di sentieri militari in disuso consentono di raggiungere la cima del Friekofel e del Pal Grande dove è in allestimento il museo all’aperto con numerosi recuperi di gallerie

    Museo all’aperto del Pal Piccolo     Museo all’aperto del Freikofel
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Palazzo_Valvason_Morpurgo_Udine

Palazzo Valvason Morpurgo

Palazzo Valvason Morpurgo è uno degli edifici più ricchi di storia ed arte di Udine grazie alla sovrapposizione di interventi che i successivi proprietari hanno avviato per abbellire quello che in origine era un insieme di distinte abitazioni di diversi nobili locali.

Il primo intervento in questo senso, nel Settecento, è dovuto probabilmente alla ricca famiglia dei Sarmede che iniziano ad ospitare molti artisti per decorare la residenza, con quadri e stucchi, ritratti e miniature. A fine Settecento, con i nuovi proprietari, i conti di Valvason, oltre ad ulteriori lavori strutturali fu deciso di aggiornare le decorazioni interne secondo il nuovo gusto neoclassico. L’incarico venne affidato a Giambattista Canal e a Giuseppe Borsato, che decorarono il piano nobile e lo scalone con un bellissimo ciclo di affreschi, opere tra le più rappresentative dello stile Neoclassico.

Notevoli gli affreschi sul soffitto dello scalone di pietra, dove Canal dipinge le Allegorie della Fama e della Verità celebranti la famiglia Valvason, e quelli sul soffitto del salone d’onore: qui “Il carro di Apollo” è dipinto con una ricchezza di particolari e un’arditezza di illusionismo prospettico semplicemente spettacolari.

Nel 1871 il palazzo fu acquistato dal mecenate barone Morpurgo, che lo riammoderna nelle strutture ma anche nel gusto, come testimoniano gli affreschi ornamentali tardo-ottocenteschi del primo piano. Grande importanza viene data al romantico giardino loggiato, la cui vasca d’acqua viene abbellita con un’elegante statua di gusto neoclassico raffigurante una Ninfa, dello scultore udinese Leonardo Liso.

Nel 1969 il palazzo venne lasciato in eredità al Comune di Udine con l’impegno della sua destinazione museale. Ora è una sezione della Galleria d’Arte Moderna, di cui conserva gli archivi di Architettura e di Design.

Informazioni


Palazzo Valvason Morpurgo

Via Savorgnana, 12, Udine – tel.: +39 0432 414742 / +39 0432 414719

Orari di apertura: da martedì a domenica 15.00 – 18.00

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