Fiume_Tagliamento

Fiume Tagliamento

Il Tagliamento (l’antico Tiliaventum o Tiliavemptus; Tiliment in friulano standard, ma anche Tilimint, Taiament, Tiument, Timent e Tuement nelle altre varianti, Tagiamento o Tajamento in veneto) nasce a 1.195 m di altitudine nel comune di Lorenzago di Cadore, in provincia di Belluno ma vicino al confine con la provincia di Udine, presso il Passo della Mauria, e dopo poche centinaia di metri entra in Friuli Venezia Giulia.

Per circa 100 km ha carattere torrentizio. Percorre il canale di Socchieve fino a Tolmezzo; al confine fra i comuni di Ampezzo e Socchieve, in località Caprizi, una diga forma l’omonimo lago artificiale, le cui acque vengono per la maggior parte convogliate alla centrale idroelettrica di Somplago. Il suo primo affluente importante è il Lumiei, che si immette nel Tagliamento vicino a Socchieve. Da qui la vallata principale si allarga notevolmente formando un ampio fondovalle alluvionale. Successivamente riceve le acque del torrente Degano, poi del But; infine, in Comune di Amaro, quelle del fiume Fella; da qui si allarga fino ad un chilometro circa: raggiunta la piana di Osoppo, raccoglie il fiume Ledra e più a valle il torrente Arzino. A Pinzano il fiume si restringe, ma subito dopo comincia ad allargarsi, fino a superare abbondantemente i tre chilometri di larghezza nei pressi di Spilimbergo.

Entrando nell’alta pianura il fiume ha scavato un letto a quota sensibilmente più bassa del territorio circostante, creando degli argini naturali. A Pinzano e Ragogna queste scarpate naturali sono alte circa cinquanta metri, e la loro altezza diminuisce mano a mano che ci si addentra nella pianura. Il letto è composto da ghiaie policrome, molto permeabili, che assorbono quindi facilmente le acque. In periodi di magra, già a Dignano si può vedere il letto completamente asciutto. Nella bassa pianura però il fiume riacquista gran parte dell’acqua grazie al fenomeno delle risorgive, e prima di terminare il suo corso riceve ancora le acque del Varmo. A partire dall’altezza di Morsano al Tagliamento il fiume si restringe fino ad assumere una forma a canale. Sfocia infine, dopo 170 km, fra le spiagge di Lignano Sabbiadoro e Bibione.

Il Tagliamento è considerato l’unico fiume dell’arco alpino ed uno dei pochi in Europa a preservare una morfologia a canali intrecciati, cioè un letto ghiaioso molto ampio con numerosi canali d’acqua che si intrecciano nel percorso. Per questa caratteristica, nonché per l’unicità dell’ecosistema fluviale nel suo complesso, viene anche chiamato il Re dei fiumi alpini.

Grazie al mantenimento di uno stato ancora naturale, la varietà di specie vegetali e animali presenti è notevole: qui troviamo ancora numerose specie animali rare o scomparse nel resto della pianura padana a causa dell’uomo, cioè della trasformazione del loro ambiente naturale in campi coltivati o zone edificate, come il gheppio, la volpe e la faina, o la rana di Lataste. Il corso superiore del fiume ospita la trota marmorata ed il temolo, quello inferiore il cavedano ed il barbo. La trota fario è stata immessa dall’uomo ed ora rischia di inquinare geneticamente le originarie popolazioni di trota marmorata.

 

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Civico Museo della Guerra per la Pace Diego de Henriquez

La collezione dello studioso triestino Diego de Henriquez (1909-1974) ­– un patrimonio documentale e materiale composto da circa 15.000 oggetti – è stato acquisito dal Comune di Trieste nel 1983 e dal 1999 ha trovato sede nella Caserma Duca delle Puglie. Raccoglie: 2800 armi, 24.000 fotografie, 287 diari, 12.000 libri, 2600 tra manifesti e volantini, 500 stampe, 470 carte geografiche e topografiche, 30 fondi archivistici, 290 documenti musicali, 150 quadri e un fondo di pellicole, 250 documenti cinematografici conservati all’Istituto Luce di Roma.

Due degli edifici della Caserma, recentemente restaurati, accolgono il percorso museale, la biblioteca, la fototeca e l’archivio; restaurati, inoltre, i mezzi e i pezzi di artiglieria: cannoni, veicoli, strumenti esposti nella sezione centrale dell’hangar.

L’attuale allestimento è incentrato sulla Grande Guerra nella ricorrenza del centenario. Le crude fotografie d’epoca si alternano ai testi esplicativi e alle tavole grafiche che riassumono “i numeri della guerra”. Oltre ai numerosi contributi filmati forniti dalla Cineteca del Friuli e dall’Istituto Luce, vi sono quelli del regista Alessandro Scillitani: Funerale della pace, Guerra di trincea e Caporetto.

Secondo il desiderio del suo ideatore, non vuole essere un museo della guerra tradizionalmente inteso, ma un museo della società del Novecento dove le guerre con i loro orrori siano bandite per sempre.

Nel primo hangar trova posto l’esposizione permanente dedicata alla storia della prima guerra mondiale, che si apre con il corteo funebre dell’erede al trono d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando, assassinato con la moglie a Sarajevo il 28 giugno 1914. Al piano superiore una sintetica cronologia racconta i cento anni di guerre del Novecento; quindi l’allestimento si focalizzata sulla storia di Trieste dal primo conflitto mondiale agli anni del fascismo fino al ritorno dell’Italia nel 1954. Nella sede di Via Revoltella altre sezioni presentano gli armamenti leggeri, le telecomunicazioni, le uniformi militari, stampe, dipinti e medaglie.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Cumano 22, Trieste

Servizi: visite guidate, bookshop, fototeca, archivio documentale, biblioteca

Informazioni: www.museodiegodehenriquez.it

Orari di apertura: da metà ottobre a fine marzo da mercoledì a lunedì 10.00-17.00; da aprile a metà ottobre 10.00-19.00; chiuso il martedì tranne nei mesi di luglio e agosto; chiuso 25 dicembre, 1° gennaio, Pasqua, 25 aprile e 1° maggio

Ingresso: intero 6,00 €; ridotto 4,00 €

Visite: prenotazioni presso il Servizio Didattico – Tel.: 040 6754480; Fax: 040 6754727; E-mail: serviziodidattico@comune.trieste.it; www.serviziodidattico.it

Come arrivare: in autobus con la linea 18 (nei festivi sostituita dalla linea 5)

Tel.: 040 675 4699; 040 675 8377

E-mail: museodehenriquez@comune.trieste.it

 

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ALTRO IN ZONA
dolomiti

Parco Naturale delle Dolomiti Friulane

Quest’area protetta è un paradiso naturale incontaminato racchiuso tra il Piave, l’Alto Tagliamento, la Val Tramontina e la Val Cellina. Le Dolomiti d’Oltre Piave, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, sono una catena montuosa compatta, delimitata da baluardi imponenti e solcata da strette valli, ricca di scenari inattesi e mozzafiato. Le vallate, scarsamente antropizzate e autenticamente selvagge, si addentrano tra le aspre vette dolomitiche che includono il Monte Cridola, le guglie dei Monfalconi che si stagliano verso il cielo al centro di un catino glaciale, il Duranno, la Cima dei Preti, la Cima Cadin degli Elmi e gli Spalti di Toro, con il solitario e ieratico Campanile della Val Montanaia, simbolo della Val Cimoliana, vero cuore del Parco.

Queste cime custodiscono un’impressionante varietà di attrazioni paesaggistiche e curiosità, come le impronte fossili di dinosauro nei pressi di Casavento, il fenomeno erosivo dei libri di San Daniele sul Monte Borgà, le praterie di alta quota di Canpuros, i pascoli di malga Senons e la solitudine dei Canali di Meduna.

L’aquila reale, simbolo stesso del Parco, che abita ogni vallata, è indice dell’elevato grado di salute ambientale del territorio che ospita, inoltre, branchi di stambecchi, caprioli, camosci e cervi, nonché marmotte, galli forcelli e galli cedroni.

Il Parco naturale delle Dolomiti friulane, con i suoi 37 mila ettari, è il più vasto parco del Friuli Venezia Giulia. Questo territorio impervio e austero regala delle delicatezze inattese, come la ricchezza floristica, specie rare e protette come la splendida varietà di orchidea selvatica detta pianella della Madonna, la campanula morettiana, il papavero delle rocce e, inoltre, autentici endemismi che qui si rivelano nella loro bellezza e peculiarità come la bianca arenaria di Huter, la genziana di Froelich dall’inconfondibile colore blu e la dafne blagayana.

Il territorio, considerato di grande interesse geologico, ambientale e naturalistico richiede una fruibilità discreta e coerente, compatibile con uno sviluppo sostenibile e consapevole.

Nelle vicinanze si trova anche la Riserva naturale regionale Forra del Cellina (304 ettari), spettacolare solco che il Torrente Cellina ha scavato negli strati calcarei fra Barcis, Andreis e Montereale Valcellina prima del suo sbocco nell’alta pianura friulana. Questi monti sono un’incredibile campionario di geomorfologia, che rivela l’evoluzione lenta e complessa del territorio, documentata dalla presenza di faglie, stratificazioni rocciose, sovrascorrimenti e fratture che si contrappongono a morene e piramidi di terra formatesi dall’incessante lavorio di antichi ghiacciai. Questi, alcune migliaia di anni fa, si diffondevano in tutte le valli del comprensorio prealpino lasciando grandi e piccoli “circhi” glaciali modellati nei fianchi montuosi. Le guglie, gli aghi di roccia e gli straordinari torrioni dolomitici sono il risultato di un’intensa erosione alpina. Non si possono dimenticare i grandiosi depositi della frana del Monte Toc, all’origine della catastrofe del Vajont.

Il parco è una meta escursionistica di indubbio fascino. La rete sentieristica, vasta e opportunamente segnalata, offre percorsi tematici e naturalistici, nonché percorsi attrezzati per scalate su roccia. I tracciati più impegnativi, attraverso aree prive di segnaletica, garantiscono ai più esperti un’esperienza di alpinismo tradizionale in un ambiente spontaneo e inalterato. D’inverno, invece, si possono provare passeggiate con sci da fondo o con racchette da neve, sci alpinismo e corsi di arrampicata su cascate ghiacciate.

 

Informazioni


Ubicazione: L’area protetta si estende dalla provincia di Pordenone a quella di Udine ed abbraccia la Valcellina (comuni di Andreis, Cimolais, Claut, Erto e Casso), l’Alta Valle del Tagliamento (comuni di Forni di Sopra e Forni di Sotto) e i territori confluenti verso la Val Tramontina (comuni di Frisanco e Tramonti di Sopra)

Estensione: 36.950 ettari

Informazioni: www.parcodolomitifriulane.it – Ente Parco naturale Dolomiti friulane, via Roma 4, Cimolais – facebook.com/dolomitifriulane – instagram.com/dolomitifriulane – twitter.com/parcoDF

Servizi: sentieri segnalati, rifugi, foresterie, malghe, punti ristoro, pic-nic, punti fuoco, parco giochi per bambini, campeggio, noleggio bici, aree di sosta camper

Attività: trekking, escursioni guidate, alpinismo, sport invernali, scalate su roccia, itinerari naturalistici-etnografici per scolaresche, corsi di ecoclimbing, recinti faunistici

Centri visite del Parco delle Dolomiti friulane: Andreis, Cimolais, Claut, Erto e Casso, Barcis, Poffabro, Tramonti di Sopra, Forni di Sopra, Forni di Sotto

Tel.: 0427 87333

E-mail: info@parcodolomitifriulane.it

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ALTRO NELL’AREA DEL PARCO
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Museo Civico Storico

Il museo della Città Fortezza conserva le raccolte civiche di armi, disegni e monete, e documenta attraverso una serie di carte geografiche la situazione geopolitica del Friuli durante il XVI secolo e il territorio in cui nel 1593 sorse la fortezza di Palma. La costruzione delle tre cerchie di fortificazioni e l’impianto urbanistico della città sono raccontate dalla fondazione veneziana, attraverso la dominazione francese e austriaca, fino al primo conflitto mondiale e alle distruzioni avvenute durante la ritirata di Caporetto.

Del periodo in cui fu soggetta alla Serenissima sono conservati manoscritti, disegni e progetti inerenti la costruzione della fortezza, nonchè le medaglie d’oro coniate per la fondazione della città, con l’immagine del leone marciano e della croce sulla fortezza di Palma, raffigurata come il baluardo di difesa della fede cristiana.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Palazzo Trevisan, Borgo Udine 4, Palmanova

Servizi: visite guidate, assistenza storica in archivio, punto informativo e materiale divulgativo sulla fortezza di Palmanova e sul museo; accessibile ai disabili

Informazioni: www.comune.palmanova.ud.it

Orari di apertura: da martedì a domenica 10.00-12.00; aperture in altri giorni e orari contattando l’Ufficio Cultura del Comune di Palmanova, Piazza Grande 1 – Tel.: 0432 922131

Ingresso: intero € 2,00; ridotto € 1,50 (fino a 18 anni, gruppi di almeno 15 persone, oltre i 65 anni e disabili)

Tel.: 0432 929106

Fax: 0432 929106

E-mail: cultura@comune.palmanova.ud.it

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

Rosandra

Riserva Naturale della Val Rosandra

La riserva racchiude la vallata incisa dal torrente Rosandra (Glinščica) nell’altipiano carsico, in un territorio di transizione tra l’ecosistema alpino e il mare, per poi estendersi oltre il confine con la Slovenia nel territorio del Comune di Hrpelje-Kozina. Il versante nordorientale della valle, soleggiato, con le pareti verticali della forra alternate a macchie boschive, è caldo e mitigato; mentre l’opposto versante, in ombra ed esposto al vento, con grandi ghiaioni, è freddo e battuto dalla bora che qui si incanala verso la costa facendo prostrare i pini.

Nei tratti pianeggianti si trovano le lande e i gramineti, le fioriture sono accese, tra maggio e giugno nei toni viola della serratola moscata o gli abbondanti cespugli di scòtano che, in autunno, si colorano di tonalità calde giallo-aranciate e rosse.

Numerosi itinerari guidano gli escursionisti, i rocciatori e gli speleologi alla scoperta di siti di interesse archeologico (i Castellieri di Monte San Michele e del Monte Carso), e paleontologico (la Caverna degli orsi), i resti dell’acquedotto romano, i ruderi del castello di Moccò, la chiesetta di Santa Maria in Siaris (XVI secolo), i due mulini all’inizio della valle e il borgo storico di Bottazzo; ma anche le eminenze naturalistiche, la landa carsica sul monte Stena, le pinete di pino nero, i ruscelli e i punti panoramici da dove si gode di una straordinaria vista sul golfo di Trieste. Degni di nota sono anche la cascata alta 36 metri del fiume Rosandra, i resti dell’acquedotto romano e la ex-ferrovia, il cui tracciato è stato convertito in pista ciclopedonale.

Nelle varie stagioni si possono riconoscere le fioriture primaverili delle primule, insieme a ellebori, fragole vellutine, iris, viole ed emeri, sino alle tardo-estive centauree, con campanule piramidali, echinopi, santoregge e ciclamini.

Variegata anche la fauna – pur non essendo facile da intercettare – la valle è abitata da caprioli, camosci, cervi, lepri, scoiattoli, ghiri, volpi, sciacalli, linci ed ermellini. La grande quantità di grotte e cavità ipogee (Grotta dei pipistrelli, Grotta delle gallerie, Grotta del tasso, Fessura del vento) favorisce la diffusione di un gran numero di pipistrelli che sono stati scelti come simbolo della riserva.

Dal tumulo del Monte Cocusso, la vista spazia verso la costa istriana, la laguna di Grado e i rilievi più distanti. Nei pressi vi sono le due cavità più alte in quota nel Carso triestino (il Pozzo della miseria e il Pozzo della determinazione).

Nel percorso di ascesa al Monte Stena si trova l’ingresso della Grotta di San Lorenzo, sovrastata da un grosso ciliegio canino. Dal ciglione del Monte Stena è visibile la cascata, circondata da fioriture in accordo con le stagioni (giallo in primavera e rosa-violetto in autunno) e, in lontananza, quasi tutta Trieste.

Su uno sperone roccioso, subito oltre il confine di Stato, ci sono i ruderi del Tabor di Draga, un vecchio torrione eretto alla fine del XV secolo. Costeggiando il bosco di pino nero che copre la sommità del Monte Carso si può deviare a sinistra per raggiungere la Grotta delle antiche iscrizioni, mentre, proseguendo sul ciglione, tra le fioriture dell’iride celeste, del riccio di dama e della ginestra si fiancheggia la landa rupestre fino a raggiungere i ruderi dell’antico Vallo del castelliere, la cinta muraria del più esteso borgo fortificato della zona di Trieste nell’età del bronzo.

 

Informazioni


Ubicazione: Comune di san Dorligo della Valle-Občina Dolina

Estensione: 746 ettari

Informazioni: www.riservavalrosandra-glinscica.it – Comune di San Dorligo della Valle, Dolina 270 – Tel.: 040 8329237

Centro visite: Bagnoli della Rosandra-Boljunec 507, San Dorligo della Valle-Dolina

Servizi: centro visite, bar, punti ristoro, area pic-nic, parco giochi, palestra di roccia

Attivitá: escursioni guidate, trekking, mountain bike, alpinismo, equitazione, corsi di arrampicata

Tel./ fax: 040 8326435;

E-mail: centrovisite@riservavalrosandra-glinscica.it

 

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI TRIESTE

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Castello di San Giusto

Il castello di San Giusto si erge sul colle che domina il golfo e l’entroterra di Trieste. Fin dalla prima metà del I millennio a. C., il sito ospitò un castelliere e un primitivo centro abitato il cui nome “Tergeste” era formato dall’unione di un vocabolo di radice indoeuropea che significa mercato e del suffisso veneto este, ovvero città. In età romana vennero innalzati sul sito il tempio dedicato alla triade capitolina, i cui resti dei monumentali propilei sono visibili sotto il campanile della cattedrale di San Giusto.

La rocca, sorta in epoca medievale ad opera dei veneziani, fu abbattuta nel XIV secolo per volere del Patriarca di Aquileia e riedificata da Federico II d’Asburgo nel 1470 come residenza del Capitano imperiale. Il castello fu ulteriormente fortificato durante la dominazione veneziana, agli inizi del Cinquecento e, nel 1630, dopo essere tornato in possesso della Casa d’Austria. Si aggiunsero così progressivamente i corpi di fabbrica che gli conferirono la caratteristica forma triangolare: il Bastione Rotondo o Veneto del 1508-1509; il Bastione Lalio o Hoyos, dalla forma poligonale, del 1553-1557; il triangolare Bastione Fiorito o Pomis, completato nel 1636.

I Capitani imperiali austriaci risiedettero nel Castello fino al 1750, quando vi vennero insediate una guarnigione militare ed una prigione. Il Castello non fu mai al centro rilevanti episodi bellici, garantendone così conservazione.

Nel 1930 l’intero comprensorio divenne proprietà del Comune e fu sottoposto ad un integrale intervento di restauro. I lavori, diretti dall’architetto Ferdinando Forlati, tesero a liberare l’intero complesso dalle sovrastrutture sette-ottocentesche e a recuperare l’originario aspetto medievale. L’intento fu quello di trasformare l’edificio in un centro di attività artistico-culturali e garantire una sede adeguata a due importanti sezioni dei Civici Musei di Storia ed Arte: il Civico Museo del Castello di San Giusto-Armeria, che fu installato nella Casa del Capitano ed il Lapidario Tergestino entro il Bastione Lalio. Il Piazzale delle Milizie venne trasformato in un vasto teatro all’aperto per la realizzazione di grandi eventi durante l’estate.

Superando il ponte levatoio ci si trova nell’ampio vestibolo d’ingresso, voltato a crociera, dove un’apertura ad arco acuto si apre sulla Casa del Capitano, nei cui ambienti trova posto la cappella tardogotica di San Giorgio, mentre la torre federiciana a forma di L, attorniata dal Bastione Rotondo, sovrasta l’edificio. In fondo al vestibolo si trovano due grandi automi batti-ore ottocenteschi, noti in città come Michez e Jachez, provenienti dall’orologio del palazzo municipale di piazza Unità.

Oltrepassando l’atrio della Casa del Capitano, si accede al vasto Cortile delle Milizie. Lungo il muraglione di fondo, coperto da volte che sostengono il camminamento di ronda, sono disposte alcune vere di pozzo e lapidi triestine databili tra il XVI e il XIX secolo. Sono qui ubicati l’ingresso al Lapidario Tergestino, l’adiacente Bottega del vino e il profondo pozzo-cisterna, nonchè quattro pezzi di artiglieria in ferro del secolo XVI che, secondo la tradizione, proverrebbero dal distrutto Castello di Moccò in Val Rosandra.

Dal piazzale si accede ai camminamenti di ronda allo scoperto, che corrono lungo il perimetro delle mura del Castello, dai cui spalti si può ammirare uno splendido panorama sulla città.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza della Cattedrale 3, Trieste

Tel.: 040 309362

Fax.: 040 6754065

E-mail: cmsa@comune.trieste.it

Orari di apertura: lunedì aperti solo gli spazi esterni 9.00-18.00; da martedì a domenica aperto il Museo e gli spazi esterni 10.00-18.00

Ingresso: 1 € solo Castello; 6 € ingresso intero al Castello, Lapidario Tergestino e Museo del Castello; 4 € ingresso ridotto

Visite guidate: rivolgersi al Servizio Didattico

Come arrivare: in autobus linea 24

Attività: il percorso lungo le mura di cinta offre una delle più belle viste panoramiche sulla città e sul golfo di Trieste.

Informazioni: www.triestecultura.it

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ALTRO IN ZONA
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Museo Geologico della Carnia

Il percoro espositivo di Palazzo Angelo Unfer presenta una collezione di rocce e fossili rappresentativi del patrimonio geologico e paleontologico della Carnia, campioni che raccontano l’evolversi del territorio e delle forme di vita che lo abitarono lungo un arco di tempo di 400 milioni di anni. Questo tratto di arco alpino custodisce, infatti, la storia della sua genesi nella successione degli strati rocciosi a partire dai remoti mari paleozoici fino alla formazione della catena montuosa.

I reperti inscenano un raccolto ininterrotto che va dai mari dell’Ordoviciano abitati da trilobiti, briozoi e brachiopodi, alle barriere coralline. Si passa poi alle foreste tropicali del Carbonifero attraversate dai primi anfibi e quindi al Triassico popolato dai rettili, che hanno colonizzato i mari e le terre emerse dell’intero pianeta: ittiosauri, notosauri e placodonti, e i più antichi pterosauri sinora noti al mondo, di cui è esposto un rarissimo esemplare. Dalle ammoniti del Mesozoico ai pesci che abitavano quegli antichi mari, fino a giungere all’odierna configurazione del territorio.

Il Museo Geologico della Carnia fa parte della rete museale CarniaMusei.
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Zona Libera della Carnia 1944, 5 – Ampezzo

Servizi: visite guidate, laboratori didattici, audioguida, bookshop, biblioteca, sezione hands-on per ragazzi; percorso tattile e testi in braille; accessibile ai disabili

Informazioni: www.carniamusei.org – www.provincia.udine.it/musei – Ufficio Turistico di Ampezzo, tel.: 0433 80758

Orari di apertura: da febbraio a maggio sabato e domenica 15.00-18.00;

da giugno a settembre 9.30-11.30 e 15.00-18.00, chiuso il lunedì; da ottobre a gennaio apertura su richiesta; dal 23 dicembre al 6 gennaio aperto tutti i giorni 15.00-18.00, 25 dicembre chiuso.

Visite: visita guidata e laboratorio didattico su prenotazione a cura di CarniaMusei – Tel.: 0433 487779; Fax: 0433 487760 – carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

Ingresso: gratuito

Tel.: 0433 811030

E-mail: geoampezzo@virgilio.it

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