Kleine_Berlin_Trieste

Kleine Berlin

Il ricovero antiaereo Kleine Berlin è un complesso di gallerie ai piedi del colle di Scorcola risalenti all’occupazione tedesca del Litorale Adriatico. I cunicoli vennero creati in parte dai militari tedeschi nell’ottobre del 1943 e in parte dal Comune di Trieste, come rifugio antiaereo per la popolazione civile. Un passaggio sotterraneo segreto consentiva al comandante delle SS Odilo Globocnik di recarsi dalla sua abitazione di Villa Ara al Palazzo di Giustizia.

Nelle gallerie italiane stalattiti, stalagmiti e vaschette di concrezione, nelle quali scorre perennemente un velo d’acqua, danno l’impressione di trovarsi in un’ipogeo naturale piuttosto che in una galleria di calcestruzzo. Nella Kleine Berlin sono visibili due mostre permanenti sui bombardamenti di Trieste nel secondo conflitto mondiale e sulle cavità naturali e artificiali utilizzate dagli eserciti durante la Grande Guerra sul fronte del basso Isonzo.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Fabio Severo (di fronte al civico n. 11), Trieste

Informazioni: www.kleineberlin.itwww.cat.ts.it – Club Alpinistico Triestino, via Raffaele Abro 5/A – tel. +39 040 3498239; fax +39 040 8326424

Orari di apertura: ogni ultimo venerdì del mese 20.00-22.30

Visite: visita guidata a cura del Club Alpinistico Triestino (CAT) per gruppi di minimo 15, massimo 30 persone su prenotazione – Tel.: +39 339 2539712; e-mail: cat@cat.ts.it

Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 2,00; studenti € 1,00

Servizi: la struttura presenta barriere architettoniche

E-mail: info@kleineberlin.it

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ALTRO IN ZONA
Grado

Grado

Grado – l’Isola del Sole – deriva dal latino gradus, ovvero scalo, in quanto sorse come approdo per le navi romane che risalivano il fiume Natissa in direzione del porto fluviale di Aquileia.

Il nucleo più antico è un dedalo di calli e campielli di sapore veneziano che conserva ancora tracce dell’antico castrum romano, entro cui riparavano gli aquileiesi durante le invasioni barbariche, e della Basilica della Corte (IV secolo) in Piazza Biagio Marin.

Nel 568 Grado fu eletta a sede del Patriarcato. A quell’epoca infatti risalgono le magnifiche basiliche paleocristiane della Città Vecchia: quella di Sant’Eufemia, ricca di mosaici bizantini con il suo battistero ottagonale e il campanile medievale sul quale svetta il San Michele, l’“Anzolo” simbolo di Grado; e quella di Santa Maria delle Grazie. Dietro al Duomo si trova il Lapidario, ove sono esposti centinaia di frammenti scultorei ed epigrafi provenienti da scavi gradesi.

Nel 1797 la città di pescatori venne annessa all’impero austro ungarico e divenne la prima località turistica balneare per l’aristocrazia asburgica, tradizione poi mantenuta fino a oggi.

Nel 1892 l’imperatore Francesco Giuseppe inaugurò la Stazione di Cura e Bagni di Grado e fece costruire il caratteristico porto interno dell’isola e la diga sul mare, che consente una bellissima passeggiata.

La laguna di Grado è circondata da zone umide e valli da pesca con i caratteristici casoni, le capanne di canne palustri dove i pescatori attraccavano le “batele”, le tipiche barche a fondo piatto, e che ora ospitano un albergo diffuso. Alcune di queste aree lagunari sono oggi riserve naturali, come quella della Valle Cavanata e della Foce dell’Isonzo, che è possibile visitare a piedi, in bici o su stupendi cavalli Camargue.

Pier Paolo Pasolini scelse le atmosfere sognanti e mutevoli della laguna per girare le scene iniziali di Medea con Maria Callas.

Grado offre campeggi e villaggi turistici e vanta la più lunga pista ciclabile lagunare d’Europa.

In autunno si tiene la kermesse del Boreto a la Graisana, piatto tipico della cucina marinara povera di Grado, e in primavera la Festa degli asparagi bianchi di Fossalon. La tradizionale processione del Perdòn de Barbana, viene celebrata la mattina della prima domenica di luglio, con un corteo di barche diretto al santuario dell’isola di Barbana.

 

Informazioni


Informazioni: Ufficio turismo di Grado, Piazza B. Marin 4, tel.: +39 0431 898 239; e-mail: turismo@comunegrado.it

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI GORIZIA

itinerFusine

Il giro dei laghi di Fusine

Dai laghi di Fusine si possono intraprendere diverse escursioni di diversa lunghezza. Oltre al classico giro dei due laghi collegati da comodi sentieri, circa 3 ore, si e’ possibile raggiungere anche il rifugio Zacchi (mt. 1.380), con un percorso ad anello verso il lago superiore.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni

Dislivello in metri: 440
Difficoltà: E
Tempi di percorrenza in ore: 3

INFO: Turismo FVG Tarvisio
Tel. + 39 0428 2135
Email info.tarvisio@turismo.fvg.it

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Dal lago superiore di Fusine, raggiungibile in auto da Tarvisio, imboccate il sentiero Cai nr. 512 fino a raggiungere il rinnovato rifugio Zacchi

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Scendete per strada forestale passando per la capanna Ghezzi

    Laghi di Fusine ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI UDINE

Sesto_al_Reghena

Sesto al Reghena

Sesto – che trae il nome dal fatto di essere stata un’antica stazione militare romana, situata al sesto miliario della strada che portava da Iulia Concordia al Norico – è un’Abbazia benedettina fondata dai longobardi nella prima metà dell’VIII secolo col nome di Santa Maria di Sesto, nei cui pressi crebbe il borgo attraversato dal fiume Reghena.

Vi si accede passando sotto il Torrione Grimani – unico superstite delle sette torri che difendevano le mura – che, fino al Settecento, era posto a guardia del ponte levatoio. Di fronte s’innalza la torre campanaria, già torre di vedetta della metà dell’XI secolo. Un arco sovrastato da trifore e affreschi dell’XI-XII secolo immette all’abbazia fortificata, cinta di mura e filari di cipressi, detta anche di Santa Maria in Sylvis poiché sorta nel mezzo di una vasta foresta. Questa, nel 762, beneficiò delle donazioni di tre nobili longobardi: Erfo, Marco e Anto. Dopo le devastazioni degli Ungheri, che nell’899 la rasero pressoché al suolo, fu ricostruita a partire dal 960, assumendo l’aspetto di castello fortificato con fossati e torri, e, sette anni più tardi, l’imperatore Ottone I donò l’abbazia-castello al Patriarcato di Aquileia.

In Piazza Castello si affacciano l’antica cancelleria abbaziale in mattoni, la residenza degli abati, attuale sede municipale e una loggetta affrescata con scene cavalleresche della fine del Duecento. Il portico d’accesso al vestibolo della chiesa è affrescato con le raffigurazioni dell’Inferno e del Paradiso attribuite ad Antonio da Firenze e ai suoi allievi. L’adiacente sala delle udienze, ospita oggi la pinacoteca.

Nell’atrio romanico, diviso in tre navate, si nota l’affresco trecentesco con l’Incontro dei tre vivi e dei tre morti; anche l’interno della chiesa è riccamente decorato: nella zona presbiteriale alcune splendide raffigurazioni di scuola giottesca, eseguite intorno al secondo e terzo decennio del Trecento e, nel transetto, fra le altre scene sacre, l’iconografia dell’albero della vita, il Lignum Vitae Christi.

Nella cripta, coperta da volte a crociera, si conservano la quattrocentesca Vesperbild, in pietra arenaria dipinta; l’Annunciazione in marmo fine del Duecento e l’urna di Sant’Anastasia opera di maestranze cividalesi d’età longobarda.

Nella campagna circostante, visitabile attraverso itinerari segnalati, si incontrano i Prati Burovich, ricchi di essenze arboree e floreali autoctone e il parco del lago delle Premarine.

Interessante anche il paesaggio agrario, ricco di campi coltivati, vigne e canali, dove meritano una visita l’antico mulino di Stalis, la chiesetta campestre di San Pietro, le settecentesche Villa Fabris e Villa Freschi Piccolomini e la fontana di Venchieredo, ricordata da Ippolito Nievo ne Le confessioni di un italiano.

 

Informazioni


Dove: Sesto al Reghena in provincia di Pordenone, lungo la direttrice Portogruaro-Conegliano

 

Informazioni: Comune di Sesto al Reghena, Piazza Castello 1 – www.comune.sesto-al-reghena.pn.it

 

Come arrivare: il paese è raggiungibile dall’A28 uscendo a Sesto al Reghena, oppure dalla SS 463

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Museo_Etnografico_Friuli_Udine

Museo etnografico del Friuli

Nuovo Museo delle arti e delle tradizioni popolari

A Palazzo Giacomelli sono esposte le molteplici testimonianze materiali dell’identità culturale friulana. Attraverso gli oggetti d’uso – l’abbigliamento, le maschere, il gioco, la musica e lo spettacolo – sono, infatti, tramandate le memorie della devozione, dei riti popolari e della tradizione del “fogolâr” domestico.

I fondi di Gaetano Perusini, Lea D’Orlandi e di Luigi e Andreina Ciceri costituiscono i nuclei portanti delle collezioni etnografiche e antropologiche che sono costituite da manufatti molto diversi, che attengono alla vita rurale, all’artigianato e alla scienza, nonchè al costume e alla moda. Il percorso espositivo mira a recuperare, conservare e valorizzare la memoria del passato che si coagula intorno a questi beni materiali.

Nel museo l’allestimento permanente si alterna a mostre temporanee incentrate sulla storia del territorio, la cultura locale, le tecniche, i saperi manuali e il valore dell’artigianato come forma espressiva individuale e sociale.

 

Informazioni


Indirizzo: Palazzo Giacomelli, Via Grazzano 1, Udine

Servizi: visite guidate, laboratori didattici, supporti multimediali, corsi di approfondimento

Informazioni: www.udinecultura.it

Orario di apertura: dal 1° ottobre al 28 aprile da martedì a domenica 10.30-17.00; dal 29 aprile al 30 settembre da martedì a domenica 10.30-19.00; chiuso il lunedì

Ingresso: intero € 1,00; gratuito fino a 13 anni e disabili

Visite: prenotazione di visite guidate e laboratori didattici consultando www.udinecultura.it

Tel.: 0432 271920

Fax: 0432 271907

E-mail: museoetnografico@comune.udine.it

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Castello di Cosa

Un originario fortilizio fu edificato probabilmente nel IX secolo per proteggersi dalle invasioni ungare. La Signoria del castello di Cosa fu ceduta dai Patriarchi a una nobile famiglia che in seguito assunse il predicato di Spilimbergo.

Nel corso del Seicento, venute meno le esigenze difensive, i conti di Spilimbergo trasformano il castello in villa, mantenendo però le quattro torri angolari; la facciata fu abbellita da una serie di lesene, un timpano e la scalinata d’accesso.

La proprietà passò in seguito ai conti d’Attimis Maniago. Durante la prima guerra mondiale fu seriamente danneggiata e, dopo la rotta di Caporetto, fu bombardata e quindi incendiata.

Nel 1921 il castello di Cosa fu ristrutturato dagli Attimis Maniago che ne mantennero la proprietà fino agli anni Sessanta del Novecento. Infine, nel 1974, fu acquistata da Gian Franco Furlan che vi stabilì la sede delle Cantine Castelcosa.

All’interno la villa è affrescata e pavimentata alla veneziana e a mosaico; all’esterno c’è un bel parco con alberi secolari; le stalle sono state in seguito ristrutturate e trasformate ad uso di foresteria e bed & breakfast.

Oggi la villa-castello è un ristorante e viene utilizzata per ospitare eventi.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Palazzo 1, Cosa (San Giorgio della Richinvelda)

Servizi: ristorante, foresteria, enoteca, bed & breakfast

Visite: su appuntamento

Come arrivare: raggiungibile in pullman

Informazioni: www.castelcosa.com

Tel.: 0427 96134/96585

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Castello di Montereale

La costruzione del castello di Montereale, posto a guardia della Valle Cellina, lungo la via pedemontana pordenonese presidiata da numerose rocche (tra cui quelle di Maniago, Meduno, Toppo e Pinzano) risale al X secolo. Nel 1203 il “Castrum Montis Regalis” fu ceduto dal vescovo di Concordia ai Signori di Prata, per poi passare, nel 1213, ai nobili di Montereale, feudatari del Patriarca.

In seguito il fortilizio fu più volte assediato e tra il 1313 e il 1318 ebbe parte nei fatti d’arme che videro i Montereale contrapposti ai Pinzano, ai Toppo e ai Maniago. Nel 1346 Bianchino di Porcia assaliva e saccheggiava il maniero che, già provato dalle guerre e poi dai terremoti che seguirono, fu abbandonato e cadde in rovina nel corso del Cinquecento.

Del castello rimangono parecchi tratti di muraglia, circondati da fossati, e della torre maestra sono ancora visibili le fondazioni, a cui anticamente si aggiungevano altre due piccole torri.

Tra il 1983 e il 1990 si sono svolte diverse campagne di scavo che hanno confermato la continuità di utilizzo del monte a scopo difensivo a partire dall’età tardo antica. I reperti rinvenuti sono ora esposti nel Museo Archeologico di Montereale Valcellina.

 

Informazioni


Indirizzo: Strada Regionale 251, Montereale Valcellina

Stato di conservazione: ruderi

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