Costa_dei_barbari

Costa dei Barbari

La Spiaggia Costa dei Barbari, nel comune di Duino Aurisina, si trova nei pressi di Sistiana, ed è delimitata da un lato da Portopiccolo e dall’altro dal Residence Europa. Per raggiungere la spiaggia provenendo da Trieste, poco prima di Sistiana, di fronte alla Pasticceria Costa dei Barbari, si può parcheggiare a pagamento su un vecchio tratto di strada dismesso sul lato mare. Da lì diversi sentieri scendono a picco sul mare. Oppure, ancora sulla Strada Costiera, provenendo da Trieste, poco dopo la discesa a Marina d’Aurisina, c’è un altro accesso la cui esistenza si deduce dalle auto parcheggiate intorno al suo imbocco. Anche qui un ripido sentiero, immerso nel bosco, porta rapidamente al mare.

La Costa dei Barbari è una bellissima spiaggia di ciottoli e scogli dove distendersi a prendere il sole integrale, ombreggiata dalla profumata vegetazione mediterranea. Non c’è alcun tipo di servizio, uno dei motivi per cui è molto tranquilla ed è prevalentemente naturista. Il mare qui è molto bello, azzurro, cristallino e straordinariamente trasparente, subito profondo come in tutta la costa rocciosa, la zona assolutamente splendida, ancora quasi selvaggia.

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Palazzo_Cecchini_Cordovado

Palazzo Cecchini

L’ex convento dei domenicani, edificato nel Settecento nei pressi del Santuario della Madonna delle Grazie, fu diviso tra varie famiglie che ne fecero la propria residenza: Palazzo Cecchini, Palazzo Mainardi e Palazzo Marzin.

Palazzo Cecchini fu ristrutturato in stile eclettico mentre le rimanenti parti conservarono il porticato che corre lungo tutta la facciata. Il palazzo conserva affreschi ottocenteschi con scene allegoriche e patriottiche, grottesche e paesaggi di gusto pompeiano o neogotico. Oggi è sede della Biblioteca Civica e del Punto di informazione turistica, ospita mostre d’arte e iniziative culturali.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Cecchini, Cordovado

Informazioni: Circolo culturale Gino Bozza, via Cecchini 27, Cordovado – tel.: +39 0434 690265; e-mail: biblioteca.cordovado@libero.it

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ItinerariTiepolo

Tiepolo a Udine

Udine fu la prima città di terraferma nella quale Giambattista Tiepolo, non ancora trentenne, ottenne importanti commissioni che anticiparono il successo internazionale. Il giovane pittore “tutto spirito e foco” fu chiamato tra il 1726 e il 1729 dal Patriarca di Aquileia Dioniso Delfino e, più tardi, nel 1759, insieme al figlio Giandomenico, quando era già affermato e richiesto in tutte le maggiori Corti europee, dal suo successore e nipote Daniele Delfino.

 

 
 

 
 

 
 

 

1

PALAZZO ARCIVESCOVILE
PIAZZA PATRIARCATO
Il Palazzo arcivescovile, già residenza patriarcale nel Cinquecento, ospita oggi il Museo Diocesano e le Gallerie del Tiepolo. Giambattista arrivò a Udine all’inizio del 1726, chiamato da Dioniso Delfino per decorare il palazzo appena restaurato. Per la stessa potente famiglia in quegli anni stava realizzando a Venezia un ciclo di grandi tele raffiguranti episodi di storia romana che andranno a decorare il palazzo di Ca’ Dolfin.
Il primo degli affreschi realizzati da Giambattista nel palazzo patriarcale, ancora legato al gusto barocco, raffigura San Michele che caccia dal Paradiso gli angeli ribelli e otto Storie della genesi entro i riquadri in stucco di Abondio Stazio. Nella Galleria degli Ospiti l’anno successivo raffigurò l’epopea dei Padri della Chiesa. Le finte architetture realizzate da Girolamo Mengozzi Colonna, brani di fantasia esuberante e di bravura illusionistica, sono finestre limpide entro cui la narrazione tiepolesca si svolge con l’incanto di una fiaba: Abramo e gli angeli, Rachele che nasconde gli idoli e l’Angelo che appare a Sara insieme a scene in monocromo e finte statue di Profetesse.
Nel soffitto Il sogno di Giacobbe, Il sacrificio di Isacco, Agar nel deserto. Sono scene in cui le grandi vicende della storia dell’umanità si sciolgono nella delicatezza dei sentimenti. Affreschi dove grazia e invenzione si risolvono in un bagno di luce, ambientati in una cornice rurale pervasa di sottile lirismo. Il tono è colloquiale, antiretorico. La presenza divina si rivela nella dimensione serena e dimessa della quotidianità. In Rachele nasconde gli idoli, il pittore esibisce il suo autoritratto nelle vesti di Giacobbe e quello della moglie, Cecilia Guardi, nel ruolo di Rachele. La Sala Rossa o del Tribunale, che Tiepolo conclude nel 1729, è sovrastata dalla straordinaria scenografia sotto-insù del Giudizio di Salomone, arditamente stagliata contro un cielo terso. Gli episodi dell’Antico testamento furono realizzati in stucco da Giovanni Maria Andreoli. Al 1733 risalgono, invece, i due tondi con raffiguranti santi della cappella palatina.

2

CHIESA DI SANTA MARIA ANNUNZIATA
PIAZZA DUOMO
Nel 1726 Giambattista Tiepolo realizzò – pare in soli 10 giorni – la decorazione della Cappella del Santissimo Sacramento del Duomo, una spettacolare volta dipinta su cui si librano le schiere di angeli in volo. Successivamente per l’altare dipinse la pala della Resurrezione e nel 1733 la paletta con la Crocifissione, nel 1737 quella con i Santi Ermacora e Fortunato e, infine, un anno più tardi, la Trinità.

3

ORATORIO DELLA PURITÀ
PIAZZA DUOMO
Nel 1757 padre e figlio furono chiamati dal Patriarca Daniele Delfino che due anni prima aveva fatto costruire l’edificio dell’oratorio attiguo al Duomo. Giambattista vi dipinse la pala d’altare con l’Immacolata e il soffitto con la luminosissima Assunta portata in volo da un nugolo di angeli. Il figlio Giandomenico fu invece incaricato di realizzare gli otto grandi monocromi su fondo oro delle pareti che rappresentano episodi della Bibbia in cui furono protagonisti i fanciulli e le fanciulle a cui quella scuola sarebbe stata dedicata.

4

GALLERIA DI ARTE ANTICA E PINACOTECA DEL CASTELLO
Forte del successo ottenuto con gli affreschi del Duomo Giambattista fu chiamato a realizzare il fregio del Salone del Parlamento con Il Trionfo dei Cristiani sui Turchi che celebrava la vittoria veneziana nella battaglia di Lepanto del 1571.
Nel 1737 realizzò le due tele per la chiesa di Santa Maria dei Filippini con l’Angelo Custode e San Francesco di Sales ora conservati nella pinacoteca, insieme alla magniloquente tela allegorica che in origine ornava il soffitto di Palazzo Caiselli raffigurante La virtù e la Nobiltà trionfano sull’Ignoranza (1740-1743).
Il Consilium in arena è la singolare opera di Giandomenico che celebra il conte Filippo Florio, primo udinese che ottenne di essere ammesso all’Ordine dei Cavalieri di Malta, una scena corale e vivace che raffigura la società udinese con occhio spregiudicato.
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Civico Museo della Guerra per la Pace Diego de Henriquez

La collezione dello studioso triestino Diego de Henriquez (1909-1974) ­– un patrimonio documentale e materiale composto da circa 15.000 oggetti – è stato acquisito dal Comune di Trieste nel 1983 e dal 1999 ha trovato sede nella Caserma Duca delle Puglie. Raccoglie: 2800 armi, 24.000 fotografie, 287 diari, 12.000 libri, 2600 tra manifesti e volantini, 500 stampe, 470 carte geografiche e topografiche, 30 fondi archivistici, 290 documenti musicali, 150 quadri e un fondo di pellicole, 250 documenti cinematografici conservati all’Istituto Luce di Roma.

Due degli edifici della Caserma, recentemente restaurati, accolgono il percorso museale, la biblioteca, la fototeca e l’archivio; restaurati, inoltre, i mezzi e i pezzi di artiglieria: cannoni, veicoli, strumenti esposti nella sezione centrale dell’hangar.

L’attuale allestimento è incentrato sulla Grande Guerra nella ricorrenza del centenario. Le crude fotografie d’epoca si alternano ai testi esplicativi e alle tavole grafiche che riassumono “i numeri della guerra”. Oltre ai numerosi contributi filmati forniti dalla Cineteca del Friuli e dall’Istituto Luce, vi sono quelli del regista Alessandro Scillitani: Funerale della pace, Guerra di trincea e Caporetto.

Secondo il desiderio del suo ideatore, non vuole essere un museo della guerra tradizionalmente inteso, ma un museo della società del Novecento dove le guerre con i loro orrori siano bandite per sempre.

Nel primo hangar trova posto l’esposizione permanente dedicata alla storia della prima guerra mondiale, che si apre con il corteo funebre dell’erede al trono d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando, assassinato con la moglie a Sarajevo il 28 giugno 1914. Al piano superiore una sintetica cronologia racconta i cento anni di guerre del Novecento; quindi l’allestimento si focalizzata sulla storia di Trieste dal primo conflitto mondiale agli anni del fascismo fino al ritorno dell’Italia nel 1954. Nella sede di Via Revoltella altre sezioni presentano gli armamenti leggeri, le telecomunicazioni, le uniformi militari, stampe, dipinti e medaglie.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Cumano 22, Trieste

Servizi: visite guidate, bookshop, fototeca, archivio documentale, biblioteca

Informazioni: www.museodiegodehenriquez.it

Orari di apertura: da metà ottobre a fine marzo da mercoledì a lunedì 10.00-17.00; da aprile a metà ottobre 10.00-19.00; chiuso il martedì tranne nei mesi di luglio e agosto; chiuso 25 dicembre, 1° gennaio, Pasqua, 25 aprile e 1° maggio

Ingresso: intero 6,00 €; ridotto 4,00 €

Visite: prenotazioni presso il Servizio Didattico – Tel.: 040 6754480; Fax: 040 6754727; E-mail: serviziodidattico@comune.trieste.it; www.serviziodidattico.it

Come arrivare: in autobus con la linea 18 (nei festivi sostituita dalla linea 5)

Tel.: 040 675 4699; 040 675 8377

E-mail: museodehenriquez@comune.trieste.it

 

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Castello_Soffumbergo

Castello di Soffumbergo

Il sito, forse già fortificato in epoca tardoantica e utilizzato dai Longobardi, fu anche sede di una cappella al tempo dei Sassoni. Dominio del Patriarca sin dal 1025, nel 1184 era abitato dai Signori di Soffumbergo (dal tedesco Scharfenberg, “monte aguzzo”), vassalli della Chiesa d’Aquileia.

Nel 1298 il castello fu scelto dal Patriarca quale residenza estiva della corte. Tuttavia, gli antichi feudatari, i “domini Sophumbergi”, conservarono il diritto d’abitanza e dopo aspre contese con il casato dei Torriani, ne vennero infine scacciati nel 1352.

Il castello di Soffumbergo – il cui feudo comprendeva anche Campeglio, Raschiacco, Colloredo, Valle e Canale – sembra essere stato distrutto nel 1441 dai cividalesi. Rimangono ancora visibili le fondamenta, mentre l’antica cappella castellana è stata integralmente restaurata.

Nel 1993 vennero effettuati alcuni scavi archeologici che portarono alla luce diversi reperti (ceramiche, armi e utensili risalenti ai secoli XIII-XIV).
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Castellana, frazione Soffumbergo a Campeglio, Faedis

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Forte Col Roncone

Eretto tra il 1911 e il 1912 dall’esercito italiano, faceva parte delle fortificazioni del Medio Tagliamento: insieme ai forti di Fagagna e Santa Margherita, si trovava fra la linea di difesa del torrente Torre (Monte Bernadia e Adorgnano) e le batterie sul Tagliamento (Ragogna Bassa, Ragogna Alta e Col Colàt). Disarmato e convertito a deposito tra le due guerre, venne occupato dai partigiani nell’inverno del 1944-1945. Circondato da un sistema di fossati a più livelli, difeso da quattro cannoni e sei bocche da fuoco più piccole, ospita oggi un’esposizione permanente di storia militare.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Col Roncone, Rive d’Arcano

Informazioni: www.militaryhistoricalcenter.orgwww.comune.rivedarcano.ud.it e presso l’Ufficio Turistico – Pro San Daniele, Via Roma 3 – tel.: +39 0432 940765; e-mail: info@infosandaniele.com

Orari di apertura: su richiesta

Ingresso: gratuito

Servizi: visite guidate, escursioni, bookshop, archivio documentale sulle fortezze italiane ed europee nella Grande Guerra, voli turistici sui Forti del medio Tagliamento

Visite: solo su prenotazione – tel.: +39 0432 612106

E-mail: segreteria@com-rive-d-arcano.regione.fvg.it

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Roccolo_di_pre_checo_Montenars

Roccolo di Pre Checo

Il roccolo a sud del monte Cjastellirs, lungo la Strada comunale Montenars-Flaipano è raggiungibile tramite una strada sterrata che si inoltra nel bosco.

Il roccolo è una struttura per l’uccellagione realizzata tra il XIX e il XX secolo dalla popolazione. La struttura, di forma ovale con una siepe di carpino bianco, possedeva un sistema di corde e cerniere che catapultava una frasca provocando forte rumore per far sì che gli uccelli, impauriti, rimanessero intrappolati nelle reti. Il roccolo apparteneva alla famiglia di don Francesco Placereani detto ‘Pre Checo’, letterato e cultore della lingua friulana ma anche appassionato uccellatore.

L’Ecomuseo delle Acque del Gemonese si occupa della valorizzazione di questo tipo di strutture ed è responsabile del percorso di visita ai roccoli.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Strada comunale per il Monte Cjampeon, Montenars

Superficie totale: 0,12 ha

Impianto planimetrico: alberatura formale

Condizione giuridica: proprietà privata

Peculiarità scenografiche e compositive: siepe formale, vista panoramica

Specie botaniche di rilievo: carpino bianco, ciliegio, ontano

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