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Palazzo Arcivescovile

A partire dal Cinquecento il palazzo fu residenza dei Patriarchi di Aquileia. Nel 1708 Dionisio Dolfin lo fece ampliare dall’architetto Domenico Rossi che realizzò l’ala con la biblioteca e lo scalone d’onore. Il Palazzo arcivescovile ospita oggi il Museo Diocesano e le Gallerie del Tiepolo. Il giovane Giambattista vi realizzò, infatti, un ciclo di affreschi datati tra il 1726 e il 1729 che raffigurano l’epopea dei Padri della Chiesa, dove grazia e invenzione si risolvono in un bagno di luce. Nel soffitto dello scalone d’ingresso è possibile ammirare la Caduta degli angeli ribelli.

Per una scala a chiocciola decorata nel cupolino da un affresco di Ludovico Dorigny, si accede alla Biblioteca Arcivescovile, capolavoro di ebanisteria che conserva l’ingente patrimonio librario donato dal Patriarca per renderlo disponibile alla pubblica consultazione. La sala è ornata da una teoria di statue lignee sopra la balaustra, negli intagli è ripreso il motivo dei delfini, emblema della famiglia Dolfin. La grande volta è decorata con stucchi attribuiti ad Abbondio Stanzio e con una grande tela di Nicolò Bambini raffigurante il Trionfo della Sapienza divina (1710), dove Minerva, la Sapienza appunto, è evocata come l’incontro tra Scienza e Fede. Delle figure femminili reggono i simboli delle scienze e delle arti: medicina, nautica, geografia, storia, poesia, matematica, geometria, pittura, retorica, filosofia e teologia.

L’odierno patrimonio bibliotecario è di oltre 20.000 volumi tra cui incunaboli, edizioni rare e codici manoscritti, inclusi una copia trecentesca della Divina Commedia e copia del primo libro stampato in Friuli con caratteri mobili, il De honesta voluptate edito a Cividale nel 1480.

Dalla biblioteca si accede alla Sala Azzurra o del Baldacchino, sul cui soffitto si intrecciano le grottesche di Giovanni da Udine con creature fantastiche e animali inconsueti all’epoca. La vicina Sala Gialla ha un bel pavimento intarsiato, gli stucchi sul soffitto rappresentano le Virtù teologali – Fede, Speranza e Carità – e agli angoli le Quattro arti liberali: la musica, la poesia, la pittura, la scultura. L’attigua Sala rossa o del Tribunale, è sovrastata dalla straordinaria scenografia del Giudizio di Salomone di Giambattista Tiepolo, stagliata contro un cielo terso. Nella Sala del Trono, dove avevano luogo le pubbliche udienze, sono affrescati i centosei ritratti dei patriarchi aquileiesi. La Cappella palatina conserva una pala d’altare di Palma il Giovane. Nella Galleria degli ospiti le finte architetture realizzate da Girolamo Mengozzi Colonna sono finestre limpide entro cui la narrazione tiepolesca si svolge con l’incanto di una fiaba: Abramo e gli Angeli, Rachele che nasconde gli idoli (dove il pittore ritrae se stesso e la moglie Cecilia) e l’Angelo che appare a Sara.

Il giardino settecentesco è guardato sui muri di cinta da 24 statue allegoriche della bottega di Morlaiter.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Patriarcato 1, Udine

Orari di apertura: da mercoledì a lunedì 10.00-13.00 e 15.00-18.00; chiuso il martedì; 25 dicembre, 1° gennaio e Pasqua

Tel.: +39 0432 25003

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Parco Villa De Brandis

La realizzazione della villa risale agli inizi del Settecento per volere dei de Brandis, famiglia di antichissima origine nobiliare che si estinse nel 1984 con la contessa Caterina che lasciò in eredità la villa al Comune di San Giovanni al Natisone.

I de Brandis, stabilitisi a Cividale nel XIV secolo, nel 1718, avviarono la costruzione della residenza di villeggiatura, avendo già trasferito il palazzo di rappresentanza a Udine.

Tra il 1886 e il 1895 la villa fu riformata secondo il gusto eclettico e si procedette alla realizzazione del parco paesaggistico, voluto da Nicolò de Brandis, su progetto di Giuseppe Rho. Venne ideato un percorso ad anello in cui andavano ad inserirsi un laghetto e due rilievi artificiali.

Nel 1984 la Villa de Brandis passò in proprietà al Comune di San Giovanni che, a partire dal 2003, diede inizio ai lavori di restauro del parco, realizzati su progetto dell’architetto Roberto Del Mondo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Roma 117, San Giovanni al Natisone

Superficie totale: 2,00 ha

Impianto planimetrico: all’inglese con schema asimmetrico

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di San Giovanni al Natisone

Peculiarità scenografiche e compositive: fontana, lago artificiale, scalea

Specie botaniche di rilievo: carpino, cefalotasso, faggio rosso, farnia, thuja gigante

Orari di apertura: sempre aperto

Ingresso: gratuito

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Castello di Susans

Il sito viene citato per la prima volta nel 1031 come “villa de Suzan”. Già soggetto alla Chiesa d’Aquileia, tra il XII e il XIII secolo il castello di Susans, insieme con quello di Pers, fu indeudato ai di Varmo.

Nel 1315 il castello fu preso e saccheggiato dal conte di Gorizia. Nel XIV secolo venne acquisito dai Colloredo che già possedevano i castelli di Mels e Colloredo. Nella seconda metà del XVII secolo il castello fu completamente restaurato dal conte Fabrizio di Colloredo Mels, il quale, cresciuto in Toscana presso la corte del granduca Ferdinando I, volle una residenza ispirata alla tradizione architettonica medicea.

Il castello, arredato con mobilia, quadri e stampe antichi, ospita oggi al suo interno un ristorante.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Susans di Majano
Informazioni: www.castellodisusans.com
Servizi: eventi, mostre, ristorante, foresteria

Tel.: 0432 948090 / 0432 656611

Fax: 0432 656612 / 0432 768

E-mail: info@castellodisusans.com

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Museo Civico del Castello e Lapidario Tergestino

Il lapidario, ospitato nel cinquecentesco Bastione Lalio del Castello di San Giusto, espone 130 reperti lapidei romani, tra iscrizioni, monumenti funerari, bassorilievi, sculture e frammenti architettonici dell’antica Tergeste.

Il percorso conduce idealmente attraverso gli antichi edifici dell’area capitolina: il Foro, la Basilica e il Teatro; i luoghi del culto tra cui il tempio della Bona Dea e della Grande Madre e l’area sacra di Silvano; le fastose domus come la villa marittima di Barcola, le numerose necropoli e i sepolcreti lungo le strade per l’Istria e per Aquileia.

La prima sala raccoglie alcuni monumenti onorari, tra cui le iscrizioni affisse presso le porte urbiche che ricordano la costruzione delle mura e delle torri per volontà di Ottaviano nel 33-32 a. C. e l’ara raffigurante a bassorilievo i simboli delle tre principali divinità dell’Olimpo romano: l’aquila di Giove, il pavone di Giunone e due uccelli notturni, simboli di Minerva.

Nella sala successiva sono riunite le iscrizioni imperiali che ricordano l’intervento di Adriano, di Antonino Pio e di Marco Aurelio per la costruzione degli edifici pubblici nell’area del colle di San Giusto. Accanto, sono esposti i materiali provenienti dalla Basilica civile, un grande edificio colonnato i cui resti sono tuttora visibili nel piazzale ai piedi del Castello, di cui rimangono fregi a girali (metà I secolo d. C.), due monumentali volti di Giove e Medusa e un frammento della balaustra decorata con putti che reggono festoni (metà II secolo d. C.).

Nella terza sala si trovano i monumenti sepolcrali: are, stele, cippi, urne e sarcofagi. Segue il settore dedicato ai luoghi di culto e alle divinità, tra i rilievi, uno sembrerebbe rappresentare un Genio della città con il cesto ricolmo di frutta.

L’esposizione si conclude con la splendida serie di statue rinvenute nello scavo del Teatro Romano, raffigurazioni di divinità che decoravano il fronte della scena architettonica, mentre l’ultima sala espone i mosaici provenienti dalla lussuosa villa marittima rinvenuta presso Barcola ( fine I secolo a. C.-metà del I d. C.).

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Cattedrale 3, Trieste

Servizi: visite guidate, bookshop; accessibile ai disabili

Informazioni: www.museostoriaeartetrieste.it/lapidariotergestino – www.triestecultura.it

Orari di apertura: da aprile ad ottobre 09.00-19.00; da novembre a marzo 10.00-17.00; chiuso il 1° e 6 gennaio, 25 e 26 dicembre

Ingresso: compreso nel biglietto del Civico Museo del Castello di San Giusto € 6,00; servizio didattico e visite guidate € 2,70; in occasione di mostre intero € 5,00; ridotto € 3,50; camminamenti € 2,50

Visite: prenotazioni presso il Servizio Didattico – Tel.: 040 6754480; Fax: 040 6754727; E-mail: serviziodidattico@comune.trieste.it – www.serviziodidattico.it

Tel.: 040 309362

Fax: 040 6754065

E-mail: cmsa@comune.trieste.it

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Giardino e Parco di Palazzo Altan Rota

Il parco, posto nell’area retrostante il palazzo, è delimitato su due lati dall’antico percorso delle mura e del fossato e si sviluppa su di un terreno pianeggiante, ad eccezione di alcuni rilievi, uno dei quali nasconde un rifugio antiaereo.

Vi si accede dalla piazza e da via delle Fosse tramite un cancello e un ponte che supera la roggia.

Palazzo Altan Rota è uno tra gli edifici più antichi del centro storico, oggi sede del municipio. Il corpo principale fu eretto nella seconda metà del Quattrocento dalla famiglia Altan, conti di Salvarolo, secondo l’impianto tripartito della casa padronale veneta. Il portico d’ingresso fu edificato nel XVII secolo per delimitare una corte quadrata nella quale è presente un giardino all’italiana con bosso e palme del Giappone.

Dietro il complesso dominicale si estende un parco d’ispirazione tardoromantica dei primi anni del XX secolo, attribuito all’architetto Domenico Rupolo, che realizzò anche l’ampliamento del palazzo. Al suo interno sono ospitati: una vasca circolare con ninfee racchiuse da arbusti di osmanto odoroso; una torre circolare del XV secolo, un rifugio costruito durante la Prima guerra mondiale, la serra.

Le essenze vegetali sono eterogenee e, alcune, molto antiche, in una commistione di varietà autoctone e altre di gusto esotico importate all’epoca dall’Asia e dal Nord America.

 

Informazioni

Indirizzo: Piazza del Popolo 31, San Vito al Tagliamento

Superficie totale: 0,74 ha

Impianto planimetrico: formale (giardino), naturalistico-informale (parco)

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di San Vito al Tagliamento

Peculiarità scenografiche e compositive: statue, fontana, torre

Specie botaniche di rilievo: bosso, cedro della California, cipresso calvo, magnolia, palma del Giappone, platano, zelkova

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Villa de Claricini Dornpacher

La villa che sorge ai margini del borgo rurale di Bottenicco si deve alla famiglia Claricini, originaria di Bologna, ma presente a Cividale sin dal Duecento. Il complesso con la villa, le barchesse e la limonaia risale alla metà del XVII secolo. L’attico con frontone timpanato e i grandi comignoli veneziani conferiscono imponenza alla residenza padronale. Il giardino all’italiana in siepi di bosso è scandito da vasi di limoni, fontane e statue, mentre una balaustra lo separa dal parco secolare. I terreni adiacenti alla villa sono coltivati a vite e producono dei vini rinomati.

Gli interni di questa casa-museo vantano arredi originali, mobili intagliati da Matteo Deganutti, disegni, stampe, libri, tessuti ricamati e una bella quadreria con opere attribuite a Francesco Chiarottini, Sebastiano Bombelli, Giovanni Battista Pittoni, Antonio e Giacomo Carneo. Nella barchessa c’è un’esposizione permanente delle opere di Guido Tavagnacco.

Dal 1971 la villa ospita la Fondazione de Claricini Dornpacher che promuove gli studi di archeologia e arte altomedioevale nel Cividalese.

L’annessa chiesetta gentilizia di Santa Croce conserva due dipinti di Lucillo Candido della fine del Seicento, copie tratte da Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone e Pomponio Amalteo.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Benvenuta Boiana 4, Bottenicco di Moimacco

Informazioni: www.declaricini.it

Visite: la villa è visitabile gratuitamente ogni prima domenica del mese da aprile a ottobre compresi 9.30-12.30 o previo appuntamento

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Centro Visite Geoparco della Carnia

Il centro, situato nei pressi dei laghetti di Timau, illustra le peculiarità geo-paleontologiche delle Alpi Carniche: i Geositi della Carnia, le specificità idrogeologiche della Valle del Bût e del Monte Cogliàns (una scogliera corallina risalente al Devoniano), i maestosi massicci calcarei della Creta della Chianevate, Chialderate e Monumenz, modellati dall’erosione dei ghiacciai quaternari e dai fenomeni carsici.

Una sezione è dedicata alle grotte di origine carsica che costellano i massicci calcarei nell’alta Val del Bût (che sono state utilizzate nel primo conflitto mondiale a scopo bellico) e alle cavità artificiali legate allo sfruttamento minerario e alle cave di “Grigio carnico” ancora attive.

I pannelli espositivi sono accompagnati, oltre che dalle suggestive immagini di paesaggi alpini, anche da uno spazio multimediale e interattivo con modelli in 3D di sezioni geologiche e aree per la didattica e la divulgazione scientifica. Il centro è, inoltre, un utile punto informativo per chi vuole esplorare il territorio con escursioni in quota.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: laghetti di Timau, Paluzza

Servizi: aree didattiche e multimediali; apparati informativi in inglese e tedesco; accessibile ai disabili

Orari di apertura: dal 18 luglio al 7 settembre da lunedì a giovedì 16.00-18.00;

venerdì, sabato e domenica 10.00-12.30 e 16.00-18.00; dall’8 al 30 settembre la

domenica 10.00-12.30 e 16.00-18.00; aperture straordinarie su prenotazione

Informazioni: contattare gli uffici CarniaMusei. Comunità Montana della Carnia,

Via Carnia Libera 1944 29, Tolmezzo – Tel. 0433 487779; www.carniamusei.org;

E-mail: carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

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