Fiume_Isonzo

Fiume Isonzo

Il fiume Isonzo, che nasce a 1.100 metri d’altitudine in Val Trenta (Slovenia), nelle Alpi Giulie, ha tanti nomi quanti i popoli che ha incontrato: a partire probabilmente dal celtico “Eson”, poi il latino Aesontium, trasformato in Sontium (da cui il tedesco Sontig), lo sloveno Soča (femminile), le varianti friulane Lusinç (in friulano standard), Isuns, Lisuns, Lusinz, Lusins, fino al dialettale Lisonz in bisiaco.

L’Isonzo ha un regime essenzialmente alpino influenzato anche dalla notevole presenza di sorgive carsiche che lo alimentano costantemente.

In Slovenia il fiume, le cui acque hanno il colore dello smeraldo, scorre fra canyon e boschi, in un paesaggio incantevole: ogni tanto una passerella in legno ne attraversa il corso impetuoso. In Val Trenta suoi affluenti sono i torrenti Lepena, Coritenza e Uccea. A Tolmino (Tolmin) riceve le acque del Tolminka e a Santa Lucia d’Isonzo (Most na Soči) quelle del fiume Idria. Entrando in territorio italiano presso Gorizia riceve le acque del Vipacco, in territorio carsico, poi quelle del torrente Groina e del Piumizza e, più avanti, verso il mare, del Torre, per poi concludere il suo percorso di 136 km raggiungendo l’Adriatico fra Staranzano e Grado, a Punta Sdobba, caratterizzando con il suo corso quella parte di territorio chiamata Isontino.

L’Isonzo è importante non solo dal punto di vista naturalistico, ma anche storico: teatro di battaglie fin dal 300 d. C. fra cristiani e pagani, viene storicamente associato alla prima guerra mondiale per le dodici battaglie che prendono il suo nome, nelle quali morirono oltre 300.000 soldati tra italiani e austroungarici.

Nell’alta Valle dell’Isonzo le sue acque limpide ospitano la trota marmorata, che però è ritenuta a rischio di estinzione, soprattutto a causa dell’introduzione della trota fario, con la quale si ibrida. Sulla foce del fiume, all’Isola della Cona, dal 1996 esiste un’area naturale protetta denominata Riserva naturale della Foce dell’Isonzo che si estende per oltre 3.600 ettari e ospita moltissime specie botaniche e faunistiche, fra cui i cavalli Camargue con cui è possibile fare delle escursioni. Molte le specie di uccelli migratori che si fermano alla foce, per la gioia degli appassionati di birdwatching che trovano apposite strutture dedicate all’osservazione.

 

Borgo_Erto_Casso

Borgo di Erto e Casso

Situato al limite più occidentale del Friuli Venezia Giulia, il comune di Erto e Casso è immerso nella natura della splendida valle del Vajont, coronata dalle cime dolomitiche. I due paesi, sorti sulle opposte pendici della frana del Monte Toc, sono stati dichiarati Monumento nazionale per la loro spontanea e autentica architettura di montagna in pietra locale dal tipico colore rosato.

L’aspetto rurale è rimasto inalterato nel tempo, lasciando memoria delle vecchie usanze e lavorazioni artigianali. Pur essendo vicini i due paesi hanno un’origine differente e distinti dialetti e tradizioni. Sono però legati dal profondo segno che il disastro del Vajont ha lasciato su di essi.

Nelle strette vie ciottolate, tra le alte case in pietra, non si dimentica che un altro paese si sia sostituito al vecchio: lungo le strade sono visibili le fondamenta delle case distrutte dall’onda e la frana domina ancora severa vicino alla diga. La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, custodisce al suo interno un crocifisso ligneo di Andrea Brustolon.

I numerosi percorsi escursionistici nei dintorni e nella Val Zemola offrono la possibilità di visitare le vecchie malghe abbandonate e di ammirare i singolari corpi rocciosi dei Libri di san Daniele sul Monte Borgà. A Erto si trova una palestra di roccia naturale conosciuta a livello internazionale.

Ricca di fascino è l’antica rappresentazione della Passione che da secoli si svolge a Erto nel Venerdì Santo per tener fede a un voto. Il Comune ospita l’Ecomuseo Vajont e fa parte dei Borghi Autentici d’Italia.

 

Informazioni


Dove: Erto e Casso, provincia di Pordenone

Informazioni: www.comune.ertoecasso.pn.it

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Museo dell’arte fabbrile e delle coltellerie

Il museo – ospitato al Coricama, la prima e più grande fabbrica di coltelli della storia della città – documenta la lavorazione dell’acciaio negli opifici del territorio e le innovazioni tecnologiche della moderna industria. Il percorso ripercorre l’evoluzione storica del mestiere nei vari contesti lavorativi tra macchine, utensili, gesti e saperi dei coltellinai: dalla produzione fabbrile del battiferro e la bottega artigiana fino all’insediamento delle prime officine agli inizi del Novecento.

Sezioni specifiche sono dedicate all’iconografia di coltelli e lame nella storia locale e nella mitologia, ai cicli di lavorazione dei principali materiali usati per realizzare coltelli, alla produzione e al design dei vari strumenti da taglio realizzati a Maniago, da quelli tradizionali alle ultime produzioni.

L’ultima sala ospita il Museo provinciale della vita contadina Diogene Penzi dedicata ai mestieri del fabbro e del falegname e agli utensili come fucine mobili, tenaglie, martelli, pinze, seghe, pialle, compassi e prodotti lavorati in ferro (chiodi, grappe, aratri, falci).

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Maestri del Lavoro 1, Maniago

Servizi: visite guidate su prenotazione; accessibile ai disabili

Informazioni: www.comune.maniago.pn.it

Orari di apertura: lunedì, giovedì,venerdì, sabato e domenica 9.30-12.30 e 15.30-18.30

Ingresso: intero € 4,00; ridotto € 2,00 (fino ai 25 e oltre i 60 anni e comitive di più di 10 persone); gratuito fino ai 12 anni, con FVGcard, disabili, scolaresche; non è prevista maggiorazione per le visite guidate

Tel.: 0427 709063

Fax: 0427 707202

E-mail: coricama@maniago.it

 

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Antiquarium della Motta e Mostra del Fossile

All’interno della splendida villa Pitotti di Povoletto sono ospitate la Collezione archeologica medievale del Castello della Motta di Savorgnano e la Collezione Paleontologica Territoriale.

Nella sezione dell’Antiquarium sono documentate le numerose campagne di scavo archeologiche avviate dal 1997 nel castello di Savorgnano del Torre. I reperti evidenziano le fasi di vita dell’insediamento fortificato appartenuto alla famiglia feudale dei Savorgnan e offrono uno spaccato della quotidianità dei Signori del Castello fra il VII e il XV secolo.

Al piano terra inizia il percorso di visita con una panoranica sulla “terra dei nove castelli”: da Cividale del Friuli a Nimis fino a Povoletto. Un grande cavallo a dimensione reale svetta in una delle sale con un cavaliere in armatura. Nella sezione della Mostra del fossile sono raccolti reperti provenienti prevalentemente dalle Alpi Carniche e dalle Prealpi Giulie. La storia geologica del Friuli Venezia Giulia è ripercorsa attraverso esemplari esposti nelle bacheche e la spiegazione del processo di fossilizzazione.

Nella sezione paleontologica risalta lo scheletro dell’ursus speleaus, un esemplare di orso oggi estinto che è stato rinvenuto in una grotta nei dintorni di Forame di Attimis. La sezione si compone di oggetti e testimonianze raccolte in parte dal compianto Romano Binutti, appassionato e collezionista di Attimis.

L’Antiquarium della Motta e la Mostra del Fossile sono coordinati con il Museo Archeologico Medioevale di Attimis.

 

Informazioni


Indirizzo: Villa Pitotti, Via Roma 40, Povoletto

Orari di apertura: domenica 10.00-13.00 e 14.00-19.00; l’Antiquarium riaprirà al pubblico la prima domenica di marzo, è comunque possibile effettuare visite guidate su prenotazione

Servizi: laboratori e percorsi didattici

Visite: visite guidate su prenotazione – Tel.: 339 6361336

Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 2,00 (dai 6 ai 14 anni e oltre i 65 anni); gratuito fino a 6 anni e disabili

E-mail: info@antiquariumpovoletto.it

Informazioni: www.antiquariumpovoletto.it

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Palazzo_Werdenberg_Gorizia

Palazzo Werdenberg

Già sede, nel XVII secolo, del Seminario gesuitico, oggi il palazzo ospita la Biblioteca statale isontina. L’edificio fu donato nel 1634 dal conte Giovanni Battista Verda de Werdenberg perché se ne facesse un convitto ecclesiastico. A seguito della soppressione dell’ordine gesuita nel 1773, per volontà dell’imperatrice Maria Teresa, l’edificio continuò ad essere deputato all’istruzione della gioventù, divenendo una scuola pubblica retta dai padri Piaristi e, durante l’Ottocento, fu prima sede del ginnasio e poi, dal 1888, della Biblioteca Civica.

Il palazzo si apre internamente su una verde corte con tre ordini di logge sovrapposte. Sobrio e funzionale, l’edificio fa sfoggio degli unici vezzi nel grande scalone barocco con gli stucchi settecenteschi attribuiti alla scuola dell’architetto Giovanni Pacassi, padre del celebre architetto goriziano.

Nelle diverse sale si susseguono durante l’anno mostre d’arte, incontri culturali e conferenze.

Nella biblioteca si conservano libri antichi, una notevole raccolta di storia patria e i fondi Giuseppe Domenico Della Bona e Carlo Michelstaedter.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Mameli 12, Gorizia

Informazioni: Biblioteca Statale Isontina – www.isontina.librari.beniculturali.it; tel.: +39 0481 580211; e-mail: bs-ison@beniculturali.it

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Museo_Civico_Carrozze_Epoca_Codroipo

Museo Civico delle carrozze d’epoca

La collezione appartenuta ad Antonio Lauda (Foggia 1925-Codroipo 2000) ripercorre la storia del trasporto su strada fino all’avvento dell’auto, esponendo quasi tutte le tipologie di carrozze usate in Europa fra Ottocento e inizio Novecento: dallo Spider di campagna alle vetture di gala e passeggio, dai modelli Omnibus inglesi alla classica diligenza dell’Ottocento, vantando pezzi appartenuti ai Tomasi di Lampedusa e allo zar di Russia Pietro il Grande.

Il museo accoglie nelle sue gallerie 44 carrozze perfettamente funzionanti e restaurate con materiali originali d’epoca.

Il viaggio nella Belle Epoque prosegue con la collezione di giocattoli d’epoca provenienti da tutto il mondo, donata da Gabriella Cardazzo: bambole in porcellana, cartapesta e pezza, pupi siciliani, burattini, giocattoli in latta, cavalli in legno e una vasta sezione di costumi del folclore mondiale.

Al museo appartengono, inoltre, una collezione di paramenti sacri, lascito della famiglia Kechler-Ferrari, e la collezione d’arte contemporanea, dono dello scrittore Elio Bartolini, che conta oltre settanta opere fra dipinti, stampe e sculture dei maggiori artisti friulani, quali Renzo Tubaro, Nane Zavagno, Sergio Altieri, Tonino Cragnolini e Carlo Ciussi.

Durante il periodo esitivo il museo organizza le passeggiate in carrozza da San Martino a Villa Manin, il teatrino di burattini, concerti di musica classica e mostre tematiche.

 

Informazioni


Indirizzo: Via San Pietro 6, San Martino di Codroipo

Servizi: visite guidate, laboratori didattici, laboratorio teatrale per scuole d’infanzia, fototeca; parzialmente accessibile ai disabili

Informazioni: www.comune.codroipo.ud.it – www.provincia.udine.it/musei

E-mail: museodellecarrozze@comune.codroipo.ud.it

Tel.: 0432 912493

Fax: 0432 913911

Orari di apertura: giovedì e venerdì 14.30-17.30; sabato 9.00-12.30; domenica 10.30-12.30 e 14.30-18.30; gruppi (minimo 15 persone) e scolaresche su prenotazione anche in altri giorni e orari

Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 2,00; gratis fino ai 18 anni con FVG Card; laboratorio didattico € 5,00 a persona

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Giardino San Michele

Il giardino si inerpica sul pendio sud-ovest del colle di San Giusto in una zona urbanizzata già in epoca romana e crea una cerniera tra il nucleo medievale della città e l’area urbana di epoca ottocentesca. La sua superficie trapezoidale è scandita da terrazzamenti pavimentati, gradinate e aiuole.

Nel 1771 il terreno fu acquisito dal Comune di Trieste per realizzarvi un giardino pubblico. Dopo il 1790 il terreno divenne di proprietà del conte Giacomo Prandi che vi edificò una casa dominicale con l’annesso giardino. L’area tornò nel 1925 al Comune, a seguito dell’apertura del vicino Museo di storia e arte. Durante gli scavi archeologici che coinvolsero l’area nel 1946 furono ritrovati alcuni resti di case romane.

Il nuovo giardino fu realizzato dalla cooperativa SELAD – Sezione lavoro aiuto disoccupati – a partire dal 1952. Si realizzarono i due piani terrazzati con pergolati colonnati e gradinate in pietra e fontane che si alternano alle zone verdi ombreggiate dai platani.

Dal 1999 sono stati realizzati interventi di riqualificazione ambientale e sociale, creati in accordo tra il Comune e l’associazione del rione AnDanDes. Il giardino è un piacevole punto d’incontro per il quartiere, dove si si organizzano attività ricreative e di animazione e non mancano aree attrezzate per i più piccoli.

 

Informazioni


Indirizzo: Via San Michele, Trieste

Superficie totale: 0,77 ha

Impianto planimetrico: all’italiana con schema geometrico, di forma quadrangolare

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Peculiarità scenografiche e compositive: bacino, belvedere, fontana, gradinata, lapide, pergolati

Specie botaniche di rilievo: albero di Giuda, Albizia julibrissin, glicine, koelreuteria paniculata, mirabolano

Orari di apertura: estivo 8.00-20.15; invernale 8.00-18.15

Servizi: gioco a torre, giochi d’acqua, giochi multifunzionali in legno, toilettes, divieto d’accesso ai cani

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