Grotta_San_Giovanni_Antro

Grotta San Giovanni d’Antro

Appena fuori il borgo di Antro, piccola frazione di Pulfero, nelle valli del Natisone, su una parete rocciosa del monte Mladesiena si apre la grotta di San Giovanni d’Antro, che ha sicuramente offerto riparo alla popolazione locale fin dall’antichità, divenendo poi luogo di culto. All’interno sono stati rinvenuti resti umani e ceramiche di epoca preromana e resti umani di età medievale. Durante l’impero romano faceva parte, insieme al vallo dei fiumi Erbezzo-Natisone e del castelliere del Barda, del sistema di difesa dei confini orientali.

Le più antiche opere murarie oggi visibili vennero realizzate presumibilmente fra il 1100 ed il 1200, quando la cavità venne adibita a fortilizio di un castello sottostante. Si costruì pure un passaggio indipendente per le acque del torrente che percorre la grotta, e un accesso verso l’interno della caverna. Nel 1400 la località diventa esclusivamente luogo di culto.

Una scala di cento gradini porta all’entrata fortificata della grotta, che conserva al suo interno una cappella e un pregevole altare ligneo del Settecento di scuola slovena, ornato da statue cinquecentesche. Attraverso un arco a sesto acuto in pietra calcare si accede al salone, ampio 23 metri quadrati circa e alto quattro metri. Il soffitto, a volta stellata, è in stile tardo gotico sloveno.

La suggestione del luogo ha dato origine nel corso dei secoli a leggende, storie popolari come quella delle krivapete: malvage creature femminili dai piedi rivolti all’indietro, che vivevano nelle grotte percorse dall’acqua, analoghe alle agane o aganis abitanti le grotte del Friuli.

La grotta, composta da laghi, saloni e camini, finora è stata esplorata per neanche cinque chilometri. Ora è visitabile per diverse centinaia di metri e si possono ammirare formazioni calcaree in continua evoluzione.

 

Informazioni


Orario di apertura: mattina solo su appuntamento; tutti i pomeriggi 15.00-18.00; festivi 10.00-13.00 / 15.00-18.00

 

Servizi: visite guidate, parcheggio, ristorante

 

Biglietto d’ingresso: intero € 5,00; ridotto € 4,00 per gruppi minimo 15 persone, over 65 e convenzionati; ridotto € 3,00 per ragazzi da 8 a 16 anni, studenti, gratuito per bambini fino a sette anni

 

Informazioni: Grotta di San Giovanni d’Antro 33046 Località Antro Pulfero (UD)

Tel. +39 0432 703070 / +39 339 7435342

alea@aleacoop.it

Comune di Pulfero, [notification type="information" title="Informazioni"] (UD)

 

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Museo_Civico_Antonio_Cerutti_Ragogna

Museo Civico Antonio Cerutti

La sezione di storia naturale del Museo Civico di Ragogna illustra, attraverso diorami e campioni di rocce e fossili, i caratteri geologici dell’anfiteatro morenico del Tagliamento, soffermandosi sulla descrizione del territorio, dell’ecosistema e delle falde acquifere. Vengono inoltre affrontati alcuni temi specifici legati alla storia e all’economia locale quali i fenomeni del carsismo e dell’estrazione mineraria.

La collezione archeologica, il cui primo nucleo si deve alle ricerche di Antonio Cerutti, copre un arco temporale che va dal Mesolitico recente all’epoca altomedioevale. Tra i pezzi più interessanti si possono trovare una serie di manufatti fittili e litici rinvenuti nei pressi del lago di Ragogna, un’ascia levigata in pietra di serpentina, una fibula di epoca romana, alcuni bassorilievi longobardi, tra cui l’acquasantiera antropomorfa di San Remigio (XI secolo) e un’interessante collezione di monete che va dal periodo romano sino alla Repubblica di Venezia.

Il Museo offre, inoltre, visite guidate lungo i percorsi naturalistici del Monte, del Lago e del Castello.

 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Roma 23, Ragogna

Servizi: visite guidate, visita al Castello di Ragogna, bookshop, laboratori didattici, archivio documentale; accessibile ai disabili

Informazioni: www.comune.ragogna.ud.it – www.provincia.udine.it/musei

Ingresso: gratuito; visita guidata € 3,00

Orari di apertura: martedì e giovedì dalle 15.30-18.00; su richiesta in altri giorni e orari

Tel.: 0432 943434 – 0432 957255

Fax: 0432 943105

E-mail: cultura@com-ragogna.regione.fvg.it – g.toniutti@comuneragogna.it

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Villa_Moretti_Tarcento

Villa Moretti

La villa sorge in posizione dominante sul colle di Coia nei pressi dei ruderi dell’antico maniero di Tarcento. Fu progettata alla fine dell’Ottocento dal torinese Antonio Vandone su commissione di Luigi Moretti. Questa pittoresca abitazione romanza è una commistione di stili che combina il neogotico con torri e merlature ad accenti romanici e rinascimentali.

Venne rivisitata tra il 1919 e il 1922 dagli architetti triestini Ruggero e Arduino Berlam che diedero alla villa uno tocco Liberty. Arduino mise particolare cura nelle rifiniture che fece realizzare da maestranze friulane: legni scolpiti, ornamenti in pietra naturale e artificiale, ferri battuti, stucchi e vetri colorati. Negli anni Cinquanta gli interni furono ammodernati dall’architetto Pietro Zanini con il mobilio realizzato dalla ditta Fantoni di Gemona.

La villa è stata, infine, restaurata dopo il sisma del 1976 e adibita a uso pubblico. Gli scaloni sono in pietra artificiale come pure le cornici delle finestre ad arco e le bifore arcuate. Dalla terrazza belvedere del terzo piano si eleva il corpo della torre che ritma i volumi della villa. Secondo il gusto d’inizio secolo il coronamento aggettante è merlato e sottolineato da una teoria di archetti e decorazioni geometriche in ocra e rosso mattone. Altre geometrie e ornati floreali arricchiscono capitelli, cornici e modiglioni. Il fronte rivolto a meridione si apre all’esterno con un doppio ordine di logge. Villa Moretti è circondata da un grande parco con statue in pietra e cemento, una fontana e giardino all’italiana. L’accesso inferiore è abbellito da un arco in pietra con cancello merlato in ferro battuto.

La villa ospita eventi e mostre d’arte temporanee.

 

Informazioni


Indirizzo: Via del Castello, Tarcento

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Museo_Archeologico_Nazionale_Cividale

Museo archeologico nazionale

Il Museo, fondato nel 1817, è ospitato nel cinquecentesco Palazzo dei Provveditori Veneti. La collezione spazia dalle origini della città fino al periodo della dominazione veneziana. Il nucleo originario della raccolta si deve alle ricerche antiquarie di Michele della Torre nei primi decenni del XIX secolo.

Nei locali del piano interrato si conserva una vasta area archeologica, mentre al pian terreno è ospitato il lapidario, dove sono esposti i raffinati mosaici provenienti dalle domus cividalesi e le epigrafi della Forun Iulii romana, nonchè una serie di bronzetti e un thesauros attribuibili al culto di Ercole che veniva venerato in un santuario posto su di un altura a sud della città.

La seconda sezione, esposta nel cortile, raccoglie le decorazioni architettoniche e sculture delle chiese e dei palazzi medievali attraverso l’età longobarda, carolingia e patriarcale. Al basso medioevo, epoca in cui Cividale (Civitas Austriae) fu residenza stabile del Patriarca (fino al 1238 ), risalgono una serie di pàtere e formelle zoomorfe usate nella decorazione dei palazzi, insieme a pilastrini “a colonnine”, mensolette ad arco, cornici e fregi policromi. I rilievi “veneto-bizantini” (XI-inizio del XIV secolo d.C.) sono probabilmente appartenuti alla decorazione del Palazzo Patriarcale e di altre costruzioni del complesso episcopale. Di seguito è esposta la raccolta di Pietro Cernazai (1804-1858), raffinato collezionista attivo nella Udine della prima metà del XIX secolo. Si tratta di materiali provenienti da Roma e dalla Dalmazia (Issa, Salona e Iader).

Le sale del piano superiore sono dedicate alla cultura longobarda, attraverso i manufatti provenienti dalle necropoli cividalesi (Cella-San Giovanni, Gallo, Santo Stefano in Pertica) e friulane (Romans d’Isonzo, San Salvatore di Maiano): armi, fibbie, gioielli, monete e amuleti lasciati in dono ai defunti. L’esposizione è preceduta da pannelli che illustrano il percorso dalla Scandinavia all’Italia del popolo nordico dopo la fine dell’Impero romano di occidente. I reperti illustrano l’artigianato artistico del Ducato longobardo del Friuli per quasi due secoli: dall’arrivo nel 568 d. C. fino all’età carolingia. Esposto anche il sontuoso corredo sepolcrale del duca Gisulfo (metà del VII secolo) il cui sarcofago fu rinvenuto nel 1874 in piazza Paolo Diacono.

Il museo ospita la rara collezione privata di monete auree longobarde acquistata sul mercato antiquario dalla Cassa di Risparmio delle Provincie di Udine e Pordenone. Nelle ultime sale sono esposti manufatti di età carolingia (Pace del Duca Orso, due reliquiari argentei del tesoro del Duomo e la croce astile di Invillino) e alcuni elementi dell’apparato decorativo bronzeo appartenuti al foro di Iulium Carnicum (Zuglio in Carnia) che costituiscono un unicum del patrimonio artistico dell’Italia romana.

 

Informazioni


Indirizzo: Piazza Duomo 13, Cividale del Friuli

Servizi: laboratori didattici, fototeca, archivio documentale; bar; accessibile ai disabili

Orari di apertura: lunedì 9.00-14.00; da martedì a domenica e festivi 8.30-19.30; chiuso 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre

Ingresso: intero € 4,00; ridotto € 2,00 (per cittadini della comunità europea tra i 18 e i 25 anni e insegnanti statali di ruolo); gratuito per i disabili accompagnati, studenti della comunità europea con insegnante, cittadini fino ai 18 e oltre i 65 anni; biglietto cumulativo Monastero di Santa Maria in Valle e Tempietto Longobardo, Museo Cristiano e Museo Archeologico € 9,00

Tel.: 0432 700700

Fax: 0432 700751

E-mail: museoarcheocividale@arti.beniculturali.it

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Torrente Arzino

Nasce dal Monte Valcalda (m. 1908) e scorre per circa 30 km nel bacino a cui ha dato il nome, la Val d’Arzino. A pochi metri dalla sua sorgente l’aspra morfologia del terreno l’ha costretto a scavare nel corso dei millenni valli strette e profonde e ripide pareti rocciose, dove il torrente dà origine a una serie di cascate con salti anche di decine di metri (vedi cascate dell’Arzino).

La valle che il torrente percorre è piuttosto stretta, chiusa ai due lati da monti più o meno scoscesi, di altezze non trascurabili. A pochi chilometri dalla confluenza nel Tagliamento, che avviene poco a monte della stretta di Pinzano, oltre il Ponte dell’Armistizio, la valle si allarga. I suoi principali affluenti sono il rio Scluson, il rio Armentaria, il torrente Comugna e il torrente Foce.

Dalla sorgente alla foce vivono molte spece di pesci, dalla trota marmorata, fario e iridea agli scazzoni e ai gamberi di acqua dolce.

L’Arzino è frequentato dai praticanti di molte discipline sportive: la pesca, river rafting e canoismo, arrampicata o semplici escursioni per salire o ridiscendere dalla sorgente alla foce.

 

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Castello di Soffumbergo

Il sito, forse già fortificato in epoca tardoantica e utilizzato dai Longobardi, fu anche sede di una cappella al tempo dei Sassoni. Dominio del Patriarca sin dal 1025, nel 1184 era abitato dai Signori di Soffumbergo (dal tedesco Scharfenberg, “monte aguzzo”), vassalli della Chiesa d’Aquileia.

Nel 1298 il castello fu scelto dal Patriarca quale residenza estiva della corte. Tuttavia, gli antichi feudatari, i “domini Sophumbergi”, conservarono il diritto d’abitanza e dopo aspre contese con il casato dei Torriani, ne vennero infine scacciati nel 1352.

Il castello di Soffumbergo – il cui feudo comprendeva anche Campeglio, Raschiacco, Colloredo, Valle e Canale – sembra essere stato distrutto nel 1441 dai cividalesi. Rimangono ancora visibili le fondamenta, mentre l’antica cappella castellana è stata integralmente restaurata.

Nel 1993 vennero effettuati alcuni scavi archeologici che portarono alla luce diversi reperti (ceramiche, armi e utensili risalenti ai secoli XIII-XIV).
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Castellana, frazione Soffumbergo a Campeglio, Faedis

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Torre Moscarda

Il “castrum Muscardum” sorse verso la metà del Duecento presso il passo di Monte Croce Carnico. Comprendeva due torri – poste sulle rive del fiume Bot, con funzione di difesa e dogana, sulla via Julia Augusta – e altre postazioni minori fino alle pendici del monte Paularo. Il toponimo della località – Enfretors – significa appunto “tra le due torri”.

Il sito durante il periodo longobardo e quello carolingio e patriarcale, nonchè sotto il dominio veneto, continuò ad avere una notevole rilevanza strategica e vi si apportarono continue migliorie. Sopravvive oggi una delle due torri eretta tra i secoli XIII e XIV e restaurata di recente; la torre della riva destra invece è stata distrutta nel 1840.

Soprattutto durante la prima guerra mondiale la morfologia del luogo fu modificata con la costruzione dei tanti fortini ancora ben visibili. La Torre Moscarda o Torate, dopo l’intervento di recupero architettonico è stata destinata a museo del territorio, all’interno del parco di Monte Coglians. Qui, seguendo i percorsi naturalistici segnalati, si potrà scoprire la flora locale passeggiando tra ponticelli in legno e camminamenti.

L’edificio consta di tre stanze: il piano terreno è adibito ad attività didattica e di catalogazione, la stanza al primo piano dal 1994 ospita una mostra naturalistica permanente mentre il secondo piano è utilizzato per mostre temporanee di artigianato locale.

 

Informazioni


Indirizzo: Località Casteons di Paluzza

Orari di apertura: su prenotazione presso IAT (Informazioni e Accoglienza Turistica) Paluzza – Tel.: 0433 775344

Informazioni: www.carniamusei.org; E-mail: carnia.musei@cmcarnia.regione.fvg.it

E-mail: info.paluzza@cmcarnia.regione.fvg.it

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