Castello_Muggia

Castello di Muggia

Sul colle già in epoca preistorica sorgeva un castelliere, in seguito trasformato dai romani in torre munita a presidio della via Flavia. L’imponente costruzione in conci di arenaria squadrati risale al 1374 quando il Patriarca Marquardo di Randek inviò a Muggia Federico di Savorgnan che, occupata la cittadina, dava inizio alla costruzione del castello e della cinta muraria che racchiudeva il borgo medievale raccolto intorno al porticciolo.

Della cinta muraria del castello restano oggi solo alcune tracce: la porta di Levante e parte di quella di San Ulderico e la basilica romanica di Santa Maria Assunta.

Nel 1420 il castello passò sotto il dominio della Serenissima seguendo da allora, unitamente a tutta la costa istriana, le sorti della Repubblica di Venezia.

Nel 1991 il castello fu acquistato dallo scultore Villi Bossi che lo ha trasformato in residenza privata e atelier.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Calle dei Lauri 7, Muggia

Servizi: visite didattiche, partecipa aCastelli Aperti

Visite: su appuntamento tramite il Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia – Tel.: 0432 288588; Fax: 0432 229790; visite@consorziocastelli.it

Informazioni: www.consorziocastelli.it; www.castellodimuggia.wpeople.it

Tel.: 040 272772

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ALTRO IN ZONA ALTRO IN PROVINCIA DI TRIESTE

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Civico Orto Botanico

Lo splendido giardino del Civico Orto Botanico si arrampica lungo il pendio di una collina del suburbio triestino, nell’area di Chiadino, situato ai margini di una vasta area boschiva a crescita spontanea ­– il Bosco Farneto – e in parte coltivata artificialmente, il Bosco dei Pini. Il giardino si dipana attraverso varie curve di livello, percorse da numerose passeggiate, che individuano i settori delle diverse specie botaniche.

L’Orto venne inaugurato nel 1843 per sperimentare l’attecchimeto del pino nero austriaco sul Carso, sotto la direzione del farmacista Bartolomeo Biasoletto che trasferì qui anche le piante provenienti da un orto farmaceutico sito nella campagna detta “La Fontana”, nell’odierna via del Coroneo.

Nel 1861 subentra alla conduzione Muzio de Tommasini, già podestà di Trieste nonchè ricercatore botanico, che introdusse le specie rinvenute durante le sue spedizioni sulle Alpi Giulie, in Istria e Dalmazia, nel tentativo trasformare il giardino in un vero istituto scientifico. Nel 1871 entrarono a far parte della collezione anche le rare piante provenienti dal giardino di Villa Murat che era di proprietà della ricercatrice botanica Elisa Braig.

L’Orto botanico fu aperto al “pubblico passeggio” nel 1873 con una delibera della Giunta municipale e nel 1877 venne pubblicato il primo catalogo per lo scambio di semi Index seminum creato da de Tommasini e Raimondo Tominz, allora ispettore alle pubbliche piantagioni.

A partire dal 1903 Carlo de Marchesetti fece dell’Orto una pubblica istituzione annessa al Museo di storia naturale, consentendo all’area di raggiungere la sua massima espansione e l’attuale planimetria. Furono, infatti, introdotti i settori delle specie palustri e di quelle utilizzate a scopi industriali, economici e commestibili.

Nel corso del XX secolo si è aggiunta una sezione dedicata alle piante medicinali e una alla flora degli ambienti rocciosi.

L’Orto è stato riaperto al pubblico nel 1997 dopo un intervento di restauro durato sei anni e curato da Sergio Dolce, allora direttore dei Civici Musei Scientifici.

Lungo il perimetro dell’orto sono ospitate alcune collezioni di piante ornamentali, tra cui: edera, ortensia, hosta, elleboro, peonia, rosa, viola; varie bulbose a fioritura primaverile come crochi, bucaneve, piè di gallo; ed autunnale quali zafferanastro giallo.

Nella sezione Florilegio di piante magiche sono raccolte le principali piante dai significati magici, religiosi e mitologici, disposte in uno scenario di suggestioni esoteriche, lambite dalle acque di una fontana di pietra. Non un monumento alla superstizione, ma una visione metaforica del rapporto dell’uomo con la natura e l’ignoto. Suggestione di una scienza moderna, quella farmacologica, che deriva da una conoscenza antica di tradizioni che legano i poteri officinali ai tabù e all’occultismo.

Il Giardino dei semplici, dedicato alle piante officinali, propone una sistematica panoramica delle piante iscritte nell’elenco della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana, integrato con quelle presenti in studi di etnobotanica del Friuli Venezia Giulia, su liste storiche e su ricerche riguardanti le piante officinali del Litorale.

All’interno delle vasche prosperano diverse specie acquatiche tra cui i fiori di loto (Nelumbo sp.), in piena fioritura nel mese di luglio ed agosto, con colori cangianti che sfumano nelle nuance del rosa, del bianco e del giallo.

Le Piante alimentari, scelte secondo i criteri della fitoalimurgia, sono state raggruppate in base ai diversi ambienti di crescita delle singole specie, per far sì che il visitatore sia facilitato a riconoscerle in natura.

Il tradizionale Giardino formale con aiuole delimitate da basse siepi di bosso raccoglie diverse varietà di piante ornamentali che fioriscono in diversi periodi dell’anno. Questo tipo di giardino artificiale è frutto di una tradizione antica come la storia della civiltà: la floricoltura risponde, infatti, a una radicata inclinazione dell’uomo a ordinare in forme stabili e simmetriche le creazioni multiformi e intricate della natura selvaggia.

Il settore delle Piante tintorie vuol far conoscere alcune delle principali specie storicamente usate dai tintori, alle quali sono affiancate le spontanee di uso più limitato e locale, e le esotiche che a causa del rigido clima invernale devono essere protette nelle serre.

Il percorso nell’orto dei veleni si snoda fra le differenti specie di piante velenose, tossiche e letali accompagnate da specifiche informazioni scientifiche, unitamente a curiosità e loro impieghi, fra cui i numerosi utilizzi terapeutici delle varie sostanze tossiche.

Nel Percorso Geopaleontologico sono raccolti in una ventina di espositori le rocce e i fossili più comuni del Carso triestino. I campioni sono presentati in ordine temporale, dai più antichi (Aptiano-Albiano) ai più recenti (Quaternario).

Il parco offre, inoltre, un habitat naturale adatto alla conservazione dei piccoli animali che nidificano in parchi e giardini, quali uccelli, pipistrelli, ricci ed orbettini.

 

Informazioni

Superficie totale: 1,00 ha

Impianto planimetrico: informale, di forma irregolare con percorsi

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Trieste

Specie botaniche di rilievo: albero del caffè (o albero dei cervi), albero dei tulipani, cipresso, ginkgo biloba, pioppo cipressino, spino di Giuda

Indirizzo: via Marchesetti 2, Trieste

Orari di apertura: 8 marzo–14 novembre

sabato e domenica 9.00-14.00;

lunedì e mercoledì 9.00 -17.00;

martedì, giovedì e venerdì 9.00 -13.00.

ingresso gratuito

Telefono-Fax: +39 040 360068

Cell.:+39 348 6393055

e-mail: ortobotanico@comune.trieste.it

Come arrivarci: autobus Trieste Trasporti, Linee 25, 26 (diretti)

26/ (festivo)

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ALTRO IN ZONA
Castello_Caneva

Castello di Caneva

Il castello sorse probabilmente presso una torre d’avvistamento romana e, dopo essere stato concesso nel 1034 dall’imperatore Corrado II al Patriarca di Aquileia, fu luogo di violenti combattimenti tra le truppe patriarcali e quelle dei Signori di Treviso, nonché residenza dell’aristocrazia friulana (Spilimbergo, Savorgnano e di Toppo).

Nel 1385 il maniero fu occupato dalle truppe dei Signori di Padova e nel 1419 dai veneziani. A partire dal 1449 fu retto da un Podestà e resistette alle invasioni turche; a partire dal Seicento il castello ormai diroccato fu definitivamente abbandonato. Ancora arroccati sulla cima ci sono alcuni resti di muraglioni e qualche torre. All’interno della cinta castellana si trova la chiesetta di Santa Lucia costruita alla fine del XVI secolo e il campanile edificato su un’antica torre.

 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Roma 60, Caneva

Informazioni: Associazione Pro Castello – Tel.: 0434 79510; 0434 70305; cell.: 347 8959539; fax: 0434 79519

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Castello di Coia

Il castello di Coia o Inferiore sorge nell’omonima frazione di Tarcento che nel XII secolo era feudo dei signori di Machland che qui edificarono il più antico castello – eretto su fortificazioni tardo antiche – detto Superiore o di San Lorenzo. In seguito il feudo passò ai Grimonis di Tarcento, poi ai Signori di Caporiacco e nel 1281 ai di Castello o di Castel Porpetto (poi Frangipane). Attorno al 1314 venne costruito un secondo castello, detto Inferiore. Entrambi furono distrutti dalle truppe patriarcali nel 1352 per punire i congiurati che avevano assassinato il Patriarca Bertrando.

Ricostruito, fu definitivamente distrutto nel 1511, prima incendiato dalle rivolte contadine del Giovedì Grasso e poi colpito dal rovinoso terremoto che seguì nello anno stesso. Ancora oggi rimane integro il torrione, soprannominato in seguito dalla popolazione locale, il Cjiscjelat ovvero il “castellaccio”. I ruderi furono acquistati nel 1931 dal Comune.

Presso il castello di Coia ogni anno si allestisce il “pignarul grant”, il tradizionale fuoco epifanico che da oltre sette secoli si svolge al tramonto del 5 gennaio: un corteo con centinaia di figuranti in costume medievale e con le fiaccole accese attraversa le vie del centro storico fino a raggiungere i piedi del colle dove viene rievocata l’investitura feudale di Artico di Castello. Il fumo levatosi dalla pira premonirà, a seconda che si orienti a levante o a ponente, il buon o cattivo raccolto.

 

Informazioni


Indirizzo: Località Coia, Tarcento

Stato di conservazione: ruderi

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Castello di Prampero

L’anno di fondazione del castrum è il 1025, quando il Patriarca di Aquileia concesse in feudo un colle e diede licenza al feudatario originario di Augusta di costruirvi un castello (l’avvenimento è tramandato in una lapide antica ancora conservata). Il castello appartiene ancora a questo casato, che assunse il predicato di Prampero.

Già alla fine del Duecento il complesso era notevolmente articolato, con più circuiti murati, porte, torri, chiesa castellana e molti fabbricati. Si distinguono tre torri inserite nel muro di cinta del castello romanico: la torre Gemona a nord-ovest, la torre Nord (risalente all’anno di fondazione) e a sud-est la torre Tarcento con la cappella dei Santi Simone e Giuda dell’XI secolo. La prima, anch’essa forse anteriore al Mille, fungeva da residenza. Il Portale dei Leoni, che si apre sulla facciata meridionale, documenta un ampliamento dell’edificio di epoca ghibellina. Due erano i palatia: quello che congiunse la torre Gemona con la torre Nord e quello rovinato accanto alla Torre Tarcento.

Il castello, che subì il saccheggio e l’incendio del giovedì grasso del 1511, fu restaurato soltanto a partire dal 1567, tralasciando nella ricostruzione le opere di difesa ormai obsolete. Il maniero prese allora l’aspetto che mantenne fino al crollo del 1976. In seguito è stata ricostruita la torre nord coperta con loggia, il palatium, il muro di nord-est, il portale in pietra che immette nella corte e sono stati messi in sicurezza i percorsi che costeggiano il castello lungo il Rio Prampero; interamente restaurata è la sottostante chiesetta castellana di Santa Margherita.

 

Informazioni


Indirizzo: Via del Castello, Magnano in Riviera

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Grado Pineta

La spiaggia di Grado Pineta, adiacente all’omonimo quartiere, si estende in mezzo al verde. Non lontana dal centro di Grado, è collegata anche dalla comoda pista ciclabile. L’accesso alla spiaggia è gratuito; è possibile parcheggiare nel quartiere di Pineta, perché le strade a ridosso della spiaggia sono chiuse al traffico, garantendo alla stessa maggiore tranquillità.

Anche questa parte del litorale di Grado è sabbioso e con i fondali bassi, ideale per chi non sa nuotare; la zona infatti è priva di correnti e tra la spiaggia e i banchi di sabbia l’acqua è sempre bassa e mai fredda.

Da alcuni anni la spiaggia di Pineta è diventata luogo di ritrovo dei kitesurfer provenienti da tutta Europa, che accorrono qui al primo alito di vento per lanciarsi in spettacolari volteggi.

I diversi stabilimenti offrono a noleggio i servizi da spiaggia, dagli ombrelloni ai pedalò alle attrezzature sportive. Organizzano inoltre corsi di ginnastica, animazione, intrattenimenti, anche serali, rivolti soprattutto ai giovani. Vicino alla spiaggia vi sono vari approdi nautici.

Un’ampia zona dell’arenile, denominata Spiaggia di Snoopy, è interamente dedicata agli amici a quattro zampe.

 

Informazioni


Spiaggia Airone

Tel. + 39 0431 83630

cell. + 39 329 0628718

 

Costa del Sol

Cell. + 39 347 65 51 674

 

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Giardino del Torso

Il giardino sorge presso il complesso di Palazzo Antonini Mangilli del Torso, segnato da una serie di percorsi misiti, ortogonali e curvilinei, che circoscrivono le grandi aiuole alberate e i parterre nel settore antistante alla fabbrica nobiliare.

Il primitivo edificio (affacciato sull’odierna piazza Garibaldi) che risale all’ottavo decennio del XVI secolo, fu voluto da Daniele Antonini.

Nel 1746 la residenza fu acquistata dai Mangilli, che forse riformarono il complesso nel corso del secolo XVIII.

Tra la seconda metà del Settecento e il primo decennio dell’Ottocento sarebbe stata realizzata una struttura loggiata che impalcava l’intero bordo settentrionale del giardino, mentre è ancora visibile la loggetta centrale affrescata a ‘grottesche’ di epoca successiva.

Nel 1851 si registarno altri sostanziali interventi architettonici per mano di Andrea Scala.

Nel 1924 il palazzo divenne di proprietà dalla famiglia del Torso che lo donò al Comune di Udine. A partire dal 1970 il giardino è stato adibito a verde pubblico ed è stato oggetto di un recente restauro: si è voluta mettere in risalto la struttura formale esistente, esaltando i valori prospettici e la simmetria del giardino barocco. La grande vasca con piante acquatiche davanti alla loggia, è intesa a valorizzarne l’elegante prospetto.

Nello spazio compreso tra la loggia e il Palazzo del Torso c’è un rifugio antiaereo interrato, rinvenuto durante i lavori di sistemazione del Giardino del Torso, che è stato riaperto dal Comune di Udine in memoria delle vittime delle barbarie belliche.

 

Informazioni


Indirizzo: Via del Sale, Udine

Superficie totale: 0,30 ha

Impianto planimetrico: all’inglese con schema geometrico

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Udine

Peculiarità scenografiche e compositive: aiuole, laghetti artificiali, parterre, statue, vialetti

Specie botaniche di rilievo: bagolaro, bosso nano, leccio, paulonia, abete rosso, tasso

Orari di apertura: dal 1° al 30 aprile 8.00-19.00; dal 1° maggio al 30 settembre 7.00-21.00; dal 1° al 31 ottobre 8.00-19.00; dal 1° novembre al 31 marzo 8.00-18.00

Servizi: parcheggio auto nei pressi

Come arrivare: in autobus con le linee 2, 4, 5, 6, 10 e 11, fermata “Via del Gelso 14″

Segnalazioni: Ufficio verde pubblico, via Nodari, 37 – Tel. +39 0432 520651

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