Spilimbergo

Spilimbergo

La città prende il nome dai conti carinziani Spengenberg che vi si stabilirono nell’XI secolo. Il borgo conserva l’impianto urbano dell’epoca, con il nucleo trecentesco stretto intorno al castello, le tre cinte murarie, strade porticate, vicoli e piazzette.

Dalla Torre Orientale si accede, attraverso la prima cerchia, al Borgo di Mezzo e al Borgo Nuovo, tagliati trasversalmente dal Corso Roma che si apre su una scenografia di palazzi, portici e caratteristici vicoli disposti a pettine fino alla Torre Occidentale che segnava la terza cerchia di mura. Lungo questa via si affacciano le dimore signorili, edificate tra Cinque e Settecento, come il Palazzo Monaco dalla splendida facciata affrescata in cui si aprono le trifore gotiche, Palazzo Cisternini, di cui rimangono solo le colonne con fregi e decorazioni, il settecentesco Palazzo Marsoni Asquini e la Casa Dipinta, affrescata nel XVI secolo con scene della vita di Ercole.

Nei pressi di Piazza Garibaldi si trovano la Chiesa di San Giuseppe e Pantaleone, al cui interno è conservato il prezioso coro ligneo, e la Chiesa di San Giovanni. In piazza Duomo – dove tenevano banco i mercanti che arrivavano dalle città vicine risalendo il guado del Tagliamento – ci sono il duecentesco Palazzo del Daziaro e la Loggia della Macia, nonché il Duomo romanico di Santa Maria Maggiore risalente al XIII secolo.

Dalla piazza, attraverso un ponte sull’antico fossato, si entra nel Castello, costruito a ridosso del Tagliamento. Esistente fin dal XII secolo, fu distrutto da un incendio nel 1511 e ricostruito secondo l’antica struttura medioevale. Al suo interno si trovano il Palazzo Dipinto e il Palazzo Tadea. A nord del castello c’è il Palazzo di Sopra, attuale sede del Municipio, dal cui cortile si gode della vista sulla valle del Tagliamento.

Premiata come “Gioiello d’Italia”, Spilimbergo è anche conosciuta come “città del mosaico”, grazie alla Scuola Mosaicisti del Friuli, realtà di fama internazionale nel campo dell’arte musiva.

Ogni anno, in luglio, si svolgono le tre giornate di Folkest, il più grande festival folk del Sud Europa.

 

Informazioni


Dove: Spilimbergo sorge sulla riva destra del Tagliamento alla confluenza del torrente Cosa, in provincia di Pordenone

 

Informazioni:

Comune di Spilimbergo, Piazzetta Tiepolo 1 – www.comune.spilimbergo.pn.it – Tel.: +39 0427 591111; Fax: +39 0427 591112; E-mail: protocollo@comune.spilimbergo.pn.it

Pro Spilimbergo, Palazzo La Loggia, Piazza Duomo 1 – www.prospilimbergo.org – Tel.: +39 0427 2274; E-mail: info@prospilimbergo.org

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Tempio_Cargnacco

Tempio Sacrario

Il Tempio della Madonna del Conforto, dedicato ai Caduti e ai Dispersi per gli stenti e il freddo durante la campagna di Russia, fu realizzato dall’architetto Giacomo Della Mea in mattone a vista. L’interno, illuminato da rosoni e finestre istoriate, presenta numerose opere d’arte eseguite da artisti friulani quali Ugo Galliussi, Enore Pezzetta, Giulio e Max Piccini, Giovanni Patat, Fred Pittino e Arrigo Poz. Nella cripta è esposta una lunga serie di registri sui quali sono riportate le generalità dei 100.000 uomini che non fecero mai ritorno dalla disastrosa guerra.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Via Leonardo da Vinci 10, Cargnacco

Orario di apertura: da lunedì a domenica 8.45-17.45 nei mesi estivi; 8.45-19.00 nei mesi invernali; durante le funzioni religiose la cripta rimane chiusa

Informazioni: www.sacrariomuseocargnacco.org – Unione nazionale italiana reduci di Russia; tel.: +39 340 7694854; e-mail: unirrfriuli@sacrariomuseocargnacco.org

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Palazzo della Borsa Vecchia

L’edificio fu costruito tra il 1802 e il 1806 su progetto dell’arch. Antonio Mollari. Fu edificato per ospitare la Borsa, che nel 1844 fu trasferita al palazzo del Tergesteo; ora è sede della Camera di Commercio.

Il palazzo è uno degli esempi più importanti del neoclassico a Trieste: richiama un tempio greco in stile dorico, con quattro colonne alte 8 metri, un ampio portico coronato dal classico timpano con uno splendido orologio.

La facciata è decorata da imponenti statue allegoriche, opera di tre artisti appartenenti all’Accademia di Belle Arti di Venezia: Domenico Banti, Bartolomeo Ferrari e Antonio Bosa, allievo del Canova molto attivo a Trieste.

Al pianterreno sono collocate Europa e Africa (di Ferrari), Asia (di Banti) e America (di Bosa); al piano nobile Vulcano (Banti) e Mercurio (Ferrari); sulla balaustra, Danubio, il Genio di Trieste, Minerva, Nettuno (Bosa). Del Bosa sono pure le due figure alate sul timpano, Fama e Fortuna, del 1820, e i pregevoli altorilievi rappresentanti le allegorie del Commercio, della Navigazione, dell’Industria e dell’Abbondanza.

Sul pavimento del pianterreno, nella bella loggia con colonne doriche binate, si trova una splendida meridiana, creata nel 1820 dal friulano Antonio Sebastianutti, lunga 12 metri. Ora purtroppo l’assestamento dell’edificio ne ha alterato la precisione, ma all’epoca attraverso un foro il sole illuminava per dieci minuti il Mezzogiorno locale, ora di chiusura delle contrattazioni di Borsa.

Al primo piano del palazzo si aprono delle sale arredate in stile neoclassico, la più notevole delle quali è la Sala Maggiore, il cui soffitto a cupola è decorato da un magnifico affresco di Giuseppe Bernardino Bison che rappresenta la proclamazione del Porto Franco di Trieste da parte dell’imperatore Carlo VI, nel 1719.
 

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Il Giardino delle Azalee o Parco Viatori

Il giardino botanico di Luciano Viatori nei pressi del torrente Groina riprende il solco della tradizione locale che promuoveva i parchi della “Nizza austriaca”. Nel corso degli anni vi sono state raccolte circa cinquecento varietà di azalee, centocinquanta specie di rododendri, oltre trecento tipi di rose rare, cinquanta varietà di camelie e centoventi di magnolie, in gran parte provenienti dalle collezioni Lord Peter Smithers e Van Veen di Lugano. Crescono rigogliose però anche una diversificata selezione di spiree e numerose altre specie, tutte pazientemente classificate con appositi cartellini, che danno un tocco finale alle composizioni di arbusti fioriti pensate secondo un’armonia di cromatismi squisitamente pittorica.

Ispirandosi ai parchi inglesi ottocenteschi il Professor Viatori a partire dal 1980 ha attuato una consistente bonifica del terreno per adattare il suolo alle necessità delle delicate azalee e creando persino un laghetto artificiale nella depressione prodotta dallo scoppio di una bomba durante la Seconda Guerra Mondiale. L’incantevole passeggiata è resa più agevole da una studiata rete di vialetti e passerelle di legno che consentono di cogliere tutte le sfaccettature di queste variopinte quinte arboree.

Il periodo ideale per visitare il parco è in primavera, tra marzo e giugno, quando ha inizio la fioritura delle magnolie e delle rose, che accendono il giardino di toni cangianti e rutilanti di colore.

Il Professore, recentemente scomparso, ha donato il parco alla Fondazione Carigo di Gorizia che lo ha riaperto al pubblico.

 

Informazioni


Indirizzo: Via Forte del Bosco 24, Località Piuma, Gorizia

Superficie totale: 25.000 mq

Impianto planimetrico: informale, di forma irregolare con percorsi

Condizione giuridica: proprietà privata

Specie botaniche di rilievo: azalee, rododendri, magnolie, camelie, rose

Orari di apertura: tutti i weekend dalle 16 alle 19

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Castello_Saciletto_Ruda

Castello di Saciletto

Il “Castrum Zazilet” è documentato a partire dal 1263, ma era probabilmente più antico, si dice che la prima pietra della fortezza sia stata posta dal longobardo Andreas De Zazil nel 1139. Nel 1315 il conte di Gorizia – alleatosi con i da Camino, i Prampero, gli Spilimbergo, i Cucagna e gli Zuccola – assaliva ed incendiava il castello che rimase a lungo in rovina, tanto che la località veniva ricordata come “Sacilettum Castrum Desolatum”; nel XV secolo entrò in possesso di Bernardino Floriano Antonini che lo ristrutturò.

Dopo esser stato fra i possedimenti dei Valentinis nel 1923 il castello venne acquistato da Enrico Paolo Salem – futuro podestà di Trieste – che lo riformò secondo il gusto neogotico, quindi nel secondo dopoguerra passò ai marchesi D’ Angeri-Pilo di Boyl sino alla fine del Novecento, quando venne acquistato dai Volpato.

 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: frazione Saciletto, Ruda

Visite: solo esterni

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Museo di documentazione della Civiltà contadina friulana

Il complesso, risalente alla fine del Settecento, fu edificato dagli Strassoldo, antichi possidenti della località di Villanova, per le famiglie dei coloni.

Il percorso museale ripropone le ambientazioni, corredate da oggetti d’uso e strumenti di lavoro, relative alla vita domestica e alla religiosità popolare, al lavoro agreste e alla viticoltura, nonchè ai mestieri tipici della società contadina come il falegname, il bottaio, il fabbro e il calzolaio. Altre sezioni sono dedicate alla nascita dell’istituzione delle Casse rurali e all’allevamento del baco da seta: qui, infatti, nel 1724 l’Imperatore Carlo VI fece realizzare un filatoio e la pianta del gelso divenne il simbolo del comune di Farra.
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Strada della Grotta 8, Farra d’Isonzo

Servizi: visite guidate, laboratori didattici, bar; accessibile ai disabili

Informazioni: www.museofarradisonzo.it

Orari di apertura: mercoledì 9.30-11.00 e su prenotazione

Tel.: 0481 888567

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Statua_Carlo_VI_Trieste

Statua di Carlo VI

La statua di Carlo VI d’Asburgo, opera del veneto Lorenzo Fanoli, svetta in Piazza dell’Unità d’Italia fin dal 1728. Realizzata in occasione della visita dell’imperatore a Trieste, l’effige fa il paio con quella di Leopoldo I in Piazza della Borsa. Carlo VI, che fu padre di Maria Teresa d’Austria, nel 1719 aveva istituito il porto franco a Trieste, segnando le fortune commerciali della città.

La statua lo raffigura con lo sguardo rivolto verso Piazza della Borsa mentre indica il mare. Una vecchia canzone triestina celebra il monumento a modo suo: «In Piaza Granda xe un monumento / de Carlo Sesto, del Mile e Seizento / che sufi vento, che sufi bora / tuti i colombi ghe svola sora».

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Informazioni


Indirizzo: Piazza dell’Unità d’Italia, Trieste

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